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Costume e SocietàLetteratura

L’obolo per la Santa Chiesa

La tela del ragno


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

Alle dieci in punto furono ricevuti dal funzionario, che li salutò in lingua russa. Era un uomo rosso in volto e della corporatura possente. Grazie a Natasha intavolarono un discorso a largo raggio in cui lo stesso funzionario si dimostrò disponibile a tutte le condizioni che gli avevano prospettato i tre stranieri.
La cosa che ci tenne a sottolineare fu che nell’ambiente degli idrocarburi tutto era regolato da ferrei principi corporativi, difficili da sovvertire.
Aquilino gli garantì che poteva contare sull’appoggio di un prelato che si sarebbe adoperato per superare tutte le difficoltà che si sarebbero presentate durante la negoziazione della vendita. Il funzionario lo ascoltò attentamente in assoluto silenzio. Alla fine siglarono l’accordo che aveva valenza trenta giorni, allo scadere dei quali tutto si sarebbe dissolto come neve al sole. Una volta finita la trattativa, i quattro si avviarono verso il bar della grande piazza a festeggiare l’accordo.
Ad Aquilino era passata la frenesia per le curve di Natasha e iniziò a pensare come muoversi prima che il tempo previsto dal contratto finisse spazzando via tutto. Il problema della vendita, che di primo acchito sembrava semplice, in realtà era la parte più difficile e complessa. Sapeva che attorno al settore dell’energia giravano grossi interessi, non poteva mai lontanamente immaginare che fossero di una così tale dimensione. Le parole del cosacco lo fecero imboccare la stretta via del dubbio, socchiudendo le ante della finestra della speranza.
Non gli rimaneva altro da fare che anticipare i tempi invitando la moglie a intervenire presso suo zio in modo che attivasse i vari canali diplomatici, scongiurando così un eventuale insuccesso dell’operazione.
Aquilino sapeva, per ottimizzare i rapporti, che la via più efficace fosse la chiesa, ma nello stesso tempo, per poter beneficiare dell’aiuto della Santa Sede, doveva lasciare sul piatto un congruo obolo per i vari orfanotrofi sparsi per il mondo. Fece quattro conti e, in base al prezzo di vendita al barile, al gruppo restava un miliardo e mezzo di lire. Alla luce dei conti, non gli restava altro che stabilire, con lo zio prelato, l’ammontare dell’obolo: cosa che si propose di fare non appena sarebbe arrivato a Roma.
Il giorno dopo aver sottoscritto il contratto di acquisto del petrolio, Aquilino e i due soci sloveni si avviarono verso l’aeroporto in taxi in compagnia di Natasha. Scesi dal taxi, Aquilino salutò Natasha stringendole la mano e, allo stesso tempo, l’attrasse a sé e le sussurrò all’orecchio che sarebbe ritornato presto per passare una settimana con lei. Natasha gli riservò un dolce sorriso e lo pregò di portargli un paio di vestiti dall’Italia.
Erano le nove di sera quando l’aereo toccò la pista dell’aeroporto di Ljubljana. Data l’ora gli toccò rimanere fino a mezzogiorno del giorno dopo: il primo volo per Roma era alle ore quattordici.
Quella sera, trascorse il suo tempo con un’amica che aveva conosciuto alcuni anni prima. Era da un po’ di tempo che non la vedeva. Conobbe la donna quando aveva appena compiuto diciotto anni, s’invaghì della giovane con la quale intrattenne rapporti sentimentali per quattro anni di seguito. A rivederla a distanza di un anno, la sua mente rivisitò i ricordi di tutti i giorni e le notti che avevano trascorso assieme. Inizialmente la donna manifestò una certa freddezza: serbava ancora del rancore nei confronti di Aquilino. L’uomo mise in atto l’arte della persuasione, poi la donna si lasciò andare e passarono la notte travolti dal turbine della passione fino a quando non si addormentarono esausti; rimasero a letto abbracciati ben oltre le prime luci dell’alba.
Era quasi mezzogiorno quando partì per recarsi all’aeroporto; all’ora prevista l’aereo decollò per Roma.
Erano le cinque del pomeriggio quando varcò la soglia del Vaticano. Una guardia lo fermò e gli domandò cosa desiderasse. Aquilino rispose dicendo di essere atteso dallo zio Cardinale. La guardia fece un cenno all’usciere che si incaricò di accompagnarlo da lui.
Lo zio era un uomo dall’espetto esile, stava seduto dietro a una grande scrivania di legno pregiato e, nel vedere il nipote, si alzò e gli andò incontro: i suoi passi erano malfermi a conseguenza di un’ernia al disco procuratasi ai tempi del seminario. Portava i capelli, ormai divenuti completamente bianchi, pettinati con cura da sinistra verso destra.
L’ufficio era perfettamente curato in tutti i suoi dettagli, in ogni punto regnava armonia e sobrietà. Si accomodarono nel salottino posto nell’angolo destro dell’ufficio, sulla cui parete vi era un grande affresco del XV secolo.
Dopo tutti i vari convenevoli, Aquilino prese dalla borsa di pelle color marrone il contratto firmato due giorni prima con la Lukoil. Lo zio guardò attentamente il contratto, mentre si massaggiava la testa con i polpastrelli della mano sinistra, poi si ritirò in un silenzio riflessivo che si protrasse per alcuni minuti. Guardò il nipote con aria soddisfatta e disse: «La cosa è fattibile a condizione che lasci un obolo per la Santa Chiesa, che non deve essere meno del 30% degli utili». Aquilino si dimostrò d’accordo, senza esitare un istante. Dopo concordati i vari passaggi, accompagnò il nipote fino all’uscita e lo raccomandò di baciargli la moglie e i due figli.

Continua…

Foto: insuranceitaly.it


Gedac

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