Di Francesco Salerno
Naomasa sfilò la propria spada dallo stomaco del nemico prima di decapitarlo con un sol colpo.
Tre ninja diversi si erano lanciati contro di lui ed erano tutti a terra morti.
I samurai attorno a lui erano rimasti colpiti dal coraggio del loro generale e avevano iniziato a combattere con ancora più foga di prima, decisi a uccidere o morire da veri guerrieri.
Sakai, intanto, aveva radunato una decina di guerrieri e respinto l’attacco sul fianco destro, cagionando diverse perdite ai ninja.
Nonostante tutto, la battaglia era ancora incerta. Troppi samurai erano stati feriti dall’attacco sorpresa su due lati, e la vittoria era pertanto tutt’altro che scontata.
Un enorme ninja dal volto scoperto si palesò improvvisamente sul campo di battaglia, abbattendo con la propria ascia un samurai con un sol colpo.
Naomasa lo vide e lo puntò, comprendendo che, se lo avesse ucciso, forse avrebbe minato il morale degli altri aggressori. Prima che potesse raggiungerlo, però, vide Shibu caricare l’energumeno.
Il lamentoso samurai avanzò con la spada sollevata sopra la testa mentre urlava il proprio grido di guerra. L’enorme ninja lo aveva visto e lo attese finché non fu a portata, poi agì.
Con un movimento quasi innaturale, il ninja lanciò un sacchetto di polvere bianca contro il volto di Shibu, il quale di bloccò di colpo iniziando a tossire in cerca di aria.
L’energumeno, allora, lo caricò e lo colpì al petto con la propria ascia scagliandolo a terra.
«Shibu! No!» urlò Naomasa mentre correva verso il povero samurai, ma era tardi.
Con un sol colpo, il ninja spaccò il cranio di Shibu a metà, spargendo sangue, ossa e cervella sul terreno. Poi scoppiò a ridere.
Quel suono infiammò il cuore di Naomasa, che adesso voleva solo vendicare il compagno caduto.
Urlando al cielo la propria vendetta, il diavolo rosso si lanciò contro il ninja, che però aveva visto arrivare anche lui. Seguendo la stessa idea di poco prima, il gigante lanciò un altro sacchetto di polvere contro Naomasa per accecarlo, solo che stavolta il samurai era pronto.
Prima che la polvere lo colpisse, il giovane rotolò a terra per poi portarsi proprio a tiro delle gambe del ninja. Quest’ultimo, non prevedendo quella mossa, non poté far nulla per evitare che la katana del samurai gli troncasse di netto la gamba sinistra.
Urlando di dolore il gigante cadde sulla schiena reggendosi il moncherino. Un attimo dopo Naomasa gli fu sopra e lo finì con un affondo alla gola.
«Questo è per Shibu, dannato!» gli disse mentre estraeva la katana dal collo.
La morte del gigante però non pareva aver minato gli animi degli altri ninja che, anzi, parevano più combattivi di prima.
Naomasa e Sakai, fianco a fianco, continuarono a lottare con la forza della disperazione mentre sempre più dei loro finivano a terra. Quando entrambi credettero di star per essere sopraffatti, il suono di un corno squarciò l’aria e i ninja presero a ripiegare nella foresta, dove svanirono alcuni minuti dopo.
I samurai superstiti rimasero esterrefatti da ciò che era appena successo, non riuscendo a spiegarsi il perché di quella mossa.
«Ma che diavolo…» iniziò a dire Naomasa, ormai ricoperto di sangue.
«Guarda lì!» gli disse Sakai indicandogli il sentiero dinnanzi a loro.
A circa trecento metri di distanza erano ben visibili dei samurai a cavallo che avanzavano verso di loro. Su di essi svettava il simbolo del clan Todeshi.
Continua…
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