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Costume e SocietàLetteratura

Duello all’ultimo sangue

Samurai: la spada e l’onore


Edil Merici

Di Francesco Salerno

La battaglia infuriava sotto il castello di Tanaka. Samurai e guerrieri si uccidevano l’un l’altro senza pietà, bagnando la terra con il proprio sangue. Le prime gocce di pioggia iniziarono a bagnare il terreno proprio mentre Naomasa Yi smontava da cavallo.
Il suo piccolo gruppo di guerrieri, inviato per tentare di spezzare l’assedio, era in grave difficoltà. La sua disfatta era sempre più prossima, ma al giovane samurai non interessava più. Adesso voleva soltanto vendicare il suo amico Hide.
Non appena smontò da cavallo, una mezza dozzina di lancieri gli si fece contro, ma un urlo di rabbia li fece fermare. Il samurai nero con l’elmo di demone li aveva fermati.
«Lui è mio!» disse senza mezzi termini, indicando il giovane samurai.
Naomasa avanzò, schiumante di collera, la lancia stretta nelle mani. Tutti i guerrieri attorno a lui si fecero da parte, permettendogli così di raggiungere indisturbato l’arena umana.
Lì, in mezzo a una pozza di sangue, giaceva il corpo di Hide.
Naomasa si avvicinò alla testa mozzata dell’amico e si chinò su di essa.
«Non osare toccarla! Quello è il mio trofeo!» gli urlò contro il samurai nero.
Il giovane samurai fremette di rabbia. Con un gesto delicato tolse all’amico la maschera di guerra che portava, cimelio del suo clan.
«Il mio nome è Tadahyoshi Nagakuse del clan Nagakuse. Chi sei tu, moccioso?» domandò il samurai nero.
«Il mio nome è Naomasa Yi e adesso mi prenderò la tua testa!»
Detto ciò, Naomasa ficcò la lancia nel terreno. Indossò la maschera dell’amico ed estrasse la propria katana.
Avrebbe vendicato Hide o sarebbe morto con onore nel tentativo.
I due samurai avanzarono lentamente uno verso l’altro tenendo le katane dinnanzi a loro. Naomasa aveva capito che il suo avversario era molto esperto, un veterano forgiato da molti scontri. Lui non poteva vantare alcuna vittoria rilevante, ma non si sarebbe comunque fatto intimidire. Nei duelli tra samurai il tempismo e la perfezione nei movimenti erano tutto. Un singolo colpo ben assestato poteva fare la differenza tra la vita e la morte. Naomasa, tuttavia, era ancora scosso per la morte dell’amico e agì di fretta. Partì all’assalto con una serie di fendenti dall’alto, costringendo Nagasuke a indietreggiare. Il veterano pareva essere in difficoltà dinnanzi alla foga del giovane, ma era solo un trucco. Con una velocità sorprendente, il samurai anziano si scostò poco prima di ricevere un altro fendente e con una piroetta si portò alle spalle di Naomasa. Era la stessa mossa che aveva usato con Hide. Il giovane samurai agì di puro istinto, gettandosi di lato poco prima che la spada nemica gli fendesse il collo. La schivata lo fece però cadere al suolo e in un attimo fu ricoperto di fango. I guerrieri attorno a lui iniziarono a ridere di scherno ma Naomasa li ignorò. Si rimise in piedi e, nello stesso istante, sentì qualcosa di caldo inzuppargli il braccio sinistro. Il colpo di spada non lo aveva mancato del tutto. Il suo braccio sinistro presentava un brutto taglio appena sotto la spalla. Per fortuna l’armatura aveva trattenuto la lama dal penetrare troppo nel braccio, altrimenti il colpo glielo avrebbe mozzato di netto.
«Tutto qui quello che sai fare? Il clan Yi, mai sentito. Devono essere dei porcari del nord!»
Alle parole del samurai nero i soldati intorno risero più forte di prima. Lo stavano provocando e Naomasa lo sapeva. Per avere una possibilità di vincere doveva rimanere calmo e concentrato.
«Fatti sotto» disse infine con aria seria.
Lo scontro ricominciò senza tregua. Vi sarebbe stato un solo vincitore, alla fine del combattimento e, per adesso, le chance erano tutte a sfavore di Naomasa.

Continua…


“Birra”

Redazione

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