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Costume e Società

San Luca: le varie fasi del restauro dell’effige della Madonna di Polsi


Edil Merici

Dall’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali

Mentre si intensificano i pellegrinaggi a Polsi, in vista della festa del prossimo 2 settembre, proseguono i lavori di restauro della statua della Madonna, qui venerata col titolo di Madre del Divin Pastore.
Come spiegato dettagliatamente nella scheda storico-tecnica che trovate in basso, conclusi gli interventi conservativi sulla scultura condotti dall’equipe di restauratori guidata da Giuseppe Mantella, con la supervisione di Daniela Vinci della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Reggio Calabria, sono emerse informazioni particolarmente rilevanti ai fini della conservazione della statua.
Gli interventi conservativi, successivi alle indagini storiche e diagnostiche, hanno fin qui riguardato “la rimozione delle vernici ossidate, dei colori alterati e di molte ridipinture riscontrare sulle superfici” al fine di restituire l’originalità dei colori alla sacra effige pronta per la festa del 2 settembre. Subito dopo la festa riprenderanno i lavori che prevedono il consolidamento “dell’intera struttura interna e della sua base in legno, ormai non più idonea a sorreggere i quasi otto quintali di peso del simulacro e della nicchia nella quale è custodita”.
Si tratta di interventi che saranno portati a termine dopo la festa del 2 settembre 2022 e, comunque, entro il prossimo mese di ottobre.
Tutte le fasi del restauro sono seguite costantemente dal vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, e dal Rettore del Santuario di Polsi, don Tonino Saraco.

La storia del Santuario

Il santuario della Madonna della Montagna, situato a Polsi, nel comune di San Luca, a 862 metri sul livello del mare, costituisce il più importante luogo di culto della diocesi di Locri-Gerace per la venerazione che i fedeli riservano da sempre all’effige mariana che vi si conserva.
Eretto in una profonda vallata ai piedi delle cime dell’Aspromonte, il santuario fu in origine romitorio dei monaci bizantini, praticanti il rito greco. L’edificio primitivo, più volte ampliato, fino alle forme attuali, nacque a seguito del rinvenimento, nell’XI secolo, di una croce di ferro, la Santa Croce di Polsi, che venne miracolosamente dissotterrata da un torello, mentre a un pastore apparve la Beata Vergine col Bambino che chiese: “Voglio che si erga una chiesa”.

La scultura della Madonna della Montagna

La scultura policroma in calcarenite raffigurante Maria con il Bambino, scolpita a tutto tondo (ma scavata sul retro nella parte inferiore forse per alleggerirne il peso) è custodita nella nicchia alle spalle dell’altare maggiore. Come descritto in alcuni documenti d’archivio del XVIII secolo, la statua è già presente nel santuario di Polsi nel XVI secolo, e risale presumibilmente alla fine del ‘500, come suggerisce al sua fattura tardo rinascimentale

