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Aborto negato negli USA: quella violazione dei diritti umani che ci fa tremar le vene e i polsi


Edil Merici

Di Maria Lavinia Toscano

La Corte suprema degli Stati Uniti abolisce il diritto all’aborto e scoppiano proteste e manifestazioni in tutta la federazione. Il Texas e il Missouri sono stati i primi stati a vietarlo, poi successivamente la sentenza definitiva.
La decisione è stata presa da una Corte divisa, con 6 voti a favore e 3 contrari. Ora i singoli Stati saranno liberi di applicare le loro leggi in materia e decidere se vietare o meno l’aborto. Non è di certo una decisione facile da digerire perché, con questa sentenza, si è tolto un diritto fondamentale alla donna: decidere cosa fare del proprio corpo. Questo evento ha lasciato inorridite migliaia di persone sui social e ha scatenato una bufera mediatica. Su internet, infatti, si moltiplicano di ora in ora i video aventi lo scopo di protestare e contrastare questa estrema decisione. Anche il Presidente Joe Biden ha commentato in modo molto freddo la sentenza: «È il compimento di un’ideologia estrema e un tragico errore della Corte Suprema». L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha subito fatto chiarezza sulla propria posizione, affermando che si è trattato di “un colpo terribile ai diritti umani delle donne”. Ma quali sono i problemi che affliggano gli Stati Uniti che invece non subiscono una decisione altrettanto radicale? Innanzitutto non viene controllata la vendita delle armi, evenienza che rende la federazione l’unico Paese al mondo in cui un ragazzo a 18 anni può comprare un’arma ma deve attendere i 21 per acquistare legalmente una birra. Con la cancellazione del diritto all’aborto, poi, se un figlio viene concepito in seguito a uno stupro, la madre non ha leggi e tutele e, qualora decidesse di abortire illegalmente, rischia più sanzioni rispetto a colui che le ha fatto violenza. Ancora, per affrontare il cosiddetto school shooting, ovvero i numerosi assalti con arma da fuoco che annualmente si verificano in tanti istituti americani, si è avanzata l’idea di armare i professori per proteggere i ragazzi, un’idea, pare lapalissiano sottolinearlo, che non farebbe che far aumentare i rischi per i ragazzi, perché la mente umana è molto fragile e nessuno può escludere che un professore con un esaurimento nervoso, se armato, potrebbe fare strage dei propri alunni invece che difenderli. Decisioni come quella di cui stiamo parlando evidenziano come anche negli Stati Uniti il potere sia nelle mani di pochi esponenti del popolo che molto spesso, più che fare gli interessi dei propri elettori, fanno quelli di imprenditori e lobby se non di singoli individui. Diverse aziende, come Netflix o Tesla, hanno deciso di pagare le spese delle loro dipendenti qualora avessero la necessità di abortire, ma resta il fatto che contromisure di questo tipo non possano cancellare l’approccio superficiale avuto dalla Corte Suprema nei confronti dell’aborto. L’aborto, infatti, non è una scelta semplice da prendere e sicuramente, finché non viene provata sul proprio corpo o da qualche persone cara, non si ne può parlare con vera cognizione di causa. Una donna in gravidanza rischia un aborto spontaneo con una probabilità che va da 10 al 20% prima delle 20ª settimana. In questo caso, la donna deve ricevere dei trattamenti specifici che le garantiscano cure e una piena ripresa. Negare questi trattamenti potrebbe portare alla persino alla morte della donna stessa. Qualora una donna in gravidanza, poi, durante degli esami di routine, scoprisse che purtroppo il feto ha contratto una malattia, deve avere la possibilità di scelta sul futuro del proprio figlio. Ovviamente queste sono decisioni etiche che devono essere analizzate bene prima di poter “mandare a rogo una persona”. Con la decisione della Corte Suprema statunitense, oramai, non si ha nemmeno questa possibilità in moltissimi Stati e le donne sono costrette a vivere una vita piena di problemi e difficoltà economiche e non. Nessuno dovrebbe decidere per gli altri, basta con queste rivendicazioni maschiliste, soprattutto in virtù del fatto che il corpo che partorisce è sempre quello della donna. L’America che ci sembrava un sogno, insomma, il luogo in cui vivere per scappare da una realtà dalla mentalità ristretta come può apparire a un primo sguardo quella dei nostri territorio, dimostra oggi di non essere altro se non la patria in cui le decisioni, purtroppo, vengono prese da una fazione politiche dalla mentalità ristretta, alla quale le donne che non sono propense a collaborare tra di loro non riescono a opporsi, accettando di sottomettersi a una volontà patriarcale. Non dobbiamo interrompere le proteste ma, anzi, ci dobbiamo schierare vicino agli oppressi, non siamo così lontani nemmeno noi da un avanzamento delle negazioni di alcuni umani, considerati i tempi che corrono.

Foto: fanpage.it


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