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Costume e SocietàLetteratura

La sacra prostituzione a Locri

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri XC


Edil Merici

Di Giuseppe Pellegrino

Su Locri due sono le fonti dirette, in realtà contraddittorie tra di loro: Clearco di Soli parla del rito come un aspetto conosciuto e praticato all’interno della società locrese, frutto di un’antica colpa da espiare (l’oltraggio di Aiace Oileo a Cassandra); Giustino, invece, cita due momenti storici importanti della storia di Locri (prima la battaglia contro Reggio e poi quella contro i Lucani) nei quali i locresi votarono un sacrificio che avrebbe coinvolto le vergini della città, in modo da ottenere la vittoria.
La seconda voce è solo una calunnia contro i locresi.
Sul fatto che sia Oileo la causa del rito per il suo oltraggio a Cassandra, bisogna sottolineare che a Locri il culto di Aiace era molto sentito, tanto che si attesta che nella battaglia presso il fiume Sagra l’esercito locrese fu portato alla vittoria proprio dal mitico re di Locri Opuntia. Da qui, la conseguenza dei locresi di espiare la sua colpa.
Durante la distruzione di Troia, Cassandra si era rifugiata nel tempio di Atena, ma fu trovata da Aiace, re di Locri Opuntia, e violentata sul posto. Trascinata via dall’altare, si aggrappò alla statua della dea che Aiace, miscre-dente e spregiatore, fece cadere dal piedistallo. A seguito dell’oltraggio, Locri Opuntia fu colpita da una terribile pestilenza che decimò la popolazione.
Fu interrogato l’Oracolo di Apollo che sentenziò che, per far cessare la morìa di persone, bisognava cancellare la macchia del peccato di Aiace contro Cassandra e, per far ciò, bisognava inviare ogni anno a Troia una vergine locrese scelta, si dice, tra le 100 più nobili famiglie. Questo sarebbe dovuto durare per mille anni. Le fanciulle sarebbero state condannate alla castità e a servire nel Tempio di Athena Ilias. Dopo il primo invio la peste a Locri cessò.
Oggi nella città calabrese è presente un’area archeologica, nota come Centocamere, in quanto sono presenti resti di 100 abitazioni. Da queste molto probabilmente partirono alcune delle vergini inviate a Troia. Ma questa è solo una illazione, senza alcun supporto storico, né logico.
Le caratteristiche religiose e architettoniche della polis locrese danno un quadro più ampio: l’area dedicata ad Afrodite si affaccia sul mare, in un complesso che si sviluppa sia all’interno sia all’esterno della cinta muraria e che comprende il centro abitativo-commerciale di Centocamere, la stoà a U, la casa dei leoni. In ognuno di questi spazi c’è un chiaro riferimento alla venerazione religiosa di Afrodite e anche sotto l’aspetto sessuale che caratterizzava la divinità, come possono dimostrare le statuette in terracotta di Grotta Caruso, in cui Afrodite è rappresentata nella celebre posa erotica, col panneggio che le cade e lascia nudo parte del corpo; o la statua lignea ricoperta in oro decantata da Nosside, la famosa poetessa di Locri Epizefiri, e i cocci sui quali erano incise le prime tre lettere del nome della dea. Nosside accenna a una offerta di Poliarchide alla Dea Afrodite, in modo non del tutto ingenuo:

Giunte nei pressi del tempio ammiriam di Afrodite
questa statua, dalla veste tutta trapunta d’oro.
A offrirla fu Poliàrchide, che molti lauti
guadagni seppe trarre dalla formosità del suo corpo.

Poliarchide, si vede, più che sacra, era solo prostituta, se dal suo corpo ha saputo trarre grandi profitti diretti e per questo reca un dono votivo ad Afro-dite. Eppure Nosside non ne parla con disprezzo. Poliarchide al tempio non può accedere da sola: occorre la presenza di una sacerdotessa. Nosside, appunto.
Ma come veniva vissuta la vicenda a Locri? Di sicuro gli anziani la guardavano tra i riti ancestrali da rispettare, mentre i giovani forse ne erano infastiditi.
A questo punto, sempre per continuare nel politicamente scorretto, per spiegare le origini e le modalità della Sacra Prostituzione riporteremo parte del romanzo La Legge è uguale per tutti, in cui, con un noir, si spiegano tanti misteri di Locri, con accertamenti storici minuziosi, anche per quel che riguarda il cibo. I protagonisti di questo inciso sono Zaleuco, Tirso, il suo antagonista, Senocrito, poeta locrese, e Caronda. Caronda, invero, è un personaggio anacronistico, perché vissuto dopo Zaleuco. Ma si dice che divenenne nomoteta, legislatore, proprio perché imparò dal locrese i principi della legislazione. Caronda era di Catane e vengono spiegate la sua vita e la sua opera legislativa, che ha poco nulla di innovativo, ma sono solo alcuni principi etici, buoni per tutti i tempi. Nel racconto vi è anche la posizione di chi considerava la Festa oramai superata, anche perché, in seguito, essa si trasformò nella Sacra Prostituzione e basta, con le Sacerdotesse al posto delle primogenite dei locresi.

Foto blogspot.com


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