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Costume e SocietàLetteratura

L’ultima prova di Purezza di Seti I

Templari - Alla ricerca del Libro dei morti X


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

La tomba di Seti rappresenta la massima espressione dell’Idea Egizia del mondo Ultraterreno. È il risultato di secoli di evoluzione nella concezione stessa della Morte. Nell’epoca in cui Seti I intraprese il suo viaggio ultraterreno l’Idea della Resurrezione aveva già raggiunto la sua massima espressione.
Quando il Faraone si trovò di fronte alla quarta porta, dovette recitare le formule magiche rituali, al fine di poterla oltrepassare. Era la quarta ora della notte e Apophis si era messo sulle sue tracce. Nella mente degli antichi Egiziani, Apophisrappresentava il diavolo. Se il Re e il Dio del Sole non fossero riusciti a sconfiggerlo, il Cosmo sarebbe stato distrutto. La forma di serpente del demone non era un caso, in quanto per gli Egizi, il mondo dell’Oltretomba era pieno di creature le cui forme erano ispirate – per concezione – al mondo naturale circostante. Gli animali, a volte, si incrociavano e si trasformavano in divinità e demoni terrificanti, che minacciavano il viaggio nell’Aldilà. Il calvario di Seti durò per tutte le dodici ore della notte. Alla quarta ora, egli fece risuscitare le mummie che lo stavano aspettando. Nella quinta, lui e un esercito di Dei combatterono e legarono Apophis. Grazie ai quattro libri riportati nella tomba, Seti sapeva che il demone serpente sarebbe ritornato all’attacco.
Nella stessa ora, Seti incontrò le quattro razze umane: nubiani, egizi, asiatici e libanesi. La loro presenza in quei luoghi stava a indicare che l’Aldilà egizio era aperto a chiunque e, quindi, era una Realtà Universale.
Durante il suo viaggio, il Faraone si apprestava ad affrontare la sua sfida più grande: l’incontro con Osiride. Osiride era un personaggio importante perché era colui che giudicava tutti i morti. Seti, verso la sesta ora, quando giunse nella sala del Giudizio, si fuse con il Signore dell’Oltretomba. Seti e Osiride, di fatto, erano divenuti un’unica Entità. I pochi che riuscivano a superare tutte le diverse prove, affrontavano un’ultima grande verifica, con la quale venivano giudicati nella sala del Dio. Lì, i loro cuori venivano pesati contro la piuma della Verità (simbolo della dea Maat), se essi si bilanciavano, potevano continuare incolumi il loro viaggio ultraterreno. Anche in quell’occasione però, Seti non venne sottoposto alla prova essendosi già unito a Osiride.
Per gli Egiziani il cuore era il centro della Saggezza e dimora dell’Anima. Dopo la morte, il cuore di un uomo comune, accompagnato dal Dio Anubi, veniva pesato davanti a Osiride.

Era l’ultima prova di Purezza.
Se il cuore fosse stato più pesante della piuma della Verità, la persona sarebbe stata data in pasto ad Ammit, il divoratore. Ammit era una creatura mostruosa: in parte coccodrillo, in parte ippopotamo e in parte leone. Quando il defunto veniva divorato, per lui era la fine di tutto, veniva distrutto per l’eternità.
Il terrore di un’eterna distruzione dell’Io fu ciò che mosse gli Egizi, sin dall’alba della loro civiltà, verso la Vita oltre la Morte. La Vita era più che perfetta lungo il Nilo e nessuno voleva separarsene.
A differenza dei primi Re, Seti non uccise i servitori per portarseli con sé nell’oltretomba. Al contrario, portò con sé delle statuette chiamate Shabti (o Ushiabti). Quando il Faraone ne aveva bisogno, gli Shabti prendevano magicamente vita all’interno della tomba. Questo era necessario in quanto, se il Faraone avesse dovuto lavorare, la Vita nell’Oltretomba non sarebbe stata perfetta. Shabti, infatti, significa “colui o l’essere che risponde”.
Nel caso in cui il Faraone fosse stato convocato dagli altri Dei per eseguire un lavoro lo shabti si sarebbe fatto avanti per eseguirloal suo posto.
Seti I, dopo essersi unito con il Dio del Sole (Ra), raggiunse il punto più critico e oscuro: la sesta ora del suo viaggio nell’Oltretomba, quello dell’attacco di Apophis. Tutto ciò era ampiamente previsto nei quattro Libri dei Morti e quindi il Faraone non sarebbe stato lasciato solo a combattere la battaglia. Un esercito di altri Dei andò a sconfiggere Apophis, in modo che Seti e il Dio del Sole potessero avanzare nel Mondo dell’Aldilà.
Protetto dalle insidie del demone, si avvicinava il momento più atteso e importante della notte. Con la morte, l’anima di Seti aveva lasciato il suo corpo. Era giunto il momento del ritorno della sua anima che, riconosciuto il proprio involucro materiale vi si ricongiunse. In coincidenza con tale evento, altre mummie lo raggiunsero, desiderose di godere della Luce del Dio del Sole e di riunirsi con le loro Anime.
Era nella credenza degli egizi, infatti, che se il corpo e l’anima fossero rimasti separati, Seti non sarebbe più potuto risorgere. La resurrezione poteva avvenire soltanto con il ricongiungimento del Corpo e dell’Anima. Quell’evento segnava una svolta fondamentale nella notte. Seti, fortificato dalla sua Anima, assieme ai suoi seguaci, si diresse verso la Luce dell’alba.
Allo scoccare della settima ora, varcarono un’altra porta e ordinarono a un gruppo di demoni di punire i dannati.

In foto la rappresentazione di Ammit il divoratore


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