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Costume e SocietàLetteratura

L’alba di un nuovo inizio

Le Cronache di Atlantidea


Edil Merici

Di Luisa Totino

Talòs, Vera e Andronòs videro dal promontorio sorgere l’alba. Non era mai stata così bella. Il sereno, finalmente, stava riprendendo il posto nelle loro vite, almeno in quelle di Vera e Talòs, per Andronòs la vittoria ebbe su di lui un effetto devastante, stravolto dalla battaglia e sconvolto per quella verità scomoda che non avrebbe mai voluto sapere.
Talòs si rivolse a Vera, mettendole amorevolmente una mano sulla spalla: «Ce l’abbiamo fatta. Il Bracciale è tornato al suo posto e il tempo ha ricominciato a scorrere. Atlantidea è tornata a splendere come un tempo, così come il Metaverso, e tutto grazie a te, alla tua costanza, al tuo coraggio, a come hai accettato un mondo diverso dal tuo e ne hai abbracciato la causa, Lena sarebbe orgogliosa di te. Ora che abbiamo il cuore di Gòrgos non potrà più nuocere a nessuno. Lo terremo sotto custodia, ad Altinium, nelle sue più profonde segrete!»
Vera, guardando soddisfatta suo nonno Talòs, disse: «Non è solo grazie a me che abbiamo vinto, ma al valore di ognuno, a ciò che hanno rischiato in questa guerra, e a quello che con essa hanno perso.»
E, dicendo quelle parole si voltò verso Andronòs, più distante da loro, che guardava fisso l’orizzonte, piombato in un profondo e spettrale silenzio.
Poi, Vera, continuò: «Perché non mi hai detto nulla riguardo ad Andronòs? Hai creduto che lo avrei odiato? Veramente pensi che io sia una persona tanto intollerante?»
E Talòs: «No, non penso questo, e che dentro di me ho sempre timore di peggiorare le cose, raccontando la verità. Penso che le cose debbano andare da sé, quando il momento giusto arriva, la verità viene sempre a galla, intromettersi può rovinare tutto.»
Talòs consegnò il cuore di Gòrgos a Vera e si avvicinò ad Andronòs, ma subito si sentì aggredire: «Sei venuto a dirmi perché sono figlio di Gòrgos o perché mi hai mentito per tutta la vita?»
E Talòs: «Figliolo, non sono qui per dirti niente che tu non voglia. Non volevo che tu venissi a saperlo in questo modo. Te ne parlerò solo quando ti sentirai pronto ad ascoltare. Sai che puoi sempre contare su di me, anche se ora mi odi.»
E Andronòs: «Non voglio più vederti, il nostro rapporto finisce qui! Lascerò l’Accademia di Altinium e la mia residenza da comandante. Tu, invece, puoi andare a ricevere tutti gli onori che ti spettano. Tanto è ciò che hai sempre desiderato essere un buon soldato, ed è quello che hai sempre voluto da me, ma mai essere un padre comprensivo e leale, e adesso capisco il perché.»
E Talòs: «Non è così. Tante volte avrei voluto dirtelo, ma pensavo sempre che non eri ancora pronto per capire e accettare la situazione.»
E Andronòs: «Quale situazione? Quella che ti ha fatto più comodo, generale!»
«Non è così, vorrei che tu mi concedessi un po’ del tuo tempo per poterti spiegare tutto, ti prego!» disse accorato Talòs, convinto che in quel momento, forse, aveva perso per sempre un figlio cresciuto, sostenuto, vissuto. Lo sguardo di Andronòs si fece cupo, duro, impenetrabile, si chiuse alla comunicazione con il padre, raggelandolo.
Vera, intanto, si era avvicinata anche lei e Talòs le disse: «Ti aspetto vicino al Dasculòs, dobbiamo ritornare sulla spiaggia dagli altri, fai in fretta!» e si allontanò dai due con il cuore di Gòrgos avvolto nel mantello.
Vera mise una mano sul braccio di Andronòs: «So che adesso sei sconvolto, ma anche io lo sono, non avrei mai pensato che fossi figlio di un essere malvagio come Gòrgos, perché tu non sei come lui»
