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Costume e SocietàLetteratura

L’addio a Cosimo

Templari - Alla ricerca del Libro dei morti XVIII


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

Dallo sguardo, Cosimo capì che il Barone di Altavilla, Malachia da Hildesheim e Jean d’Anneau, anche se con timido timore, volevano che lui continuasse. Tuttavia, prima di riprendere il filo del ragionamento, impegnò i fratelli all’assoluto silenzio su quanto veniva detto e formulato dalla sua persona. Egli disse:
«Se la mia riflessione andasse a sollecitare le orecchie delle persone sbagliate, vi posso garantire che il mio viaggio non finirebbe nella Cattedrale di Notre-Dame, ma nei suoi pressi. Più precisamente sull’isola della Senna detta dei Giudei, con tanta di quella legna sotto i piedi che, una volta appiccato il fuoco, le fiamme lambirebbero la volta celeste. Per tornare a noi, come vi spiegate che l’umanità che vanta di essere stata creata a immagine e somiglianza di Dio Padre, si faccia la guerra e si uccida sin dalla notte dei tempi? E poi, quale necessità aveva Dio di creare il male che trova il suo massimo rappresentante in Lucifero? Perché i piccoli fanciulli, senza peccato alcuno, vengono falcidiati dalle malattie e dalla fame? Mi sono posto più volte un’infinità di domande, tutte le volte che non riuscivo a darmi delle risposte esaurienti ho sempre giustificato tutto con la tentazione del diavolo. Se Dio avesse creato tutto in modo perfetto, allora il male non si sarebbe generato. Forse Dio stesso ha agito come se si fosse specchiato in sé stesso per l’Eternità. Dato che lui è l’Eternità medesima, allora mi pare evidente che si sia annoiato a tal punto da cadere in un sonno profondo. Ho sempre pensato che l’imperfezione si può manifestare occasionalmente in tre condizioni:

  • la prima se si è bambini;
  • la seconda se si è inebriati dai fumi dell’alcol;
  • la terza se la mente è intorpidita dal sonno.

In questo specifico caso, credo che solo la terza ipotesi possa giustificare l’universo e il mondo che ci circonda. La mente di Dio, in quanto tale, quando pensa, crea. Una volta sveglio, avvedutosi di quanto era successo, a conseguenza del suo infinito Amore e della sua immensa Misericordia, ritenne opportuno non cancellare nulla.»Finita la narrativa di Cosimo, calò un pesante silenzio… sembrava che fosse passata da lì la falce dell’angelo della morte… non si sentiva altro che il canto degli uccelli, il fruscio delle foglie animate da un timido vento e, in lontananza, il canto delle cicale.
Cosimo si aspettava che i compagni di viaggio si alzassero in piedi gridando contro l’eretico, ma non fu così. I due tacquero, chiusi nel silenzio della meditazione. Davanti a tali considerazioni, l’uomo che non ha avuto la sfortuna di essere abbandonato dal bene supremo dell’intelletto, non ha e non può avere nulla da dire. D’altro canto anche i geroglifici riportati sul portale facevano riferimento al sogno di Dio.
Ripresisi dallo shock, i Cavalieri si rimisero in viaggio affrontando l’Appennino in direzione della Città Eterna. La distanza era di circa trecento miglia. Per coprirla sarebbero stati necessari almeno quindici giorni di cammino. Le giornate erano lunghe e questo permetteva ai Templari di marciare di più accorciando i tempi.
Al tredicesimo giorno dalla partenza da Castel del Monte, arrivarono ai Colli di Roma. Lì, si accamparono per la notte. Al mattino ripresero il percorso e, nel tardo pomeriggio, arrivarono nella città che un tempo era stata il cuore di un grande Impero.
Allora, la Chiesa di Pietro era senza un reggente, in quanto era stato eletto al Soglio Pontificio il cardinale francese Bertrand de Got, che prese il nome di Clemente V e, essendo stato eletto su pressione di Filippo IV, per compiacere il suo Re, non esitò a trasferire la Sede Pontificia da Roma ad Avignone. Il trasferimento del Papa in Francia sugellò l’egemonia della Casa Regnante francese e della sua diramazione Angioina sull’Italia.
I cavalieri, come sempre, soggiornarono a Roma tre giorni e tre notti, per poi intraprendere il viaggio dell’ultima tratta che li avrebbe portati a Parigi. Lungo la via Francigena, che collegava i borghi medioevali, si trovavano disseminati i castelli dell’Ordine Templare. La loro folta presenza favorì il viaggio dei cavalieri, che trovarono un pasto caldo e un buon letto per riposare.
Era verso la fine del mese di agosto quando arrivarono all’Abbazia di Fucecchio, ove furono ospiti. Cosimo aveva maturato la volontà di fermarsi nella sua terra natia. Era rimasto molto tempo nella terra dei musulmani. Il viaggio in Egitto gli aveva insegnato molte cose. Per lui, quell’odissea, fu l’ultima battaglia. Non gli restava altro che il convento nei pressi di Firenze.
I Templari, pur contrariati dalla decisione di Cosimo, si dimostrarono d’accordo e rispettosi della sua scelta. Cosimo era stato un confratello serio e sincero, come d’altronde lo erano anche gli altri.
Durante il lungo viaggio per Parigi, si sentiva la sua mancanza a tal punto che la sua figura occupò la maggior parte dei loro discorsi. Nei Cavalieri incominciava a farsi strada la stanchezza per via del lungo viaggio di ritorno. Era l’ultima tratta e come si suole dire: “Tutto ciò che nasce deve morire, ogni cosa che ha un inizio immancabilmente avrà una fine”. Cosicché, anche quella infinita odissea avrebbe presto trovato la sua meritata fine.

Continua…

Foto: tuttatoscana.wordpress.com


Varacalli

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