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Costume e Società

Umberto Zanotti Bianco presidente della Croce Rossa Italiana


Edil Merici

Di Andrea Morabito

Quanto incontrò Umberto Zanotti Bianco, Paola Zancani Montuoro era alla spasmodica ricerca dell’ubicazione del grande santuario exstramuraro di Posidonia, il Heraion che il geografo antico Strabone poneva alla foce del Sele. Nel 1934 la Zancani Montuoro chiede aiuto per le sue ricerche alla Società Magna Grecia di Paolo Orsi e trova entusiastica partecipazione di Zanotti Bianco: compirono le ricerche sulla riva lucana. La ricerca, come è arcinoto, diede risultati superiori alle attese, poi illustrata dai due archeologi nell’opera Heraion alla foce del Sele. I risultati di queste ricerche sono esposti al Museo di Pestum.
Il nostro fu nominato Presidente della Croce Rossa Italiana da Umberto di Savoia nell’agosto del 1944, con decreto che risaliva al 3 agosto precedente (18 agosto 1944/2 luglio 1949). E come era suo stile si mise subito all’opera, rivolgendo un appello ai romani per l’assistenza alimentare ai bambini e agli sfollati ricoverati a Cesano e Cinecittà (Antonio Jannazzo, Zanotti Bianco e la Croce Rossa Italiana, in Italia Nostra, 1989/1963 AA.VV.)
Assume questa carica in un periodo molto difficile per l’Italia, in quel frangente. Ma le difficoltà, come aveva molte volte dimostrato, non lo spaventarono e si mise subito in attività con l’impegno, la forza di volontà e l’energia che lo avevano sempre contraddistinto durante la sua vita. Il primo e più importante compito era quello della ricostruzione della stessa Croce Rossa; per primo affrontò la ricostruzione del Comitato Centrale e dell’unificazione dei vari comitati periferici e sottocomitati disgregati in un’Italia ancora divisa. Infatti il Comitato Centrale era stato, sotto l’influenza del governo fascista, portato al Nord. Con la progressiva avanzata degli alleati i Comitati incominciavano – visto che erano separati da quello centrale di Roma – a governarsi autonomamente. Con la liberazione di Roma, Zanotti incomincia a riorganizzarla a partire dalla necessità che i vari comitati sparsi per l’Italia si riunissero sotto la direzione della nuova e legittima Presidenza; un lavoro silenzioso e costante che in breve dette i risultati sperati.
Il primo e più urgente problema esterno all’organizzazione della CRI che dovette affrontare era il rientro dei reduci dalla prigionia che cominciavano ad affluire dai passi di frontiera; Brennero, Tarvisio, Chiasso, Ventimiglia. Per disposizione del Governo militare alleato i prigionieri di guerra italiani, dal momento del rientro in territorio italiano, cessavano di essere militari e dovevano considerarsi civili, di conseguenza, era compito delle autorità sanitarie italiane assisterli. Per questo compito il Ministero della Guerra si rivolse alla CRI di Zanotti Bianco e all’Ordine Militare di Malta, perché data la vastità, il numero e le enormi difficoltà che poneva la situazione politica del momento, e l’insufficienza dei mezzi non consentiva al Governo di intervenire. Nonostante le immense problematiche la richiesta del Governo fu accettata.
Solo dopo pochi giorni erano attivi parecchi centri e ospedali che prestavano assistenza centinaia di ricoverati. Al momento del massimo sviluppo, l’organizzazione degli Ospedali convenzionati con la CRI erano 64, con 14.000 posti letto distribuiti in tutto il territorio nazionale; 50.000 ricoverati 4.000.000 di degenze.La Croce Rossa, in collaborazione con l’alto Commissariato profughi prima, e poi con Il Ministero dell’Assistenza Post Bellica, predispose una rete di posti di soccorso ferroviari, posti di ristoro, infermerie e ospedaletti presso i campi dei profughi (Francesca De Gasperi, Ricordo di Umberto Zanotti Bianco, Presidente della Croce Rossa Italiana, Atti del convegno su Zanotti Bianco, Roma 26-27 gennaio 1979).La sua permanenza alla presidenza della CRI fu essenziale per il rilancio dell’Organizzazione, ma ben presto incominciano i problemi. Nelle elezioni del 2 giugno 1946 e quelle successive del 18 aprile 1948, la componente democristiana, della complessa giungla dei partiti politici creatasi dopo la caduta del fascismo, ebbe un notevole successo sfiorando il 50%, e questo dette agio al partito cattolico di occupare tutti i posti disponibili nella società civile con l’evidente scopo di consolidate il suo potere. La CRI non ne era esclusa. Si tentava di sostituire il personale con gente di estrazione democristiana, e ad un certo punto si lamentò con Alcide De Gasperi manifestando il suo disappunto per il direttore della stessa Organizzazione, vicino agli ambienti del Vaticano. La morte di alcuni suoi sostenitori all’interno dell’organizzazione, le dimissioni di Luigi Einaudi divenuto nel frattempo Presidente della Repubblica, indebolirono la sua posizione e i continui contrasti con il direttore lo indussero, il 2 luglio 1949, a dare le dimissioni. Ebbe la solidarietà di Piero Calamandrei, Leone Cattani, Mario Pannunzio, Amelia Rosselli, Gaetano Salvemini e del Presidente Einaudi (Antonio Jannazzo, Mezzogiorno e liberismo nell’azione di Umberto Zanotti Bianco, Roma, 1992).Le dimissioni da Presidente della CRI furono una prima delusione per Zanotti Bianco. Dopo pochi anni fu protagonista di una nuova battaglia combattuta sempre contro De Gasperi, dopo quello per la CRI. Nel 1951, si costruiva sulla Via Appia Antica un immenso convento in barba a ogni vincolo, ogni destinazione di piano regolatore; la costruzione aveva una cubatura prevista e autorizzata fuori da ogni norma. Zanotti Bianco, vista la gravità della situazione, dimenticò l’umiliazione ricevuta al tempo delle dimissioni dalla CRI e si recò da De Gasprei, con cui un tempo avevano avuto sintonia per il senso della dignità dello Stato, e gli chiese di impedire quello scempio per salvaguardare la strada più famosa del mondo.
A questa richiesta il Presidente del Consiglio allargò le braccia in segno di sconforto e disse: «Tu sì che puoi parlare, sei un uomo libero… ho invidia per te». La conseguenza della rinuncia ad intervenire a favore della conservazione dell’Appia fu che, alla già enorme cubatura fu autorizzato un altro piano.
Lo troviamo combattivo in difesa del patrimonio artistico/architettonico, già durante la Prima Guerra mondiale.

Foto: amerblog.files.wordpress.com


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