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Costume e Società

Antropofysia: Gerace rivive il miracolo di Persefone grazie all’intuizione di Attilio Spanò


Edil Merici

Ci sono cose che devono essere metabolizzate. Una scrittura lucida o uno sguardo che non sia influenzato dall’emozione ha bisogno di tempo, il tempo giusto per decantare.
Perché l’emozione rischia di annebbiare la vista, perché i contorni sfumano, le immagini si sovrappongono.
Ed è a distanza di alcuni giorni – un tempo giusto? Ancora troppo poco? –  che torno con la mente alla performance Eternità di Persefone che, grazie all’associazione Tabula Rasa e a tutte le buone energie che ha messo in campo, ha illuminato e animato un luogo speciale come il sito delle tombe preelleniche di Stefanelli, uno dei luoghi più belli e meno conosciuti di Gerace.
Ci vuole un tempo perché le emozioni intense, nate dalla performance di Maria Ariis, con le splendide ballerine Miriam Napoli, Miriam Scali e Alessia Sgambelluri guidate da Ivana Sanci e Natale Nucera, possano diventare percezione più chiara così da essere raccontate.
L’idea di Attilio Spanò e di tutta l’Associazione Tabula Rasa di far rivivere, attraverso il mito di Persefone, un luogo che ancora oggi è un’interfaccia tra il mondo di quassù e quello di laggiù, si è risolta in 45 minuti di immagini intense in un tempo sospeso, parole evocate ed evocative, respiro incantato e commozione intensa. Il testo di Ghiannis Ritsos, magistralmente interpretato dalla Ariis, perfettamente palesato dalle ballerine, all’unisono con le variazioni luminose, coi latrati dei cani e col soffiare del vento, ha reso visibile l’invisibile, reso concreto il mito, annullato qualsiasi distanza temporale e spaziale tra Persefone e gli spettatori attoniti.
Una Persefone apparsa quasi per incanto, miracolo invocato dall’accorata preghiera che ha trasformato gli oltre 120 spettatori di un tempo presente in oltre 120 oranti di un tempo senza tempo. Lo sguardo rivolto a Locri Epizephiri, allo Ionio e a Siracusa ripete e amplia lo stesso sguardo di chi, quattromila, cinquemila anni fa, si è rivolto alla divinità per dare un valore al proprio essere terreno così limitato.
Un tempo che si è chiuso su sé stesso per dare forza alla perenne contemporaneità delle azioni e delle sensazioni: nessuna rievocazione. Nessun rimando a ciò che era. Nessuna nostalgia. Eterno presente. Una Persefone eternamente presente.
L’altissima interpretazione di Maria Ariis, ha concluso in maniera sublime una delle manifestazioni più importanti di Gerace e della Locride: Antropofysia.
La rassegna, strenuamente portata avanti dall’Associazione Tabula Rasa, con la collaborazione volitiva e forte del Comune di Gerace, con il patrocinio del Consiglio Regionale della Calabria e sostenuta da imprenditori locali che hanno creduto, alla forza da caterpillar di Attilio e dei suoi strettissimi collaboratori, ha visto Gerace aprirsi al mondo contemporaneo. La città non ha solo accolto artisti e fotografi da tutta Italia, ma ha spalancato le porte della propria intimità, ha voluto creare uno scambio continuo tra il passato, il presente e la speranza per il futuro. Gli artisti Roberto Ghezzi, Simona Lombardi, Denis Volpiana hanno per tre giorni interi occupato luoghi della memoria della città: chiese, cortili, palazzi, strade… regalando una bellezza che si palesa mentre si fa, e lasciando, infine, alla comunità ciò che la comunità stessa, tramite loro, ha prodotto. Le naturografie di Roberto Ghezzi, hanno permesso al mare di lasciare l’impronta del suo moto e della sua variabilità su fogli di carta giapponese; le impronte murarie di Simona Lombardi, hanno trasferito su tela la matericità sacra dell’Annunziatella, sublimata in distillati di composizioni astratte; la forza di Denis Volpiana ha trovato su elementi di scarto la variabilità da palinsesto della chiesa di Santa Caterina.
E prima di loro, i giovani fotografi guidati da Massimo Mastrorillo, hanno violato ed esaltato l’intimità delle case, dei pensieri e delle pietre e delle vie di Gerace. Intrufolandosi nelle case, individuando un reiterarsi di elementi comuni, i giovani fotografi hanno reso un’immagine della città impensata prima di oggi e forse mai prima di oggi così vera e vivida.
E poi arriva Persefone.
E Persefone va via.
Tutto apparentemente è quello che prima era. L’eccesso di luce acceca, forse è nel crepuscolo che le cose si vedono meglio. Il crepuscolo in cui ritornano i pensieri e si riorganizzano e cominciano a generare altro…
Questo è quello che ci si aspetta da questo incipiente autunno dopo tanta bellezza.


Gedac

Oὐδείς

Oὐδείς (pronuncia üdéis) è il sostantivo con il quale Ulisse si presenta a Polifemo nell’Odissea di Omero, e significa “nessuno”. Grazie a questo semplice stratagemma, quando il re di Itaca acceca Polifemo per fuggire dalla sua grotta, il ciclope chiama in soccorso i suoi fratelli urlando che «Nessuno lo ha accecato!», non rendendosi tuttavia conto di aver appena agevolato la fuga dei suoi aggressori. Tornata alla ribalta grazie a uno splendido graphic novel di Carmine di Giandomenico, la denominazione Oὐδείς è stata “rubata” dal più misterioso dei nostri collaboratori, che si impegnerà a esporre a voi lettori punti di vista inediti o approfondimenti che nessuno, per l’appunto, ha fino a oggi avuto il coraggio di affrontare.

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