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La struttura di Scolacium: dall’anfiteatro al foro


Edil Merici

Di Silvia Turello

Per approfondire il discorso relativo al sito archeologico di Scolacium e spiegare perché può essere definito un contenitore delle varie epoche necessarie al suo odierno sviluppo, iniziamo oggi un tour dell’antica città descrivendone la struttura e i reperti più interessanti.

La necropoli

L’Anfiteatro
Camminando verso la sommità della collina, si arriva in un punto strategico da cui è possibile ammirare una vista tipicamente calabrese: la linea netta e azzurrissima dell’orizzonte che separa il mare dal cielo, una distesa di uliveti e, in basso, il teatro. In basso è possibile trovare un bivio, che porta sia verso il teatro sia verso l’anfiteatro. Il parco si estende per 35 ettari di terreno e da quell’altezza è possibile vedere i monumenti principali.

La Cattedrale di Santa Maria della Roccella
Sulla sommità della collina vi sono delle stratificazioni importanti, databili tra il I secolo a.C. e il VII secolo d.C., in cui, nel II secolo d.C. fu installato un sistema di cisterne per la raccolta e la conservazione dell’acqua, costituita da una cisterna principale di 3 metri per 7,40 collegata attraverso una tubazione fittile a un’altra cisterna più piccola di 1,70 per 2,90 metri, utilizzata per il troppo pieno. Le cisterne erano coperte con volte a botte e la più grande aveva anche una tubazione di scarico, che permetteva il deflusso dell’acqua all’esterno e il conseguente vuotamento al fine di pulire l’ambiente. Il sistema di raccolta dell’acqua può essere stato voluto da Antonino Pio, come testimoniato da un’epigrafe del 143 conservata al municipio di Squillace e che fa un chiaro riferimento all’approvvigionamento idrico. Tra il III e il IV secolo venne costruita una domus fortificata utilizzando le basi della cisterna più grande, e forse distrutta tra il V e il VI secolo dalla guerra greco-gotica. Per le sue dimensioni, i materiali impiegati e le caratteristiche urbanistiche si pensa venne sviluppata su due livelli e forse a corte aperta, probabilmente una residenza aristocratica tardoantica, intorno a un ambiente quadrato di circa dieci metri e protetta da una torre situata nell’angolo Nord Est e di quella che doveva essere la facciata principale, che dava sul teatro e gli edifici circostanti. Nel corso del V secolo la domus venne restaurata e dotata di impianto di produzione delle ceramiche, i muri vennero risarciti non più in laterizi ma in ciottoli di dimensioni medio piccole e legati da malta con orizzontamenti. All’interno dell’ambiente seminterrato è stato ritrovato un solidus di marciano su cui, fino al VII secolo, seguì l’installazione di una Necropoli.

Il Foro
Nella necropoli bizantina si ritrovano due fasi costruttive: la prima collegabile tra il V e il VI secolo e la seconda alla fine del secolo. Nella prima fase ritroviamo le maggiori informazioni e delle tombe rettangolari in casse di recupero, con orientamento Est-Ovest e raramente a singola sepoltura.
I corredi funerari mostrano però due importanti caratteristiche: la presenza di un mercato legato al culto funerario vista la particolarità e la varietà di anforette ritrovate, e la standardizzazione dei corredi funerari, che stanno a dimostrare una condizione sociale piuttosto a livelli, e questo dato è collegabile con lo sterminio dell’aristocrazia da parte dei Goti e poi dai Longobardi nel VI secolo.