«Ne sei proprio sicura? Non conosci quasi niente di me, e a questo punto nemmeno io, ma hai trovato il personaggio cattivo, volessi scrivere qualcosa di quello che hai vissuto» disse, sconfortato, Andronòs.
E Vera: «Non riuscirei mai a descriverti come cattivo»
E Andronòs: «Riesci sempre a vedere le cose e le persone con occhi diversi. Voi del Metaverso mi stupite sempre.»
«Perché non hai permesso a tuo padre di raccontarti come sono andate le cose sulla tua nascita? Non puoi giudicare o negare senza ascoltare la versione di Talòs!» disse Vera con l’insistenza di chi voleva trattenerlo lì e non farlo andare via.
«Talòs non è mio padre, lo vuoi capire?»
E Vera: «Sì, invece, perché è colui che ti ha cresciuto! Si è preso cura di te, e anche se avevate delle incomprensioni, lui ti vuole bene sul serio!»
Andronòs, crucciato da quelle parole, rispose: «Non ce la faccio ad ascoltare niente sulle mie origini. Andrò via per un po’ di tempo. Devo stare da solo e capire quello che voglio essere. Sai, durante la battaglia ti ho pensato spesso, ma ora vedo che stai bene.»
E Vera: «Per me è stata la stessa cosa. Rimani, Andronòs, non andare via. Atlantidea ha bisogno di te. Io ho bisogno di te.»
E nel dire quelle parole prese la sua mano. Le loro dita, per un attimo, s’intrecciarono, come a non volersi sciogliere più, ma Andronòs rimise subito la mano a posto: «Atlantidea ha già la sua regina. Forse un giorno ci rivedremo. Ora va, il tuo generale ti attende.»
Vera, allora, capì che Andronòs diceva sul serio sulla sua partenza. Sarebbe rimasta sola di nuovo, e questa volta avrebbe dovuto affrontare il governo di un regno. Spinta da un impulso incomprensibile e irrefrenabile lo abbracciò, perché portasse la sua presenza con sé, ovunque sarebbe andato. Poi si separò da lui e più si avvicinava a Talòs più Andronòs si allontanava da lei, ma non i loro sguardi, quelli erano l’uno dentro l’anima dell’altro.
«Vera, presto, salta sul Dasculòs, ci attende un nuovo inizio!» disse Talòs e, guardando Andronòs, disse: «Buona fortuna, figlio mio!»
Andronòs, attraversò il portale e ritornò ad Albatis dove, in mezzo a centinaia di cadaveri, radunò i superstiti, ma prima onorò la promessa fatta ai Cavalieri della Discordia: «Avete combattuto con onore e audacia. Riposate in pace, siete liberi!»
Subito i Cavalieri si dissolsero davanti ai presenti, finalmente avevano trovato l’eterna serenità riscattando il loro destino.
Agli altri Andronòs disse: «Gòrgos è caduto! Atlantidea è libera, Albatis salva! Ci recheremo ad Altinium per la celebrazione dell’incoronazione, ma io non sarò con voi a prendermi la gloria!»
Uno dei rappresentanti del Gran Consiglio disse: «Perchè, Andronòs? Che cosa è successo? Atlantidea e tutti noi abbiamo bisogno di un comandante come te, che tuteli la pace!»
Un Tuttofare intervenne: «Ha ragione il consigliere, la tua è una pazzia!»
E Andronòs: «Non sempre le cose sono come sembrano. Una vittoria può celare una sconfitta che apparentemente non si vede, ma che può avere delle conseguenze terribili su tutto quello che ci circonda!»
Il consigliere rispose: «Vedo che la questione è seria, quindi non insisterò. Spero solo che tu ci ripensi!» e l’Esercito della Fratellanza prese la via del ritorno, verso Altinium.
Talòs e Vera, a loro volta, raggiunsero la spiaggia dove c’erano tutti i combattenti di quella lunga notte, compresi i guardiani di pietra. Dopo averli radunati Talòs alzò davanti a loro il cuore di Gòrgos e disse a gran voce: «Il nemico è finalmente caduto! Il suo cuore sarà incatenato nelle segrete più profonde di Altinium e custodito, perché non nuoccia mai più!»
Tutti manifestarono il loro entusiasmo con grida liberatorie.
«È un nuovo inizio per Atlantidea e per il Metaverso! Ora andremo tutti ad Altinium, perché una nuova Regina governerà questi mondi, Vera Kalendra!»
