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Costume e SocietàLetteratura

Il piano di Gòrgos

Le Cronache di Atlantidea XXVII


Edil Merici

Di Luisa Totino

Mentre nel Metaverso si partiva per la battaglia e ad Atlantidea Andronòs era pronto a guidare l’Esercito della Fratellanza alla volta di Albatis, Gòrgos, nella sua Tana-Fortezza di Mongoldùm, metteva in atto il suo diabolico e terribile piano. Seduto sul suo trono, nell’oscurità dei suoi pensieri, guardava il Bracciale del Tempo strappato alla Regina Altea. Ricordò quei lontani momenti, la resistenza della Regina, le sue parole taglienti e spietate che raggelarono il cuore di Gòrgos e il tempo della sua vita per sempre.
«Io ti maledico Gòrgos! Non avrai più pace nella tua vita! Solo nel tuo ultimo istante troverai il pentimento e capirai tutto il male che hai fatto, ma sarà troppo tardi!» disse Altea, nel momento in cui Gòrgos le strappò via il Bracciale.
«Io ti amavo e tu mi hai tradito! Ma se non potrai più essere mia, mi prenderò il tuo potere e lo userò a modo mio. La felicità, per me, è scomparsa, e io farò di tutto, perché nessuno sia più felice!» rispose Gòrgos, arrabbiato, disperato e ferito.
Con quell’immagine ritornò al presente, si tolse l’elmo, scoprendo la profonda cicatrice sul suo viso. Nel suo sguardo, fisso e impassibile, si poteva scorgere un leggero tremolio che si placò quasi subito. Non c’era più posto, nel suo cuore, per i sentimenti e i ripensamenti. La morte di Altea, per mano di Lòkrot, non era servita a placare la sua ira. Si rimise l’elmo, si alzò dal trono e chiamò a sé dei servitori che lo aiutarono a prepararsi per la battaglia.
Una volta pronto, si avvicinò al suo Raccoglistorie e disse: «Ora vedrai, Altea, di cosa sono capace. Peccato che non sei qui ad ammirare il mio potere. Purtroppo sei morta e non puoi più farmi nulla! Anzi, ucciderò il tuo Talòs con le mie mani, gli taglierò la testa e la infilzerò su una picca come trofeo, dopo aver ridotto in schiavitù questo insignificante mondo e il Metaverso! Nessuno conosce il mio vero piano, neanche Lòkrot, il mio fedele servitore. Questa cosa la devo portare a termine da solo!»
Poi, ad alta voce, chiamò: «Feridal! Vieni a me, è ora di attuare il piano finale!»
Lo Stregone Feridal entrò nella sala del trono e si inchinò subito davanti a Gòrgos: «Mio signore Gòrgos, abbiamo un problema. Non sono riuscito a sottrarre il Libro dei Remoti al Gran Consiglio di Altinium. Avranno usato qualche strategia magica per oscurarlo ai miei poteri sensoriali. Comunque, con le mie torture stavo per farli confessare, quando sono stati salvati da un certo Andronòs e da un drappello di soldati dell’Esercito della Fratellanza. Sono dovuto scappare, non c’erano alternative.»
Gòrgos, a quelle parole, si avvicinò a Feridal e, con prepotenza, lo afferrò dal collo e lo mise in piedi. La sua stretta si fece sempre più sentire. Feridal non respirava quasi più e, con un filo di voce, disse: «Ti prego, mio signore, ho fatto di tutto per poter prendere quel libro. Se mi uccidi non potrai portare a termine il tuo piano, e tu lo sai!»
Gòrgos, allora, fece un lungo respiro e mollò la presa. Feridal cadde a terra e riprese finalmente a respirare: «Il mio potere ti è indispensabile, Gòrgos, non è lo stesso di quello di mio fratello Lòkrot. Anche lui è uno stregone, ma non è mai riuscito a controllare i poteri del Kàndanium. Senza il Libro la riuscita del piano sarà più difficile, ma non impossibile!»
E Gòrgos: «Sei un imbecille! Lo sai che il Libro è indispensabile! Dentro le sue pagine è custodita la profezia sulla mia rovina da parte di Vera Kalendra. Con le tue Rune Stregate avresti dovuto sovvertire il futuro di Atlantidea a mio vantaggio! Ora, invece, brancoliamo nel buio! La mia vittoria avrebbe dovuto essere una certezza! Trova una soluzione immediatamente o la prossima volta la mia mano non si staccherà più dal tuo collo!»
Feridal, minacciato e impaurito, rispose: «Devi fidarti di me, Gòrgos, forse non potrò usare le Rune Stregate, partendo dal Libro, ma posso tentare di utilizzarle a distanza, per bloccare la mente dell’oracolo»
E Gòrgos: «Come?»
E Feridal: «Attraverso il Raccoglistorie.»
Gòrgos disse: «Sei sicuro che funzionerà? Non possiamo permetterci di sbagliare di nuovo!»
E Feridal: «Sicurissimo, basta riportare il Raccoglistorie al momento in cui l’oracolo ha letto la profezia a Vera. Cambierò le sue parole a tuo vantaggio, e noi vinceremo!»
E Gòrgos: «Io vincerò, Feridal, non tu. Sarai ricompensato, questo te lo concedo, ma soltanto io vincerò ed estenderò il mio potere su tutta Atlantidea e il Metaverso!»