La chiesa abbaziale normanna

Esterno della Cattedrale di Santa Maria della Roccella
Il percorso inizia in mezzo a un uliveto, in primavera rivestito di camomilla, con alla sinistra l’imponente chiesa abbaziale Normanna edificata tra l’XI e il XII secolo, e forse mai portata a compimento, usata probabilmente come struttura di difesa, appunto Roccelletta. È una costruzione molto suggestiva in mattoni rossi, con stili architettonici che vanno dall’arabo al bizantino al romanico, su edificazioni precedenti; è vuota all’interno, con un’unica grande navata che vede alla sommità l’abside in tre parti e raggiungibile tramite scalinate. Stormi di cornacchie popolano il parco, forse legati a un’antica leggenda che li vuole protettori di Minerva, a sua volta protettrice di Scolacium come Athena di Skylletion. E la tradizione medievale per la quale la cornacchia è un animale protetto da Dio.
Lungo il percorso è possibile trovare, nell’ordine: la cattedrale sopra citata, il teatro, l’anfiteatro, la necropoli, e anche il museo archeologico, con numerosi reperti ritrovati e le statue, e un interessante museo del frantoio, il primo elettrico della Calabria.
L’area del parco archeologico è attualmente espropriata e faceva parte dei possedimenti della famiglia dei Barone Mazza, e prima ancora della famiglia Massara di Borgia, possessori di un’azienda di produzione di olio. In questo luogo infatti, fino al 1800, emersero numerosi reperti antichi conservati dalle famiglie proprietarie del luogo. Nel 1910 si verificò una compravendita con Paolo Orsi per l’acquisto di un braccio di bronzo, conclusa positivamente con l’acquisto del bene al patrimonio statale.
L’interesse archeologico verso questa area portò, dalle prime indagini alla metà degli anni sessanta, a opera di Herman Arslan, all’esproprio totale nel 1982 che, a suo voltà, permise la trasformazione dell’area in parco archeologico.
I reperti più antichi costituiscono oggetti risalenti al paleolitico e ritrovati nella campagna di scavo nel 2002-2003, durante una serie di ricognizioni per conto della Soprintendenza della Calabria. Altri reperti sono stati rinvenuti negli anni ‘90.
I ritrovamenti archeologici ne definiscono la storia e la mitologia con il rinvenimento dei reperti dell’antica Skylletion, di cui però non rimane nulla, a cui poi successe la romana Minerva Scolacium e poi l’insediamento medioevale normanno. Secondo numerosi studi, pare ci fosse un borgo ancor prima dell’arrivo dei greci.

Il foro

Tra i settori meglio indagati c’è senza dubbio il Foro. Una piazza imponente che misura 38,14×81,60 metri ed è orientata a nord-ovest/sud-est. Venne eretta sulla collina di Rotondone, sviluppata verso il mare e aperta a nord verso la pianura alluvionale creata dal fiume Corace. Una porzione del foro, il lato corto, è nascosto dal passaggio della Strada Statale 106. Tra i monumenti principali che si affacciavano sulla piazza c’era il Capitolium, ovvero la sede principale del culto della città romana, situato lungo il lato breve nord/ovest, oltre il decumano massimo e il muro di terrazzamento in opera quadrata.
L’intero complesso creava un notevole effetto scenografico a tre livelli, della piazza, del decumano e del Capitolium che coronava il tutto, con un effetto simile a quello del Foro Di Brescia. I resti del Capitolium sono in realtà quasi tutti andati perduti in quanto riutilizzati come materiali di reimpiego, a eccezione di un angolo del Podio con Cyma reversa di calcare giallastro e i resti di n vespaio che sosteneva il podio.
Al posto delle tabernae vennero costruiti due edifici destinati a funzioni pubbliche rappresentative e amministrative. Il primo edificio era destinato al culto imperiale, l’aula quadrangolare absidata, con misure 17,5 x 6,5 metri sostituì le tabernae II,III e IV e si estendeva esternamente, raccordandosi alla piazza tramite un porticato tuscanico che riutilizzava gli elementi demoliti dei portici nella precedente fase, con risistemazioni e aggiustamenti fino a raggiungere il suo assetto attuale durante il III secolo, che costituisce la sua ultima fase edilizia. Dall’area circostante provengono alcuni dei più importanti ritrovamenti, ovvero dei togati di marmo, inoltre vi sono i ritrovamenti dei ritratti di Germanico, nipote di Augusto, e un frammento del ritratto della moglie Agrippina Maggiore.
Accanto al Caesarum venne realizzata la Curia, un edificio di 12×8 metri in opera reticolata con due bassi gradini laterali lungo le pareti dei lati minori. Per analogia con simili ambienti in altre città come Roma e Verona, è associata alla sede del Senato locale, od ordo decurionale, che aveva la funzione di amministrare la città.

Originariamente pubblicato su meteoratrl.wordpress.com


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