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Costume e SocietàLetteratura

L’onore dei samurai

Samurai: La spada e l’onore


Edil Merici

Di Francesco Salerno

Naomasa schivò l’ennesimo colpo in arrivo per poi provare a sua volta a colpire il nemico. Anche questo attacco, però, si rivelò vano. Il suo avversario, il Lupo del nord, era un vero portento. Era chiaro che non fosse un semplice brigante ma che, al contrario, avesse imparato l’arte del combattimento da qualche esperto maestro.
«Sei già stanco, Diavolo?» lo canzonò il fuorilegge prima di ripartire all’attacco.
Naomasa stinse l’impugnatura della katana e parò e deviò ogni colpo in arrivo, ma sapeva bene che era solo questione di tempo prima che l’altro riuscisse a superare le sue difese.
Tutt’intorno a loro, lo scontro si era fermato e adesso entrambi gli schieramenti fissavano i due combattenti sfidarsi in quel duello mortale. Nel forte, invece, lo scontro pareva continuare ancora e gli uomini di Akimura stavano cercando di respingere gli insorti che erano penetrati sulle mura.
«Non mi sconfiggerai così facilmente, Lupo» sentenziò allora Naomasa pronto a vendere cara la pelle. Il suo avversario ghignò dinnanzi a tanta sicurezza e poi ripartì all’attacco. Nell’impeto, tuttavia, non si accorse di una falce caduta a terra durante la lotta e vi inciampò malamente, cadendo a terra con un tonfo. Naomasa pensò che la fortuna finalmente stava girando e fece per incalzare il ribelle. Aveva fatto un solo passo quando sentì qualcosa di affilato trapassargli un polpaccio.
Il samurai urlò e cadde su un ginocchio, per poi voltarsi e vedere una freccia incastrata nella sua gamba. Uno dei ribelli, vedendo il suo capo in difficoltà, aveva deciso di aiutarlo colpendo a tradimento il samurai. Kok, il Lupo del nord, a quel punto si rimise prontamente in piedi e sferrò un potente colpo verso il collo del samurai con le due lame ricurve. Naomasa vide giungere le lame ma non fece in tempo a sollevare la propria katana. Si preparò a morire, ma la morte non giunse mai. Sakai, avendo visto tutto quanto, si frappose tra lui e l’attacco nemico.
Con un singolo movimento sinuoso, prima respinse le due lame, poi piroettando su se stesso, fece calare la propria spada sulla schiena del ribelle aprendo una grande e lunga ferita che andava dalla scapola al fianco destro. Kok urlò e si accasciò al suolo, maledicendo il samurai che lo aveva sfregiato. I ribelli, vedendo la scena, fecero allora per assaltare di nuovo i samurai, ma un corno lontano li fece voltare. Da ovest stavano giungendo gli uomini di Otani con le lance pronte allo scontro e i vessilli al vento. Capendo di rischiare di essere intrappolati tra il forte e nuovi nemici, i ribelli si dettero allora alla fuga tra i boschi, abbandonando feriti e compagni morti al suolo.
Kok venne portato via da tre dei suoi, mentre Sakai aiutava Naomasa a rimettersi in piedi.
«La estrarremo una volta al campo» gli disse indicando la freccia.
«Grazie, Sakai. Ti devo la vita…» rispose Naomasa.
«Non mi devi nulla, Naomasa. Siamo compagni e i compagni si proteggono a vicenda»
La loro conversazione venne interrotta dall’arrivo a cavallo di Otani.
«Scusate il ritardo» disse il lord samurai appena giunto.
«Al contrario, lord Otani, avete salvato la situazione» rispose Sakai per poi condurre Naomasa al forte ora libero. Una volta al sicuro, i due vennero a sapere che lord Akimura era morto in battaglia.
«Senza lord Akimura queste terre finiranno sotto il giogo dei ribelli. Abbiamo vinto questo scontro, ma perso la battaglia…» sentenziò infine Sakai.

Continua…

Foto: aretinatours.com


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