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Costume e SocietàLetteratura

Madame LeNoir

Le ultime figlie di Lilith


Edil Merici

Di Francesco Salerno

Gabriel fissò un’ultima volta il cartello all’entrata del negozio. La scritta, rovinata dall’incuria e dal trascorrere del tempo, recitava: Madame LeNoir, chiaroveggente e mistica.
Erano passati tre mesi dall’incidente all’università. Tre mesi da quando una donna misteriosa aveva fatto irruzione nel loro laboratorio. Il cilindro era stato rubato, Mikey ucciso e lui gravemente ferito alla schiena. L’inchiesta su quegli strani eventi non era ancora conclusa, ma lui dubitava che avrebbe prodotto qualche risultato. Ciò che era accaduto quel giorno aveva poco a che vedere con il mondo del normale. Un mese dopo aver lasciato l’ospedale, aveva quindi deciso di indagare per conto suo. Per innumerevoli giorni non aveva fatto altro che rivangare nel passato di tutti coloro che avevano avuto a che fare con il ritrovamento. Aveva studiato la lettera dei templari, investigato nel passato dell’ordine, confrontato racconti e documenti. Tutto era stato inutile. Alla fine, solo la mitologia gli aveva donato delle risposte. Qua e là sparsi nel tempo vi erano vari indizi che rimandavano a donne misteriose, sangue e al mito di Lilith.
Aveva passato due mesi ad analizzare ogni documento, ogni fonte, ogni mito e leggenda. Mesi di lavoro senza sosta, di occhiatacce da parte dei colleghi, di voci sulla sua dubbia sanità mentale. Alla fine di tutto questo marasma però era riuscito a risalire a qualcosa. Un antico ordine semi sconosciuto dalla storia ufficiale il cui nome era Le Figlie di Lilith. L’origine di questa organizzazione si perdeva nelle nebbie del tempo, così come oscuro restava il suo scopo. Accenni dell’ordine erano riscontrabili in storie della Mesopotamia, rapporti dell’Antica Roma, documenti dei Templari, sino a giungere all’epoca vittoriana. Per cercare altre informazioni aveva iniziato a contattare anche esperti di occultismo, esoterismo e magia nera, tutto pur di risalire all’ordine. Infine, la risposta gli era stata data dalla civetta che aveva incisa sulla schiena. Un suo contatto, un certo Michael René, gli aveva consigliato di recarsi a New Orleans e cercare la bottega di Madame LeNoir. A lei doveva mostrare lo scempio che aveva disegnato sul corpo.
Con la speranza di diradare finalmente le nebbie del mistero, Gabriel entrò infine nel negozio. La bottega era un disordinato ammasso di libri di magia, piante esotiche, amuleti, acchiappasogni e altri oggetti di dubbia natura. Nell’aria aleggiava un odore di incenso misto a sangue che non presagiva nulla di buono, ma ciò non bastò a far desistere Gabriel.
«C’è qualcuno?» chiese timidamente in mezzo a tutta quella confusione.
Dal fondo della bottega apparì come dal nulla un donnone di colore. Portava una lunghissima veste colorata ed era ricolma di gioielli da capo a piedi.
«Ti attendevo, Gabriel. Vieni, siediti.»
Gabriel fece come gli era stato detto, posizionandosi su una sedia proprio dinnanzi alla donna.
«Come sai il mio nome? Te lo ha detto René?»
«Non conosco nessun René. Il tuo nome mi è stato riferito dai Loa, gli spiriti. Adesso basta chiacchiere, fammi vedere il marchio.»
Gabriel sobbalzò dinnanzi a quelle parole, ma non protestò. L’unica cosa che gli interessava era capire. Si tolse la maglia e si voltò verso la donna, poi attese un responso. Madame LeNoir osservò in silenzio i segni incisi sulla carne, infine gli disse che poteva rivestirsi.
«È il suo simbolo, la civetta di Lilith, la prima donna. Tu sei segnato, professore. Loro verranno a prenderti.»
«Loro? Chi sono loro? Le Figlie di Lilith? Cosa sai del loro ordine?» incalzò Gabriel.
Madame LeNoir respirò a fondo prima di spiegargli.
«Nessuno conosce la loro origine, forse risalgono alla creazione stessa. Sono le figlie della prima donna, Lilith. Colei che venne amata e poi abbandonata. Colei che porta nel cuore il peso dell’abbandono e del tradimento. Colei che farà sprofondare nel sangue gli uomini. Le leggende dicono che venne relegata in un luogo segreto, accessibile solo con speciali chiavi di pietra. Loro, le figlie, sono la sua progenie. Totalmente fedeli alla madre, cercano da tempo immemore il modo di liberarla dalla sua prigionia.»
Quando la donna tacque, Gabriel non sapeva se ridere o essere terrorizzato da quel racconto. Possibile che quella storia fosse vera? Possibile che delle assassine agissero nel mondo da tanto tempo indisturbate? Non poteva crederci, ma i fatti avvenuti tre mesi prima non gli lasciavano molta scelta. Vero o meno, doveva trovarle.
«Dimmi come trovarle.»
«Saranno loro a trovare te a tempo debito. Ma se proprio vuoi affrettare il tuo destino allora recati a questo indirizzo a mezzanotte di questa sera. Avrai le tue risposte e la tua pista da seguire, piccola civetta. Ora va!»
Gabriel si alzò e prese il pezzo di carta con l’indirizzo, poi uscì dal negozio più confuso di prima.

Continua…

Foto: ilpost.it


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