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Costume e SocietàLetteratura

La notte della grande disfida sul mare

Le Cronache di Atlantidea XXXI


Edil Merici

Di Luisa Totino

Nella mente di Elis il tempo iniziò a scorrere in avanti fino a quando, aperti gli occhi, si ritrovò di fronte alle Sapienti.
Ancora angosciata per quello che aveva letto, disse: «Ora mi è tutto chiaro!»
L’anziana Sapiente si accorse del turbamento di Elis e rispose: «Non essere triste Elis, per ciò che hai letto sulla pergamena di Altea. Il ciclo della vita, purtroppo, può essere spietato, ma necessario. Una perdita, per il bene di molti! La cosa che ti sconvolge di più, però, è non poter prevedere chi sarà a morire, e tu temi per la vita di Vera, è ovvio. Non hai bisogno dei tuoi poteri di Veggente, ascolta il tuo cuore, Elis, lui non ti tradirà mai. Non farti sopraffare dalla paura, perché è di questo che si nutre Gòrgos. E poi, in un modo o in un altro, noi daremo aiuto durante la battaglia. Ora va, unisciti all’esercito del Metaverso! In questo momento staranno raggiungendo la riva del mare. Tuo padre sarebbe molto orgoglioso di te.»
Elis, con il cuore affranto, ma sperando che a Vera non sarebbe successo nulla, si congedò dalle Sapienti di Akron, uscì dalla Grande Chiesa, salì in groppa alla sua Grifenice e partì alla volta del mare. Intanto una pioggia improvvisa e tetra iniziò a scendere. Anche il cielo, a modo suo, era triste e indignato di ciò che stava per succedere.
L’esercito del Metaverso, che stava per arrivare sulla riva del mare, venne raggiunto dalla pioggia.
Aldàrin disse: «Ci mancava la pioggia, questo non agevolerà l’avvistamento degli avversari. Secondo me è un segno che la guerra porta solo dolore e lacrime.»
E Talòs: «Pioggia o no, questa notte segnerà l’inizio di una nuova era.»
A quelle parole Vera rispose: «Cerchiamo di iniziare questa nuova era senza perdite.»
E Mattia aggiunse: «Per quanto l’eroismo ci stia spingendo a combattere, credo che nessuno di noi voglia perdere la vita, stanotte!»
Giunsero sulla spiaggia. Vera riconobbe quel posto sacro, ove era solita stare a guardare il tramonto, lo stesso che in una sera di fine estate fece iniziare la sua avventura e si portò via sua nonna Lena. In quel momento si rese conto che la sua vita non sarebbe stata più la stessa. Con altri occhi, ora, guardava quel mare e quella spiaggia. Anche se avesse fatto ritorno dai suoi genitori, i loro rapporti sarebbero stati diversi, soprattutto con sua madre, una volta che le avrebbe svelato la verità sulla sua nascita. Il mare, quella sera, non aveva i riflessi sanguigni del tramonto, ma cupi e spenti, quasi spettrali, che la pioggia fissava irrimediabilmente con le sue piccole glaciali schegge. Rimasero tutti sui Dasculòs, immobili, ad aspettare un qualche piccolo movimento dal mare, ma inutilmente. Esso si mostrava fredda lastra, puntellata dalle gocce di pioggia. Talòs, allora, scese dal Dasculòs e si avvicinò alla riva.
C’era troppa calma e, in quel momento, pensò di essersi sbagliato riguardo a Gòrgos e lo disse a tutti gli altri: «Ho idea che Gòrgos non attaccherà dal mare, ma a questo punto non saprei neanche dove. Vi ho condotti alla battaglia inutilmente!»
Aldàrin rispose a Talòs: «Non ti crucciare, amico, credo che chiunque qui preferisca una seratina tranquilla, a bere un buon sorso di Erbaviva!»
All’improvviso un rumore alle spalle dell’esercito attirò l’attenzione di Talòs, che corse verso il Dasculòs, ci salì sopra e volò nella retroguardia. Un’ombra dal cielo si stava avvicinando a grande velocità. Quando la figura fu abbastanza vicina, Talòs puntò la sua lancia contro l’ipotetico avversario.
Elis e la sua Grifenice fecero appena in tempo a schivare la punta della lancia: «Talòs, sono io, Elis! Metti giù la lancia o spaventerai Falisia!»
Talòs abbassò subito la lancia e disse: «Elis, che diamine ci fai qui?! non dovevi essere nel Palankrir a seppellire tuo padre?»
Ed Elis: «Ho sepolto mio padre Argonat, ma cose terribili sono accadute dopo la sua morte. Sono giunta a te per riferirle, in vista della grande battaglia di questa notte.»
Talòs, approfittando della presenza di Elis, le chiese: «Elis, tu che riesci a vedere il futuro, puoi dirmi se la battaglia avverrà su queste coste?»
Ed Elis: «Talòs, sai, nel tuo cuore, che sarà così, non sono necessari i miei poteri di veggente. È che tu vorresti che questa guerra non si combattesse mai, perché hai paura per Vera e per tutti gli altri. Ti sentiresti eternamente in colpa se accadesse qualcosa a qualcuno di loro. Devi sapere, però, che Altea sarebbe orgogliosa di te! Non mollare!»
Detto ciò, Elis tirò fuori la pergamena: «È arrivato il momento di rivelare il segreto racchiuso in essa a te e a Vera!»
