Diamo voce alla Calabria che ha tanto da raccontare
Di Silvia Turello
Caro Jovanotti, anche se in passato non mi muovevo tanto come adesso, anche se l’inverno porta con sé le giornate brevi che non ti permettono di spostarti liberamente con la luce naturale, anche se il Covid-19 e il coprifuoco hanno parecchio ostacolato gli spostamenti, posso assicurarti che non ho bisogno di ricordarmi che sono fortunata ad essere cresciuta in terra calabra. La domenica mi porta con sé la voglia di partire e di vedere quello che non ho ancora visto. E le cose da vedere, e i posti che hanno tanto da raccontare, sono davvero tanti.
Non ho bisogno di leggere che tu hai affermato che Scilla è un posto che lascia senza fiato. Quella frase, in qualche modo ha fatto il suo rumore perché ha permesso a tanti di ricordarsi che vivono in un posto meraviglioso, che sì, ha i suoi difetti, ma come ogni luogo del mondo. Ne sono sicura anche io, sono molte le cose da correggere, ma questa terra ha tutte le carte in regola per farlo e in questi ultimi due mesi me ne sono resa conto ancora di più.
In verità la nostra terra ha una grande storia alle spalle, così antica che molti reperti archeologici risalgono a prima di Cristo. La sua storia è ampia, vanta diverse sfaccettature, diversi passaggi che è importante seguire per poterli comprendere a pieno; ha un microclima ideale, ha il mare e la montagna che distano poche decine di chilometri l’uno dall’altra e sono facili da raggiungere, la mattina puoi ritrovarti in un mare cristallino e il pomeriggio in un parco naturalistico con le cascate, lontano dai rumori della città. Ha parchi naturali e artificiali, splendide realtà, molte delle quali nate dal nulla. Possiede aria pulita e centri storici che raccontano molto più di quello che può sembrare.
Inizierò da questi un nuovo capitolo in cui parlerò di questi luoghi, di come raggiungerli, di quello che ognuno di loro racconta. Perché hanno tanto da raccontare.
Gli antichi viaggiatori greci hanno rappresentato un ricco potenziale delle nostre terre, donando un valore aggiunto, sia colonizzandole che unendo le loro culture con quelle locali. Ma portando anche un messaggio forte e diretto ai giorni nostri: il viaggio come scoperta di sé stessi e di nuove realtà, fino a quel momento sconosciute.
Lo diceva anche Renzo Piano:
I giovani devono viaggiare, perché viaggiando si può capire gli altri. Viaggiando si può capire che le differenze sono un valore e non un problema.
I viaggi, anticamente, avvenivano perlopiù per motivi non legati tanto alla curiosità quanto all’arricchimento e all’espansione: la colonizzazione rappresentava un modo per arricchirsi ed espandersi. Questo aspetto fa riflettere, se vogliamo, perché si sa che anche oggi si sceglie di viaggiare per ampliare il proprio bagaglio culturale e di esperienze, perché non ci si accontenta più di ciò che già si conosce. In questo caso, gli spostamenti servivano ad arricchire anche l’aspetto economico, politico e sociale di un territorio, e i greci riuscirono benissimo a fare questo, scegliendo le coste calabresi e siciliane anche per ampliare la propria mitologia. L’attuale Magna Grecia infatti, ne è testimone…
Originariamente pubblicato su meteoratrl.wordpress.com