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Costume e SocietàLetteratura

Battaglia tra le sabbie

Le ultime figlie di Lilith

Di Francesco Salerno

Gabriel correva impegnando ogni fibra del suo essere, ma le tre donne erano sempre più vicine a raggiungerlo. Le tre inseguitrici parevano apparire e scomparire di colpo percorrendo diversi metri alla volta, quasi come se non fossero altro che foglie sospinte dal vento del deserto.
Un alone di orrore e paura le precedeva man mano che si avvicinavano al ricercatore che, in cuor suo, sapeva già che era solo questione di attimi prima che lo raggiungessero. In risposta a questo suo pensiero, una mano artigliata, simile a quella di un rapace, apparve all’improvviso alla sua sinistra artigliandogli la spalla.
Gabriel urlò di dolore e paura sentendo la pelle lacerarsi e il sangue iniziare a sgorgare dalle ferite. Cadde a terra un attimo dopo e, nel farlo, si voltò verso la cosa che lo aveva attaccato. In un attimo di puro terrore vide una donna nuda a pochi metri da lui. I capelli corvini volteggiavano attorno ad un viso pallido e luminescente, quasi come se fossero immersi in acqua. Le braccia, fini ma muscolose, terminavano in due grotteschi artigli da rapace, mentre i piedi erano sostituiti da quelle che sembravano zampe di tigre.
«Mio Dio…» riuscì a dire soltanto Gabriel, prima che la creatura gli saltasse addosso.
L’uomo chiuse gli occhi pronto alla fine inevitabile, ma questa non arrivò. Al suo posto, un colpo di fucile straziò il silenzio della notte, subito dopo seguito dal rumore di urla di battaglia e zoccoli di cavalli lanciati al galoppo. Da una duna alla destra di Gabriel, sbucarono come fantasmi una dozzina di cavalieri bardati come tuareg.
Ognuno di loro imbracciava un fucile, e presto un fuoco di piombo si interpose tra Gabriel e le donne che, colte alla sprovvista, vennero crivellate di colpi. Una di esse, quella che stava per saltare addosso all’uomo, si vide strappare di netto prima il braccio sinistro e poi parte del volto, ridotto in poltiglia da un colpo di calibro 12 che l’aveva colta dritta in faccia. Eppure, non morì. Con un urlo disumano balzò indietro, iniziando a muoversi convulsamente come un animale in trappola.
Gabriel colse allora l’occasione per rimettersi in piedi ma, prima che potesse scappare, un cavaliere vestito di blu lo raggiunse.
«Salta in sella se vuoi vivere, straniero!» gli disse con un accento marcato.
Gabriel non se lo fece ripetere due volte. Saltò in sella e poi, a un urlo del cavaliere, tutto il gruppo fece dietrofront e galoppò via dalle rovine nel deserto. Dietro di loro, le tre donne ferite continuavano ad urlare cose innominabili alla notte.

Continua…

Foto di W. Robrecht


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