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Attualità

Perché l’Italia è così dipendente dal gas russo?


Edil Merici

Di Matteo Bono

L’Italia è uno dei Paesi europei che dipende maggiormente dal gas russo e la possibilità di blocchi energetici determinata dalla crisi attuale del costo del gas, che porta a un braccio di ferro tra l’Unione Europea e la Russia, è ancora una possibilità che potrebbe realizzarsi in autunno. Ma perché siamo arrivati a questa dipendenza?
Poteva essere evitata? Assolutamente sì: sono tanti, infatti, i possibili fornitori capaci di esportare gas naturale in Europa, ma si è preferita l’economicità di breve termine rispetto alla diversificazione strategica della provvigione.
L’Italia sta subendo una delle più grandi crisi energetiche della storia recente non soltanto perché il suo principale importatore di gas è di fatto in conflitto con gli altri Paesi europei in seguito all’attacco all’Ucraina, ma anche a causa del sistema energetico nazionale, che si basa ancora molto sul gas, soprattutto per la produzione di energia elettrica.
Sicuramente lo scoppio del conflitto ha scatenato questa crisi, ma di certo non si può dire che la politica dei decenni scorsi sia stata lungimirante. Per riassumere in punti ciò che è avvenuto negli ultimi decenni possiamo affermare che in Italia:

  • si è verificata la diminuzione della produzione interna di gas;
  • si è contestualmente verificato l’aumento delle importazioni di gas;
  • ci sono stati bassi investimenti sulla transizione ecologica in rapporto a quelli eseguiti dagli altri Stati europei;
  • si è verificato un aumento in percentuale di importazioni di gas dalla Russia.

Ma quali sono gli accordi del gas in Italia?

Russia

La Russia è l’importatore di più di lunga data: esistono infatti accordi che risalgono al 1969 e che hanno dato vita al primo gasdotto già nel 1974. Si tratta del principale importatore di Gas dell’Italia, attestandosi su oltre il 40% delle importazioni nazionali, intensificate soprattutto dopo il 2006, anno in cui, con un accordo pluridecennale, si era intensificata l’importazione del gas russo fino al 2035 a prezzi ridotti rispetto alla concorrenza. Una situazione che ha tuttavia portato il nostro Paese a una situazione di vera e propria dipendenza.

Olanda e Norvegia

Paesi Bassi e Norvegia sono altri due partner energetici di vecchia data dell’Italia per il gas ma, son il passare del tempo, stanno riducendo il proprio commercio. L’Italia, infatti, ha preferito, soprattutto dal 2006, aumentare gli scambi con la Russia riducendo in particolare quelli con l’Olanda (oggi praticamente nulli).

Azerbaijan

Con il nuovo gasdotto azero si potrebbe aprire uno spiraglio per il prezzo del gas in Italia. Questo nuovo impianto, inaugurato solo nel 2020, potrebbe essere capace di portare più gas di quello attuale. Il governo si è già speso per aumentare le forniture da questo paese, ma ci vuole tempo.

Libia e Algeria

L’Algeria esporta gas naturale in Italia dal 1983 con un condotto che arriva nella cittadina di Mazara del Vallo, ma pare essere complicato aumentare l’apporto di gas da questo Paese. Per la Libia, invece, si sfrutta un impianto relativamente nuovo inaugurato nel 2004, che arriva a Gela, dal quale si può aumentare l’export energetico. Il problema principale, tuttavia, è la difficile situazione politica del Paese che, dalla caduta di Mu’ammar Gheddafi non ha ancora trovato una stabilità concreta.

La produzione Nazionale di Gas

La produzione di gas italiano costituiva, un tempo, una fetta importante di mercato, seppur sempre minoritaria, del consumo totale italiano. Basti pensare che nel 1994, anno di massima produzione, sul territorio italiano venivano prodotti 20,6 miliardi di metri cubi di gas.
Oggi questa cifra è di appena 4,4 miliardi di metri cubi (dato del 2020).
Ma perché questo notevole calo? Per una questione economica: se per altri stati risulta molto più semplice ed economico estrarre gas, sia per motivazioni tecniche sia per motivazioni legate alle infrastrutture, in Italia non si può dire altrettanto e, anziché investire sulla ricerca si è seguita la logica del risparmio importando e riducendo al minimo la produzione.

Importazione di Gas Liquefatto

Il Gas Liquefatto è un altra possibilità per l’importazione di gas. In questo caso, il gas non viene condotto attraverso gasdotti, ma può essere reso solido e spostato attraverso navi o altri mezzi di trasporto. In questo caso, però diventano necessari dei rigassificatori, ovvero degli impianti capaci di sublimare nuovamente il gas naturale. Queste strutture, però non si possono creare in poco tempo e devono essere sottoposte a numerosi controlli, soprattutto per la sicurezza, che richiedono molto tempo per essere espletati. Bisogna pertanto fare affidamento sugli impianti già esistenti, quelli di Panigaglia, Livorno e Rovigo, che non sono comunque sufficienti a trattare le grandi quantità eventualmente previste da questo nuovo sistema di import.
In Italia, dunque, siamo praticamente sprovvisti di gas e questo, al momento, è uno dei fattori di maggiore difficoltà per il nostro Paese, che si trova, peraltro, in una posizione geografica che gli impedisce di avviare trattative in merito con il suo più importante alleato, gli Stati Uniti in primis.

Conclusioni

Le conclusioni, insomma, sono semplici da trarre: negli ultimi decenni, nonostante ci fosse un modesto numero di possibili importatori e altre vie per differenziare le necessarie importazioni, si è preferito limitare il numero di Paesi che importano gas in Italia, prediligendo quelli che assicuravano un guadagno maggiore sul breve termine ed evitando la creazione di rigassificatori che potevano aprirci mercati liberi di commercio del gas. Non si è voluta immaginare, insomma, la possibilità che il nostro principale importatore di gas potesse ritrovarsi sul fronte opposto di uno scontro diplomatico e militare.

Fonte: energia-luce.it
Foto:
energiaoltre.it


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