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Costume e SocietàLetteratura

Il carillon

La tela del ragno

Di Francesco Cesare Strangio

Aquilino, accostatosi agli amici, si rivolse a Pasquale Loiero, un uomo tutto di un pezzo dai capelli color neve e dal fisico asciutto e giovanile.
Pasquale era in pensione da pochi anni dopo aver prestato fedelmente servizio nella Benemerita come sottufficiale.
«Maresciallo! – disse Aquilino. – Ho la vaga sensazione che la bambina bionda tutto può essere meno che figlia di zingari.»
I quattro lo guardarono e poi Vincenzo, impiegato delle poste in pensione, disse: «Aquilino, a noi che cosa importa se fa o no parte degli zingari? E poi, noi conosciamo le emotività della bambina? Secondo me, ci conviene andare al bar e farci un bel bicchiere di birra fresca e lasciar perdere gli zingari!»
Aquilino esitò un istante e poi prese a raccontare un aneddoto che lo vide testimone oculare:
«Sei anni fa mi trovavo in Slovenia e passeggiavo lungo una via del centro, quando fui attratto dalle grida di una donna, ho avuto la sfortuna di assistere a una scena raccapricciante, che aveva come protagonista una donna alla quale avevano sottratto la bambina mentre dormiva nella carrozzina. La povera donna correva gridando, in cerca di chi le aveva preso la bimba. La madre era di corporatura longilinea, capelli biondi. I lineamenti della zingarella bionda mi ricordano il volto di quella povera donna. Non vorrei sbagliarmi, ma il mio sesto senso mi suggerisce che tra quella donna e la bambina ci sia un forte legame di sangue.»
Tutti lo guardarono attoniti.
Il maresciallo, per una questione di deformazione professionale, guardò Aquilino e poi, rivolgendosi agli altri, disse:
«E se le sensazioni di Aquilino fossero vere? Sapete che vi dico, faccio una telefonata in caserma e poi si vedrà.»
Il maresciallo si avviò verso il vicino bar. Dietro al bancone c’era Lucia, una donna prosperosa e di bell’aspetto che amava vestirsi seguendo la moda e lasciare intravedere, quando si piegava per prendere le bibite nel sottobanco, il suo grande seno. Un po’ tutti gli uomini che frequentavano il bar avevano speso verso la donna qualche pensiero facile da immaginare. Lo stesso maresciallo era affascinato dalla sua sensualità.
Varcata la soglia del bar, senza alcun preambolo, chiese alla donna un gettone telefonico.
Lucia con un sorriso tra il serio e il faceto disse:
«Maresciallo, a cosa vi serve? Non mi dite che avete qualche relazione di quelle che si possono solo immaginare e non dire?»
Pasquale la guardò stizzito e borbottò delle parole di apprezzamento dirette alla padrona del locale.
Prontamente, e senza perdersi d’animo, Lucia rispose:
«Vi piacerebbe… questo è un territorio già colonizzato! Per giunta, il colonizzatore lo controlla molto bene.»
Il marito di Lucia, per via della virtù più indecente, era soprannominato Pertica. Il matrimonio tra Lucia e Pertica era una ulteriore sentenza che le belle donne amano degli uomini più le virtù nascoste che la bellezza esteriore.
Mentre l’ex sottufficiale era intento a portare a termine quanto si era proposto, il resto della compagnia teneva d’occhio i movimenti delle ragazzette. Tutto appariva normale, sino a quando la zingarella dai capelli biondi non si fermò davanti alla vetrina della gioielleria della moglie del dottor Jacopo, ufficiale sanitario del paese.
L’attenzione di Aquilino fu richiamata dal prolungarsi della sosta della biondina davanti alla vetrina della gioielleria. Cercava di capire cosa portasse la bambina a restare come basita davanti alla vetrina. Dava la sensazione che osservasse qualcosa d’insolito da cui era particolarmente attratta.
Aquilino e Vincenzo, non riuscendo a capire a cosa fosse dovuto lo strano comportamento della bambina, decisero di avvicinarsi per capire quale fosse ragione che la trattenesse davanti alla vetrina. Arrivati affianco alla bambina notarono che stava fissando un carillon che suonava.
La bambina aveva lo sguardo perso nel vuoto. Sembrava che una forza misteriosa le impedisse di muoversi, tanto che non si avvide dell’arrivo dei due uomini. Aquilino si ricordò di un particolare di quel giorno, quando la bambina fu sottratta alla madre: nella carrozzina c’era un piccolo carillon che sembrava uguale a quello in vetrina.
Istintivamente prese la bambina per mano e la portò con sé dentro la gioielleria. La moglie del dottore lo salutò, dimostrandosi sorpresa da chi si accompagnava.
«Don Aquilino, vi siete fatta la fidanzatina?» disse la donna in tono di scherno.
«A quanto pare abbiamo gusti diversi, poiché voi ve lo siete fatto un po’ più maturo», rispose Aquilino.
La donna, avendo la coda di paglia, cambiò immediatamente atteggiamento, assumendo un comportamento più composto.
«Prendetemi quel carillon esposto in vetrina» la comandò con tono deciso.
La donna andò rapidamente alla vetrina, in un attimo tirò fuori il carillon e lo consegnò ad Aquilino. La zingarella lo guardava con gli occhi vitrei, Vincenzo ammutolì… era perplesso e preoccupato per quanto stava accadendo.
La biondina allungò la mano e accarezzò il carillon ed esclamò: «Mamma! Mamma!»
«Per Dio! Temo che abbiate ragione», disse Vincenzo.

Continua…

Foto: orologeriasangalli.com


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