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Costume e SocietàLetteratura

Il Demone Rosso

Samurai: La spada e l’onore


Edil Merici

Di Francesco Salerno

«A terra!»
L’urlo arrivò un attimo prima che le palle di moschetto fendessero l’aria. Naomasa si chinò leggermente di lato, evitando una pallottola che altrimenti lo avrebbe colpito alla spalla.
L’attacco era stato un fallimento. Toyotomi era un generale più abile del previsto e aveva sin dal principio bloccato e respinto ogni attacco della coalizione Tokugawa-Oda.
Come se ciò non bastasse, il loro fianco sinistro, quello sotto il comando di Naomasa, stava per cedere. Se ciò fosse avvenuto sarebbe stata una vera disfatta per il clan.
«Signore, guardate!» disse d’un tratto uno degli uomini accanto a Naomasa.
Volgendo lo sguardo verso la posizione indicata, il giovane Yi vide un samurai in armatura viola e oro a cavallo di un enorme destriero. Il samurai indossava una maschera e un elmo con parrucca color bianca. Lo stendardo alle sue spalle non lasciava dubbi sulla sua identità.
Mori Nagayoshi, il Drago del Sud!
Era lui l’artefice di quella che stava per diventare una sconfitta. Naomasa non poteva accettarlo.
Il suo avversario era appena dietro la prima linea di archibugieri nemici. Stava incitando i suoi con la propria presenza e tutti inneggiavano al suo nome. Se fosse caduto lui, forse…
A Naomasa bastò quest’unico pensiero per spingerlo ad agire.
Indossò il suo elmo e la maschera, poi fece segno ai suoi demoni rossi di seguirlo.
«Avanti, Akaoni! Con me! Per il signore e la gloria! Carica!»
Con un urlo belluino cinquanta uomini a cavallo si lanciarono dietro il Demone Rosso. Gli stendardi al vento e le lance pronte a fendere il nemico parevano una marea rossa di morte. Non appena li videro caricare, gli uomini dei Mori presero a puntare su di loro i fucili. Una scarica di piombo venne scaricata verso i cavalieri degli Yi, ma questi non si fermarono. Naomasa in testa urlava e incitava i suoi a galoppare più veloci, incurante delle pallottole che gli volavano contro. Alcuni dei suoi uomini iniziarono a cadere di sella colpiti a morte dal fuoco nemico, ma il Demone Rosso non si fermò. I soldati nemici vacillarono dinnanzi a quel coraggio, ma non si spostarono di un millimetro. Un’altra scarica di fuoco, un altro giro di morte, ma nemmeno allora Naomasa si fermò. Arrivato a pochi metri dalle file nemiche lanciò un ultimo grido di battaglia poi spronò il cavallo a continuare. Come un uragano di ferro, carne e sangue, il samurai passò in mezzo ai Mori lasciandosi dietro solo morti e feriti.
Il capo del clan, Mori Nagayoshi, caricò immediatamente l’odiato nemico, desideroso di prendersi la sua testa.
«Un drago che affronta un demone! Chi vincerà questo scontro, Naomasa?» gli chiese Mori mentre sguainava la katana.
Naomasa non rispose ma sorrise con ferocia prima di gettarsi all’attacco del nemico. Poco prima che i due si scontrassero, un urlo fece voltare il giovane Yi, che per puro caso evitò l’ennesimo colpo di fucile. Quando si rigirò verso Mori, lo trovò con gli occhi sbarrati e l’armatura impregnata di sangue. La pallottola destinata a lui era invece finita nel collo del comandante nemico. Una fine indegna per un samurai di quel calibro.
Mori provò a dire qualcosa ma le parole gli morirono in gola e, un attimo dopo, cadde di sella.
Vedendo il loro leader cadere, gli uomini dei Mori ruppero le righe e iniziarono a correre per salvarsi la vita. Mentre il fronte nemico si disintegrava giunse Honda in persona, alla testa di un altro contingente di cavalleria e, senza indugio, attaccò i nemici in ritirata. Fu una disfatta totale. Il fianco nemico dei Toyotomi crollò su se stesso e i Tokugawa li abbatterono uno dopo l’altro.
Naomasa, nel frattempo, era ancora immobile a fissare il cadavere del povero Mori. Era felice che il suo nemico fosse morto, ma avrebbe voluto ucciderlo con le sue stesse mani.
Mentre le truppe nemiche battevano in ritirata, giunse sul campo Ieyasu in persona che subito cavalcò verso Naomasa. Non appena lo raggiunse lo fissò con ammirazione per poi congratularsi con lui.
«Il tuo soprannome è davvero meritato, Naomasa. Solo un demone poteva sconfiggere un drago!»
Naomasa chinò il capo in segno di ringraziamento, ma dentro di sé era furibondo per quello scontro mancato. Avevano vinto la battaglia, ma lui si sentiva derubato della gloria.

Foto: fantasyflightgames.com


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