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Attualità

Le potenzialità della Locride e il binomio turismo naturale-turismo culturale


Edil Merici

Di Franco Napoli – Presidente dell’Associazione Benessere per la Jonica

Il turismo seleziona il mondo non soltanto allargando la mente, ma dandole forma. Quest’anno, dopo il lavoro di proselitismo attivato da tempo dall’Associazione Benessere per la Jonica e dal nostro giornale, superato il blocco del Covid-19, con grande soddisfazione registriamo, sulla fascia jonica, una voglia di spostarsi e viaggiare anche per pochi giorni (a volte persino per poche ore) per conoscere le nostre località.
Maggiormente battute sono le mete marittime con lungomari e spiagge accettabili, evenienza che dà alla nostre località, talvolta ancora impreparate ai grossi flussi turistici a differenza di quanto avviene in altre zone d’Italia, la possibilità di migliorare l’offerta per coloro che decidono di scoprirle.
Da un nostro sondaggio abbiamo evidenziato che le presenze interessano tutte le fasce di età e stratificazione sociale.
Farà la differenza il peso economico-sociale che riusciremo gestire e il tipo di intrattenimento che ogni Paese riuscirà a fornire al fine di soddisfare anche una ridefinizione della scala d’importanza dei bisogni e dei desideri di ognuno, che non può limitarsi solo al mare e all’estate, ma deve proiettarsi ed essere occasione di un accrescimento culturale e mentale del turista. Ecco come la presenza del turismo estivo debba innescarsi nella cultura dei nostri paesi facendone apprezzare i modelli di vita, la storia, l’arte, l’architettura, la gastronomia, i percorsi religiosi e naturalistici e i tanti altri elementi unici delle popolazioni delle nostra area geografica.
In tutti i 42 meravigliosi Comuni del comprensorio locrideo in cui trovare specificità (Antonimina, Agnana, Ardore Superiore, Africo Vecchio, Bovalino Superiore, Bombile, Bivongi, Brancaleone, Bruzzano, Canolo, Caulonia, Casalinuovo, Casignana, Condojanni, Ferruzzano, Gerace, Locri, Mammola, Natile Vecchio, Platì, Pazzano, Placanica, Riace, Roccella Jonica, Samo, Sant’Agata, San Luca-Polsi, Siderno Superiore, Stilo, Sant’Ilario e Stignano, ma anche gli itinerari naturalistici, quelli della Vecchia Ferrovia Calabro Lucana e cosi via) occorre far conoscere agli ospiti i percorsi che nell’antichità erano battuti per motivi commerciali o religiosi, una volta disagevoli, costosi e talvolta pericolosi, ricordando che i primi veri turisti nelle nostre zone furono quei pellegrini che vissero al tempo in cui la passione religiosa era predominante. Si ritornò a viaggiare, infatti, quando migliorarono le possibilità economiche e pratiche, con strade più sicure e collegamenti meno ardui.
Nel XVII secolo il nostro turismo culturale fu ad appannaggio solo dei ricchi: i giovani aristocratici iniziarono a viaggiare anche per completare la preparazione educativa, istruttiva e formativa di queste nuove classi dirigenti spesso in concorrenza con la crescente borghesia che già da tempo si spostava per motivi commerciali, conoscendo luoghi e genti diverse.
Esaurita (o, meglio, notevolmente diminuita) la fase del turismo selezionato, negli ultimi decenni si è sviluppato il turismo di massa, che ha modificato in buona parte i contenuti tradizionali del turismo che necessitano di zone di accoglienza preparata a tal uopo.
Avendo, a differenza di tanti anni fa, spazi temporali ed economici più ristretti, oggi i nostri turisti si spostano non solo molto più celermente ma, se ben stimolati, potrebbero tornare in tutte le stagioni, non solo durante quella estiva. Anche le caratteristiche culturali dei nuovi viaggiatori sono ovviamente molto diverse da quelle dei loro predecessori. Tale situazione ha ovviamente cambiato parecchio le cose con l’incremento del cosiddetto turismo culturale, con il quale si tenta anche di recuperare i vecchi contenuti del turismo che in realtà non sono mai stati del tutto dimenticati, specialmente nel settore dell’associazionismo.
Il nostro patrimonio culturale fornisce una certa autenticità della destinazione, distintiva e diversa, con un vantaggio competitivo rispetto ad altri luoghi, avendo la necessità di formare nuovi operatori turistici dotati di una specifica preparazione tecnica. Ecco perché la fascia ionica reggina, così come avviene in poche altre parti d’Italia, può proporre il binomio turismo naturale e turismo culturale come nuova tendenza in grado di convincere i vacanzieri a mettersi in cammino dopo il mare per andare visitare le bellezze dei paesi limitrofi alla località di villeggiatura (magari individuandone le attrazioni turistiche tramite una piattaforma online locale).
Nelle nostre zone il turismo culturale può opportunamente avere una dimensione diffusa e, quindi, essere occasione di sviluppo di tante realtà periferiche che magari hanno interessanti patrimoni oggi poco valorizzati, come avviene nella quasi totalità dei 42 meravigliosi Comuni della nostra Locride, raggiungendo finalmente il tanto ambito obiettivo della destagionalizzazione e rendendo complessivamente più appetibili le già presenti strutture di ricezione.
Le amministrazioni comunali e l’imprenditoria di settore dovranno prendere coscienza che la ionica potrà veramente evolvere turisticamente solo e nel momento in cui si riuscirà a porporre ospitalità attraverso alberghi, Bed & Breakfast, agenzie di viaggi e operatori turistici che gestiscano in maniera univoca le nostre tante attrazioni (mare, monti, parchi, luoghi di divertimento e di cultura, itinerari escursionistici e via discorrendo), mettendo in turismo la valorizzare della patrimonio culturale autoctono come attrattore che esprima un’utilità socio-economica e non solo storico-artistica.
Ci confortano comunque i dati sul turismo, ove la motivazione culturale influenza oltre il 50% dei viaggiatori, dato che ci conferma come la cultura sia vista come una risorsa in grado di andare oltre la semplice tutela, classificazione e proteggere del bene artistico/architettonico, e che rivela come questo sviluppo turistico che passa dalla formazione di un personale strettamente legato al territorio possa pagare. In virtù di questo dato bisogna anzi avere il coraggio investire maggiormente sulla cultura per creare occupazione, poiché si potrebbero aprire fronti praticamente inesplorati di lavoro. Non bisogna insomma commettere l’errore di pensare ai beni culturali con la sola idea di preservarli per le generazioni future, ma si deve modificare l’approccio per trovare modi innovativi di fruizione e di tutela.
Ovviamente le carenze strutturali sono ancora tante e la cultura da sola non basta a rilanciare le nostre destinazioni turistiche (altrimenti Atene sarebbe la città turistica per eccellenza) né basta la testimonianza storica nelle cose. Serve invece lasciare un’esperienza evocativa legata al viaggio, creare coinvolgimento e attrazione anche a livello locale. Allo stesso modo non basta solo il paesaggio, altrimenti tutti andremmo ai Caraibi e Rimini non sarebbe tra le più visitate destinazioni italiane.
Ma come rendere più appetibili, allora, le nostre destinazioni? Come rendere più fruibile un nostro paese? Come allargare il mercato prescindendo dalla stagionalità? Tenuto conto che i nostri grandi mercati sono le vacanze estive e i fine settimana, per migliorare il turismo della ionica dobbiamo sfruttare le nostre risorse, trovando la capacità di accostarci alla nuova realtà senza pregiudizi e con la voglia di apprendere.

Foto di copertina: turismo.responsabile.coop


Varacalli

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