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Costume e SocietàLetteratura

La fuga di Talòs

Le cronache di Atlantidea XVIII


Edil Merici

Di Luisa Totino

Mentre Talòs veniva trascinato via in gabbia, Gòrgos chiamò il suo fidato Luogotenente: «Lòkrot!»
Dopo qualche istante Lòkrot entrò nella sala del trono e si inchinò subito al suo signore dicendo: «Eccomi, mio signore. Cosa comandi?»
E Gòrgos: «Mio fidato Lòkrot, il giorno è giunto. L’era di Gòrgos sta per sorgere. Guiderai il mio esercito ad Albatis, nelle Regioni dell’Est. Ma questa battaglia avrà un corso inaspettato, quando arriverai all’entrata della Crepa di Goltham una parte dell’esercito si recherà al portale per il Metaverso e si recherà alla Rupe del Rapace, uno degli avamposti di Atlantidea. I custodi, presi di sorpresa, non potranno fare nulla e tutti gli abitanti della cittadella saranno ridotti in schiavitù, in attesa di vedere il loro tempo sottratto per sempre. Con il resto dell’esercito marcerai su Albatis, e sarà una trappola per attirare il resto della Confraternita di Talòs, ormai fuori gioco. Vera Kalendra non tarderà ad andare in soccorso della popolazione sotto assedio, insieme agli altri, e a quel punto troverà la morte. Ti impadronirai dell’effigie della Regina Altea, così il Bracciale del Tempo sarà completo, e della pergamena, perché voglio distruggerla con le mie mani. Dal successo di questa missione dipenderà l’esito dello scontro finale ad Altinium e al Gran Consiglio, contro l’esercito della Fratellanza di Atlantidea. Dubito che possano vincere senza il loro generale. Assicurati che Talòs trovi la morte fra atroci sofferenze, non prima di aver compreso i nostri piani. Voglio che muoia con il rimorso di non aver potuto far niente per la sua Altea e per Atlantidea! Confido nelle tue capacità, Lòkrot! Puoi andare e torna vittorioso!»
Lòkrot rispose: «Non ti deluderò, mio signore!» e si congedò da Gòrgos, per prepararsi alla battaglia.
Nella penombra del suo alloggio, Lòkrot iniziò ad indossare l’armatura con difficoltà, non aveva più una parte del suo braccio, perduto nell’agguato al Fosso di Lòman, e mise un elmo che gli lasciava scoperta solo la bocca. Aveva aspettato quel momento per molto tempo. Finalmente poteva dimostrare di essere all’altezza della fiducia di Gòrgos e condividere con lui il potere su Atlantidea. Era certo di questo ma, nel profondo, un labile timore si faceva sentire, ma non era certo quello il momento di farlo emergere. Erano passati molti anni, ormai, da quando aveva conosciuto Gòrgos. Sulla parete, appeso, un lungo bastone stava lì a ricordargli che un tempo era stato un grande stregone, insieme a sua fratello, ma, purtroppo, diverse vicissitudini lo avevano portato a separarsi da lui e a seguire la strada dell’oscurità. Ora, per Lòkrot, il passato non contava più nulla, la sua anima corrotta aveva annientato in lui ogni legame parentale, ogni ricordo, ogni sogno, ogni proposito, perché il suo tempo non apparteneva più a lui, la sua mente e il suo cuore li aveva venduti a Gòrgos in cambio di una vita immortale di un potere assoluto e invincibile, e non si poteva tornare indietro. Lòkrot prese l’ultima arma per la battaglia, una micidiale mazza chiodata, ed era pronto per guidare le armate, che lo attendevano nei sotterranei della Fortezza di Mongoldùm, assetate di sangue. Quando il grande portone si aprì, al suono del corno di guerra, si percepì che niente sarebbe stato più lo stesso e tutta Atlantidea di questo ne fu pervasa. Una parte dell’esercito stava in groppa ai Luspertolòs, come anche Lòkrot, un’altra parte era formata da un’orrida fanteria, composta da orde di immondi e spregevoli esseri. Al centro della fanteria, su di un carro, stava la gabbia con dentro il povero Talòs, legato, sanguinante e dolorante, ma mai vinto nello spirito, e infatti pensava al modo di liberarsi e ricongiungersi al resto della Confraternita. Bisognava arrivare ad Albatis prima delle armate di Gòrgos, ma Talòs era ignaro della trappola preparata dal suo nemico.
Lòkrot, in groppa al Luspertolòs, si avvicinò a Talòs e disse: «Generale Talòs, goditi questi ultimi istanti di vita, la tua fine avverrà per mano mia, come ha comandato il mio signore. La vittoria di Gòrgos è vicina, insieme governeremo Atlantidea! Prima di ucciderti, tuttavia, ti farò un piccolo dono, uno del tuo calibro non merita di morire in pace!»
E Talòs rispose: «Io non so chi sei, ma sei un illuso se pensi che Gòrgos dividerà il suo potere con uno come te. Ti userà, come ha fatto con altri e poi ti ucciderà.»
E Lòkrot: «Hai sempre la parola giusta al momento giusto, Talòs, come sempre. Questa volta, però, le tue sagge parole non ti salveranno!»
Talòs, allora, cercò di guardarlo più attentamente e disse: «Chi sei? Fatti vedere se hai il coraggio!»
