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Attualità

Una malattia chiamata “politicamente corretto”

Il rompiscatole


Edil Merici

Di Francesco Salerno

Uno spettro si aggira per il mondo, e no, non è quello del comunismo descritto da Karl Marx e Friedrich Engels nel lontano 1848.
Lo spettro moderno si chiama politicamente corretto e, in breve, è una forma di censura idealizzata e atta a limitare la libertà altrui e creare divisioni umane, nonostante si celi dietro le maschere del rispetto, l’amore e la fratellanza.
Negli ultimi anni questo flagello linguistico si è alimentato a dismisura, arrivando a contaminare ogni campo dell’umano linguaggio, dai generi sessuali alle razze, dalla satira alla scuola, arrivando persino ad ammorbare i dizionari ufficiali di vari Paesi.
Facciamo alcuni esempi.
Lo schwa. Per chi non lo conoscesse, trattasi di un elemento consonantico trascritto per mezzo del simbolo ə inserito al termine di alcune parole per donare loro un senso di inclusività. O, almeno, questo sarebbe l’intento. Così, se dobbiamo parlare di qualcosa di bello, ci ritroviamo a leggere “che bellə” per evidenziare la volontà di privare la nostra affermazione della declinazione di genere e, a mio modesto parere mio, anche di ogni sorta di logica.
Dante si starà rivoltando nella tomba…
Se, però, non amate questa e ubriaca e al rovescio potete sempre utilizzare un semplice asterisco. Così sarete lieti di scrivere ai vostri amici: “Ci vediamo tutt* in piazza, oggi”. Ah, che rinnovato senso di giustizia sociale e inclusività!
Potremmo, invece, scrivere un intero trattato sui termini inventati in campo sessuale, anche se dovremmo aggiornarlo di continuo visto che ogni giorno si scopre un genere nuovo!
Se eravate rimasti alle semplici definizioni di trans, transgender, gay e bisex dovreste infatti aggiornare il vostro vocabolario: oggi sono state inventate decine e decine di identità di genere nuove, molte delle quali sembrano uscite da un viaggio mentale a base di oppio di ottima qualità. Però è anche una comodità, considerato che ogni qual volta che qualcuno vuole sentirsi speciale e unico gli basta rivolgersi alla comunità LBGTQ e avrà un genere tutto suo!
Guai però a non ammettere l’esistenza di tutti questi generi, o sarete bollati come cavernicoli, ignoranti, omofobi e altre boiate simili.
Non va certo meglio nel campo delle razze. Da alcuni anni, infatti, pare imposta la regola di definire le persone nere con il più politicamente corretto appellativo di “persone di colore”.
Ora, nulla di male, se non fosse per il fatto che questa dicitura non ha alcun senso logico.
Persone di colore. Di che colore parliamo, esattamente? Noi, anche se definiti bianchi, in realtà siamo rosa. E il rosa è un colore…
Senza contare il fatto che i cosiddetti bianchi, in realtà, hanno decine di tonalità diverse, dal rosa all’olivastro. Tutti, quindi, abbiamo un colore.
Queste continue divisioni ed etichette hanno però un effetto reale sulla vita di tutti i giorni. Dividere gruppi, popoli e nazioni. Forse sarebbe ora che qualcuno dicesse ai liberali del mondo che creare etichette nuove ogni giorno divide le persone e non le unisce…
Ora, questi sono solo alcuni esempi di come il linguaggio stia virando velocemente verso l’idiozia, forgiato non dalla logica bensì da folli idee di moralismo inesistente e fallace. Un linguaggio che dunque dovrebbe essere sempre corretto e che però non rispecchia per nulla il mondo reale che viviamo ogni giorno. Della serie: sganciamo pure bombe su bombe e facciamo a pezzi degli innocenti purché quando parliamo includiamo tutti senza discriminare nessuno!
Sono certo che per tali critiche qualcuno mi bollerà con epiteti poco gradevoli, ma pazienza. Il mondo in cui viviamo sta andando a tutta velocità verso questa direzione di pura follia e io, francamente, non riesco a stargli dietro. Chiudo, dunque, citando i Negrita:

Mama Maé, prega perché
il mondo va più veloce di me!

Foto: parmateneo.it


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