E Talòs: «Stiamo per combattere una delle battaglie più importanti della storia di Atlantidea, non mi sembra il momento opportuno per svelare un mistero. Io porto sempre nel mio cuore il ricordo di lei, ogni istante. È vero, ho paura per le loro vite, dopotutto questa guerra è partita da me, e non esiterei un solo istante a sacrificare me stesso e a evitare tutto questo. Gòrgos è me che vuole! Vuole togliere il tempo e la felicità di tutti, per vedermi soffrire, per farmi implorare la morte per mano sua, lo capisci questo? Ho creduto, per tanto tempo, che morire, sarebbe stato veramente il termine delle mie sofferenze, ma poi ho pensato, come hai detto tu, che non avrei onorato Altea e tutto quello che era stata per Atlantidea e per me. Allora, ho promesso a me stesso che avrei combattuto fina all’ultima goccia di sangue, fino all’ultimo respiro del mio nemico Gòrgos!»
Elis interruppe Talòs e disse: «No, per salvare Atlantidea e il Metaverso, dobbiamo avere l’intero bracciale del Tempo, non puoi uccidere subito Gòrgos come vorresti, lo devi prima indebolire nel suo cuore!»
E Talòs: «Lui non ha più un cuore, lo ha chiuso e pietrificato! Come puoi pensare, solo lontanamente, di scalfirlo, è una pazzia bella e buona!»
Ma Elis esclamò, con sguardo più severo: «È l’unico modo che abbiamo per vincere contro di lui! Mi hanno detto tutto le Sapienti di Akron e la Regina Altea!»
E Talòs: «Altea? Come? Dove l’hai vista? Lei è morta! E le Sapienti di Akron sono solo una leggenda, nessuno le ha mai viste, come è possibile che si siano mostrate a te?»
Vera, intanto, che non vedeva tornare Talòs, preoccupata, si staccò dagli altri e andò a cercarlo. Nell’oscurità lo vedeva parlare animatamente con qualcuno, ma non riusciva a distinguerlo.
Una voce, però, ruppe ogni dubbio: «Vera! Finalmente ti ho trovata!»
E Vera: «Elis? Cosa ci fai qui?»
Ed Elis: «Devo riferirti delle cose molto importanti sulla tua profezia. È una questione di vita o di morte!»
Talòs, allora, disse: «Va bene, Elis, ti ascolteremo, tanto non abbiamo niente da perdere, non questa notte.»
Talòs le condusse distanti dal resto dell’esercito. Atterrarono con le loro cavalcature su una parte sabbiosa della spiaggia.
«Presto, Elis, affrettati a riferirci tutto, perché non abbiamo molto tempo. Gòrgos potrebbe attaccare da un momento all’altro!»
Elis aprì la pergamena e lesse quello che c’era scritto, così come lo ricordava quando incontrò Altea nel passato e anche di quello che le avevano suggerito le Sapienti di Akron riguardo Gòrgos. L’unica cosa che Elis non riuscì a comunicare loro fu che quella notte qualcuno avrebbe perso la vita. Non se la sentì di agitarli ulteriormente né preoccupare se stessa, perché bisognava raccogliere tutto il coraggio possibile se si voleva giungere alla vittoria.
All’improvviso si sentì la voce di Mattia: «Talòs! Vera! Presto, venite, qualcosa si muove nel mare!»
Talòs, Vera ed Elis raggiunsero immediatamente l’esercito. Il mare, da calmo, iniziò a incresparsi sempre più. Le onde si alzarono paurosamente, qualcosa di orribile stava arrivando. Il cuore di ciascuno batteva all’impazzata, ma non c’era altra via se non combattere! Vera chiuse gli occhi, per un attimo, e ripensò a sua nonna, ai suoi genitori, a Bea.
Poi sospirò e riaprì gli occhi e disse sottovoce: «Lo faccio per voi, ma prima di tutto per me stessa.»
Guardò suo nonno Talòs con un sorriso, che lui corrispose.
Talòs esclamò all’esercito: «Ci siamo! La grande disfida sul mare ha inizio!»
All’orizzonte, dalle alte onde emerse Gòrgos, in tutta la sua malvagità, in groppa a uno squalo degli abissi, al suo fianco lo Stregone Feridal su un polpo gigante dalle chiazze blu.
Quando furono abbastanza vicini alla riva si fermarono di fronte all’esercito del Metaverso e Gòrgos disse: «Ma guarda chi si rivede, Talòs Antripate! Sei ancora vivo, vedo, e questa volta ti sei trovato degli amichetti. Pensi di essere stato furbo, che io non sapessi di trovarti qui. Mi sottovaluti, amico mio. Tanto per cominciare anche io ho trovati degli amici, ma sono poco mansueti, rispetto ai tuoi. Devi capirli, hanno visto solo buio e solitudine, e nella mia grande magnanimità ho deciso di acquistarmi la loro fiducia e di farli uscire dagli abissi. Non so, però, quanto li potrò controllare. Anzi, penso di non aver nessuna voglia di controllarli, lascerò che si sazino con le vostre carni, mentre le vostre teste saranno i miei trofei di guerra. Dimenticavo, Talòs, ho una sorpresa per te anche dalla terraferma. Gli abitanti di questa insulsa cittadina sono stati privati del loro tempo, sono burattini nelle mie mani, e sono dietro di voi.»
Talòs si voltò e vide gli abitanti che avanzavano con lo sguardo vuoto e delle spranghe in mano, erano diventati pericolosi Tùnnis. Vera, tra loro, riconobbe i suoi genitori.
Spaventata, iniziò a chiamarli: «Mamma! Papà, sono io Vera! Svegliatevi, tornate in voi!»
Poi, voltandosi verso Gòrgos, gli gridò: «Che tu sia maledetto!»…

Continua…


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