«Ti accontenterò, prima di ucciderti!» disse Lòkrot e si allontanò da lui.
Talòs, più che mai pensava a come fuggire. Ad un tratto sentì urtare qualcosa contro la gabbia, si voltò e vide un piccolo gufo guardiano, di color nero. Aveva un ala impigliata e Talòs, avvicinandosi con il viso, cercò con i denti di liberargli l’ala per farlo entrare nella gabbia. I gufi guardiani erano creature vicine ai Veggenti dell’Ovest, venivano inviati di notte per controllare se ci fosse qualcosa di anomalo nelle terre circostanti, per poi riferirlo a loro.
Avvicinatosi a Talòs, saltò sulle sue gambe e lo guardò fisso negli occhi. Si cominciò a sentire una voce lontana che chiamava Talòs, lui cercò di rispondere senza farsi sentire: «Chi sei?»
E la voce disse: «Non aver paura Talòs, sono Elis, la figlia di Argonat, signore dei Veggenti dell’Ovest. Ho saputo di quel che ti è successo da Vera.»
E Talòs: «Come sta Vera? E lì con voi?»
«Sì, non ti preoccupare, mio padre e io ce ne prenderemo cura e l’aiuteremo a decifrare la pergamena, ma ora dobbiamo pensare a liberarti. Non tarderete ad arrivare alla Crepa di Goltham, lì ti verrà in aiuto la luce fraterna cha mai lascia l’amico nell’oscurità eterna!»
E Talòs: «Cosa vuol dire? Elis!»
Dopo queste parole il piccolo gufo guardiano uscì dalla gabbia e volò via.
La pioggia smise di cadere, ma il truce esercito continuava a marciare con cadenza lugubre, fino a quando Lòkrot lo fermò e disse: «Guerrieri del grande Gòrgos. Il giorno della gloria è giunto! Sferreremo il nostro attacco ad Albatis, ma una parte di voi marcerà nel Metaverso, alla Rupe del Rapace, avamposto di Atlantidea. I custodi della Cittadella non si aspettano il vostro arrivo, potrete sterminarli più facilmente, rendendo schiavi gli abitanti!»
Lòkrot prese la sua lancia e pronunciò: «Adandrùm, pokatòn ai Metaversein! (Apriti, porta sul Metaverso!)»
Talòs, allora, gridò: «Come hai fatto ad aprire un altro portale?! Fermati, ignobile creatura!»
All’improvviso sulla parete di roccia si aprì un varco verso il Metaverso.
Lòkrot si avvicinò a Talòs e disse: «Guarda, Talòs, guarda la rovina dei due mondi, con questa immagine te ne andrai all’altro mondo!»
E puntò la sua lancia contro di lui per ucciderlo. La parte della fanteria dell’esercito stava iniziando a marciare nell’altro mondo quando, all’improvviso, una freccia colpì la lancia di Lòkrot gettandola distante.
Talòs alzò lo sguardo e vide Andronòs su un Dasculòs e cominciò a chiamarlo.
«Andronòs! Devi aprire la gabbia, usa la lancia del nemico, trovala e liberarmi!»
Andronòs vide dall’alto la lancia caduta e si precipitò per prenderla, ma Lòkrot lo inseguì cercando di attaccarlo. Avvicinandosi al Dasculòs cercava con la spada di colpire Andronòs che, con maestria, schivava i colpi. Poi si precipitò in picchiata verso la lancia e dietro Lòkrot, a forte velocità. Vicinissimo a terra prese, in maniera fulminea, la lancia e riprese subito quota, Lòkrot non riuscì a trattenere il Luspertolòs e si schiantò rovinosamente a terra. Andronòs si precipitò da Talòs che intanto era circondato dai soldati di Lòkrot, puntò la lancia e un fascio di luce disperse i Luspertolòs e i rispettivi cavalieri. Poi puntò la lancia verso la gabbia, il fascio di energia sciolse le barre di ferro, Andronòs scese e Talòs, a fatica, salì sul Dasculòs e i due si allontanarono in tutta fretta. Dal Dasculòs Talòs si accorse che il portale, aperto da Lòkrot sul Metaverso, si era richiuso irrimediabilmente e il suo viso divenne pensieroso e serio.
Disse ad Andronòs: «Come hai fatto a trovarmi?»
E Andronòs: «Sono stati i Veggenti dell’Ovest ad aiutarmi, attraverso il piccolo gufo guardiano»
«Allora eri con Vera, non era da sola dopotutto! Sono contento di vederti. Grazie di avermi aiutato. Ti sei comportato con onore, ti farò avere una menzione speciale dal Gran Consiglio!»
E Andronòs: «Non voglio menzioni, padre. Per una volta nella tua vita, trattami da figlio!»
Talòs rimase stupito da quelle parole e non riuscì a rispondere, Andronòs se ne accorse e disse: «Non disturbarti a rispondere. Andiamo da Vera, ci sta aspettando.»
E Talòs, evitando l’argomento disse: «Sì, buona idea, dobbiamo chiamare rinforzi e inviarli nel Metaverso, e avvisare il Gran Consiglio dell’imminente attacco ad Albatis. I Veggenti ci aiuteranno sicuramente.»
Poi continuò: «A proposito, dove sono finiti gli altri della Confraternita?»
E Andronòs: «Non ho saputo più niente di loro da quando ho accompagnato Vera dai Veggenti.»
E Talòs: «È un bel guaio, dobbiamo ritrovare anche loro.»
Lòkrot, intanto, ripresi i sensi dopo la caduta, vedendo molti Luspertolòs a terra e, guardando in cielo, Talòs e Andronòs allontanarsi sul Dasculòs, gridò: «Maledetto!»…

Continua…

Redazione

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