Si avvicinarono al Raccoglistorie. Gòrgos lo ruotò a sinistra e le immagini si susseguirono a ritroso nel tempo, fino a quando si fermarono al giorno in cui Vera Kalendra incontrò il Gran Consiglio di Altinium e aprì il Libro dei Remoti.
Feridal puntò il suo bastone verso lo specchio e appena sentì la voce dell’oracolo fece partire un raggio, dicendo queste parole: «La profezia pronunzierai, ma le tue parole muterai, all’Oscuro la vittoria consegnerai, e il destino sarà diverso, per questo mondo e per il Metaverso!»
Il raggio colpì il Raccoglistorie, poi ci fu silenzio.
D’un tratto si sentirono le parole dell’Oracolo sulla profezia: «Vera, sei la prescelta che tutto il nostro mondo aspetta dalla notte dei tempi. Una perigliosa lotta fu predetta: dalle sue ceneri sarebbe nata la prediletta. Ma l’oscura vendetta non potrai sopraffare, nonostante il tuo coraggio, dovrai la forza abbandonare se tu e i tuoi amici vi volete salvare.»
A quelle parole Gòrgos scoppiò in una tetra risata e disse: «Bravo, Feridal, ti sei superato! Ora niente mi potrà fermare! Guiderò personalmente l’armata del Mare, nessuno può contrastare le creature degli abissi, ma io, grazie al tuo aiuto, ho potuto manipolarle, a mio piacimento, con il Kàndanium. Nessuno sa che mentre tutti si affannavano a cercare di fermarmi in superficie, io mi sono recato nelle più buie profondità marine. La tua branchia spinosa mi ha aiutato a respirare sott’acqua. È stato facile togliere di mezzo le guardie ai Cancelli delle Profondità, il mio status di divinità con i nuovi poteri del Kàndanium ha avuto la meglio su di loro. Solo uno stupido Ippocampo gigante insieme a un Manta mi hanno dato del filo da torcere, volevano trascinarmi in superficie, ma con la punta della mia lancia, imbevuta di Kàndanium, hanno avuto quello che si meritavano. Saranno proprio loro a guidare le Karkaròs dagli abissi al Mare Internum di Altinium. Sono curioso di sapere come farà l’Esercito della Fratellanza a fermarle. Io stesso guiderò il resto dell’armata del mare nel Metaverso. Quei poveri esseri hanno sempre visto il mare come amico, come sostentamento. Ridicoli! Per loro il Mare diventerà il peggiore degli incubi, perché annienterà ogni libertà e speranza!»
Feridal disse: «L’ora della vendetta è giunta, mio signore, sono stato onorato di aiutarvi.»
E Gòrgos: «Il tuo compito non è terminato, Feridal. Verrai con me in questa battaglia, il tuo aiuto mi servirà ancora.»
Dopo qualche istante di silenzio Feridal rispose: «Sì, mio signore, come tu comandi.»
E scesero sotto la fortezza, in grotte buie e desolate. Da lì avrebbero preso la via degli abissi, e così radunato l’Esercito del Mare. Usarono la branchia spinosa e si tuffarono, per raggiungere le creature. Quando furono abbastanza in profondità, Gòrgos prese una conchiglia e ci soffiò dentro. A un tratto cominciarono ad arrivare pesci di medie e grandi dimensioni, dall’aspetto deformato, per essere vissuti sempre nelle tenebre, e iniziarono a girare intorno a Gòrgos e Feridal. Gòrgos cavalcò uno squalo cannibale, feroce e spietato, mentre Feridal si affidò ad un polpo gigante dalle chiazze blu. Si diressero a un portale del Metaverso sconosciuto, che Gòrgos aveva aperto con il potere del Kàndanium e poi nascosto da occhi indiscreti.
Mentre l’Esercito del Mare andava verso la battaglia contro l’Esercito del Metaverso, nella Terra dei Veggenti, Elis, la figlia di Argonat, che aveva da poco sepolto il padre sulla collina fuori le mura della città in cui riposavano i suoi avi, sentì qualcosa dentro di lei, un’angoscia stringente, che quasi la soffocava. Corse al Santuario, dove c’era il braciere con il sacro fuoco degli eventi, ci mise la mano e guardò attraverso le fiamme.
Vide Gòrgos e lo Stregone Feridal, e l’incantesimo alle sue parole sulla profezia: «Santi numi! Feridal ha mutato il corso degli eventi, devo raggiungere Vera! Prima, però, devo vedere dove si trova in questo momento. Spero non sia troppo tardi!» esclamò Elis, che rimise la mano nel fuoco, quando comparvero le immagini di Vera su un Dasculòs, insieme a tanti altri, guidati da Talòs.
Erano nel Metaverso e si stavano dirigendo sulla costa. Doveva fare presto. Cavalcò la sua Grifenice e volò verso il portale alla terra della Fermezza, con sé aveva la pergamena che il padre, prima di morire, le aveva detto di custodire. Elis, in qualche modo, sapeva, in cuor suo, che avrebbe dovuto fidarsi delle parole del padre. Se non sarebbe giunta in tempo, l’esercito messo su da Talòs non avrebbe avuto speranze contro Gòrgos, sarebbero stati tutti massacrati senza pietà. Elis conosceva bene i poteri dello Stregone Feridal, da bambina era stato uno dei suoi maestri. Ora, era solo un traditore al seguito di Gòrgos…

Continua…


Varacalli

Redazione

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