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CronacaReggio Calabria

Processo “Cordì”, parlano gli avvocati: «Fu vittima di gelosie patologiche»


Edil Merici

«Questo processo è l’epilogo della storia di Vincenzo Cordì, che ha sacrificato la propria vita mentre, dall’altra parte, si è dato sfogo a gelosie patologiche e di odio nei suoi confronti.»
È questo un passaggio dell’intervento dell’avvocato Rocco Guttà al processo per l’omicidio di Vincenzo Cordì, rinvenuto cadavere il 13 novembre 2019 presso la località Scialata del comune di San Giovanni di Gerace. L’avvocato Guttà rappresenta i famigliari della vittima, la madre e la sorella, che si sono costituite parte civile nell’ambito del procedimento penale. Il legale ha rimarcato il ruolo fondamentale che hanno avuto la Procura di Locri e i Carabinieri di Roccella Jonica, che sono riusciti a recuperare tutti i dati possibili che hanno poi riversato nel processo consentendo di ricostruire quanto è avvenuto in quella tragica sera di novembre di 3 anni fa. L’avvocato Guttà ha inoltre sottolineato l’ingerenza di alcuni soggetti estranei all’azione delittuosa, che si sarebbero adoperati a intralciare le indagini. Infine il legale, riportandosi alle conclusioni del Pubblico Ministero Marzia Currao, ha chiesto alla Corte una valutazione sugli elementi emersi nel corso del dibattimento. In seguito è intervenuto l’avvocato Francesco Macrì, difensore di Giuseppe Sfara, che ha esordito dinanzi alla corte affermando: «Il mio primo pensiero va al defunto Vincenzo Cordì, che ho conosciuto attraverso gli atti e in rapporto alla persona che ho assistito. Da parte della difesa non c’è mai stato il tentativo di prefigurare immagini diverse di lui, in quanto tutti noi condividiamo il giudizio che è emerso di una persona buona e disponibile». Il legale ha proseguito il suo discorso focalizzandosi su tutto ciò che ha dimostrato il non coinvolgimento del suo assistito nell’omicidio, evidenziando il fatto che Giuseppe Sfara non si trovasse sul luogo del delitto quando questo è stato compiuto, ossia tra le 22 e le 24 dell’11 novembre 2019, come testimoniato dai consulenti tecnici che hanno eseguito le analisi sul traffico telefonico. Secondo tali studi era infatti emerso che il dispositivo appartenente a Giuseppe Sfara fosse sempre rimasto nell’area di Marina di Gioiosa Ionica, nei pressi della sua abitazione. Ha poi riferito di come il giovane e la vittima fossero sempre stati in buoni rapporti, come affermato anche da alcuni testi nel corso delle udienze. L’avvocato ha infine concluso chiedendo alla corte l’assoluzione di Giuseppe Sfara, in quanto assolutamente certo della sua totale estraneità al delitto.
Le considerazioni della difesa, con gli interventi degli avvocati Antonio Ricupero e Girolamo Curti, proseguiranno in occasione della prossima udienza, già fissata per il 25 maggio, mentre il legale Menotti Ferrari concluderà il 10 giugno.

Foto: telemia.it


Birra

Raffaella Centaro

Nata a Bianco, paese del “Bello del mare” e cresciuta tra il profumo inebriante dei gelsomini e del bergamotto. Attenta osservatrice, introspettiva e particolarmente curiosa per tutto ciò che la circonda. Appassionata di storia, arte, libri e viaggi. A tre anni leggeva il quotidiano sul divano, a casa dei nonni. Ama la cultura antica, in particolar modo la letteratura greca e latina e le lingue straniere, interesse nato al Liceo Classico e proseguito con gli studi letterari, filologici e linguistici. È Incline allo sport e ha una particolare passione per la danza. Ama la penna perché “Scrivere rende liberi”.

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