Il restauro

Un primo intervento conoscitivo è stato previsto nel 2021, attraverso un accordo tra la Diocesi di Locri-Gerace, la rettoria del santuario dove la sacra effige è conservata e la Soprintendenza del Ministero della Cultura per la Città Metropolitana di Reggio e la provincia di Vibo, quale ente di tutela dei beni storici artistici e architettonici. In tale prima fase si è posto come non più procrastinabile un urgente intervento conservativo, considerando il valore dell’opera, la sua importanza nel quadro storico-artistico della Calabria e la fervente devozione popolare che lega i fedeli della Calabria meridionale al simulacro del Santuario di Polsi. In previsione di una conservazione programmata, improntata al minimo intervento, è stata quindi progettata un’azione che preservasse, oltre all’integrità del manufatto, il suo contenuto di memoria collettiva e il suo ruolo di testimonianza di fede.
Il progetto per il venerato simulacro ha previsto, nel 2021, un attento studio delle fonti di archivio e della bibliografia che ha interessato la storia del santuario e della sacra effigie e delle sue condizioni conservative con il supporto di indagini diagnostiche mirate alla conoscenza approfondita dell’opera. Tale studio ha costituito il momento preliminare all’intervento conservativo, volto a garantire la continuità della pubblica fruizione della scultura oltre all’aspetto devozionale che lega l’immagine della Madonna della Montagna, al suo Santuario e ai numerosi fedeli che vi si recano nel corso dell’anno.
Nel caso specifico di tale scultura policroma in pietra, il quadro delle indagini diagnostiche ha assunto un’importanza particolarmente rilevante ai fini della conservazione di un manufatto assai poco indagato.
L’insieme delle indagini storiche e diagnostiche hanno preceduto l’intervento conservativo, ancora in essere, che oltre alla rimozione delle vernici ossidate, colori alterati e molte ridipinture riscontrare sulle superfici, ha previsto anche importanti momenti di studio e di operazioni atte al consolidamento della intera struttura interna e della sua base in legno, ormai non più idonea a sorreggere i quasi otto quintali di peso del simulacro e della nicchia nella quale è custodita. Tali operazioni saranno eseguite subito la dopo la festa del 2 settembre 2022 e saranno concluse entro il mese di ottobre dello stesso anno.
Tutti gli interventi hanno per obiettivo l’acquisizione di conoscenze relativamente alla storia della statua, ai materiali impiegati per la sua realizzazione e la sua struttura. I dati raccolti hanno aiutato a ricostruire la storia conservativa dell’opera nel corso dei secoli e valutare la presenza dei processi di degrado al fine di cercare di eliminarli o mitigarli.
Le indagini petrografiche eseguite su un frammento della scultura dimostrano che la scultura è stata scolpita, secondo la tradizione, con una calcarenite detritica a grana media, composta da frammenti calcarei di dimensioni comprese tra 2 mm e 1/16 di mm, con cemento frequentemente calcareo. Gli inclusi possono essere costituiti da impalcature frammentarie di organismi fossili (biocalcareniti) o da elementi calcarei. Un altro aspetto fondamentale della ricerca, preliminare all’intervento conservativo è rappresentato, oltre che dallo studio del materiale costitutivo e della condizione dello stesso in relazione all’ambiente in cui la statua si trova, dalla policromia che rappresenta un carattere peculiare della scultura. Certamente i colori delle vesti e degli incarnati dovevano impreziosire l’immagine della Madonna anche in passato, probabilmente fin dall’origine della sua realizzazione. Ciò è già descritto nei documenti di archivio del ‘700 che attestano Maria con indosso la veste rossa e il manto blu con le stelle dorate.
Le indagini stratigrafiche ci raccontano una storia di amore e devozione per il simulacro, rinnovato nei secoli con applicazione di nuovi colori sia sugli incarnati che sulle vesti per ben sette volte fino all’aspetto attuale dovuto all’ultimo intervento conservativo documentato del 1981, durante il quale sono stati rimossi i diversi strati di colore sovrammessi e rivelando una superficie in moltissime parti priva dei colori originali.
Ultimi interventi di manutenzione sono stati eseguiti in anni più recenti come quello di ritocco degli occhi e copertura del retro della scultura con una forma in vetroresina dipinta a imitazione del manto.
La scultura, rimossa dalla nicchia nella quale è custodita nella primavera di quest’anno grazie anche alla fattiva collaborazione del comune di San Luca, ora è fruibile ai fedeli ai piedi dell’altare maggiore, mentre proseguono le operazioni di conoscenza e conservazione del sacro simulacro. Grazie alla sinergia tra Diocesi, Soprintendenza, Rettoria del Santuario e Comune di San Luca, ha avuto inizio un lavoro che continuerà nei prossimi mesi finalizzato alla tutela, conservazione e trasmissione alle future generazioni del sacro simulacro che rappresenta l’identità di intere comunità.


Gedac

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