Vera si sentì, all’improvviso, in imbarazzo, quando al pronunciare il suo nome tutti s’inchinarono a lei.
Quando si rialzarono Elis andò da lei e l’abbracciò: «Cara Vera, per te inizia un cammino nuovo e io cercherò di starti vicina. Prima, però, devi vedere una cosa.»
Da dietro un gruppo di soldati comparvero i suoi genitori, erano tornati in sé. Vera corse ad abbracciarli, sembrava passato un secolo dall’ultima volta che li aveva visti. Poi, riconobbe i genitori di Mattia e di Bea e li salutò, riferendo notizie dei loro figli. Quando parlò di Bea il suo sguardo si rattristò, ma Talòs, avvicinatosi a loro, li rassicurò che avrebbero saputo del destino di Bea ad Altinium. Guardando la madre di Vera, le sorrise, parlando dell’eroismo della figlia e di come sarebbe cambiata la sua vita da quel momento in poi, e le chiese di poterle parlare in disparte. Vera li guardò soddisfatta, era giunta l’ora della verità. Sistemati tutti sui Dasculòs, si partì per Altinium. Giunti sul posto, i segni della battaglia erano visibili e taglienti nel cuore di ognuno. Vera rivide Mattia, che a sua volta poté abbracciare i suoi genitori. Poi rivelò ai genitori di Bea il destino della loro figlia, tramutata in una splendida manta. Dopo un primo rifiuto, accettarono la cosa, instaurando un contatto mentale con lei. Talòs, finalmente, riabbracciò il suo ippocampo domestico Afrione.
Tutto stava tornando lentamente alla normalità in tutti i villaggi e i luoghi di Atlantidea, e anche il Metaverso ritornò con i suoi ritmi giornalieri. Ben presto tutto fu pronto per l’evento dell’incoronazione. Sulla piazza centrale, antistante il palazzo del Gran Consiglio, la folla era immensa. In cima alla scalinata una poltrona regale era pronta a far sedere la nuova Regina di Atlantidea. Vera era bellissima, nel suo lungo abito, ma anche emozionatissima, le gambe le tremavano. Pensò a sua nonna, nella sua mente era come se le sorridesse e le infondesse serenità.
Ea pronta a ricevere la corona dal membro più anziano del Gran Consiglio: «Oggi, davanti alle rappresentanze di Atlantidea e del Metaverso, incorono Vera Kalendra Regina dei due mondi. Che il suo regno sia lungo, prospero e pacifico! Che il Tempo scorra dolce e parsimonioso per tutti!»
Dette queste parole le pose la corona sul capo e lo scettro, mentre il Bracciale del Tempo s’illuminò e la sua luce avvolse i presenti. Tutti applaudirono. Poi la folla si aprì e Vera camminò in mezzo a loro, molti le lanciavano petali di rosa. Guardando in lontananza, vide che era quasi il tramonto.
Allora, prese Mattia per un braccio e si allontanarono verso il molo: «Ma cosa fai, Vera?» disse, spaventato, Mattia.
E Vera: «Ora vedrai!»
Si avvicinarono all’acqua dove spuntò la manta – Bea e Vera le disse: «Cara Bea, è il tramonto, devo andare!» Poi con un fischio chiamò un Dasculòs e volarono via.
Mattia disse: «Dove andiamo, Vera?»
«Dove sono andata sempre, ogni sera al tramonto» disse Vera.
E Mattia: «In riva al mare!»
E poi aggiunse: «Guarda, c’è Andronòs sotto di noi, è in viaggio. Sicuramente è diretto al Deserto della Dimenticanza. Mi hanno detto che ci vanno le persone per ritrovare se stesse o perdersi del tutto. Non scendiamo a salutarlo?»
E Vera: «No, perché voglio essere sicura di rivederlo un giorno. E ora andiamo!»
E mentre i due ragazzi volavano verso un orizzonte che sapeva di felicità e speranza, alcuni soldati, inviati da Talòs, stavano scandagliando il fondo di un burrone, per trovare il corpo di Gòrgos. All’improvviso una scia nera strisciò tra gli alberi e li avvolse, facendoli urlare di terrore.
Nello stesso momento il cuore incatenato di Gòrgos sussultò, tingendosi di rosso…

Fine


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