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Attualità

Elezioni Politiche: che fine hanno fatto i contenuti?

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

Quella che ci sta accompagnando in queste settimane è decisamente una campagna elettorale anomala. E non solo perché organizzata in fretta e furia per garantire la formazione di un governo entro l’autunno caldissimo (o, forse, sarebbe il caso di dire freddissimo) cui pare stiamo andando incontro, ma anche perché la prima in cui, facendo di necessità virtù, è cambiato il linguaggio della politica.
Non me ne vogliano i partiti, di qualunque estrazione essi siano, ma personalmente ricorderò la campagna per le Politiche 2022 come la prima in cui i personaggi hanno definitivamente rimpiazzato le idee. Da destra a sinistra c’è stata una grandissima (e a mio parere voluta) fumosità nell’esposizione dei programmi, mentre messaggi roboanti e chiarissimi sono stati utilizzati solo per annunciare con magniloquenza l’alleanza o l’ingresso tra le fila del proprio partito dell’esponente politico di razza che con la sua sola presenza sembra possa cambiare le sorti di un’intera coalizione. Un linguaggio da calciomercato che diviene ancora più evidente nell’(ab)uso che i partiti stanno facendo della rete, sulla quale la diffusione capillare sulle pagine Facebook, Instagram, Twitter e persino TikTok ha preso il posto del dibattito televisivo e dei messaggi elettorali, ponendoci di fronte a una politica fai da te composta di denigrazione e motti accessibili a tutti. È così che si diffondono immagini, spesso artefatte, che pretenderebbero di dimostrare l’incapacità gestionale dell’avversario di turno o nelle quali, come mi è capitato di vedere proprio stamattina, lo si vilipende perché il mezzo che lo stava accompagnando nel suo tour elettorale lo avrebbe lasciato a piedi.
Pur accettando questo aggiornamento del linguaggio, che deve necessariamente stare al passo con i tempi ed entrare nelle grazie di un elettorato (soprattutto giovane) sempre più disinteressato, mi domando sinceramente che fine abbiano fatto i contenuti, dove siano finiti i programmi elettorali, dove la diffusione dettagliata della ricetta di rilancio del Paese, che sembra invece essersi persa in una strategia del terrore che assume persino l’aspetto di una minaccia di stampo Socing (tanto da ritrovarti a leggere messaggi del tipo: “Se non voti per noi, a causa dei rincari voluti da chi ci ha preceduto, la tua impresa fallirà”). Una scarsa trasparenza alla quale si aggiunge una grande confusione di partiti, partitini e partitucoli alla quale ha cercato di porre rimedio il nostro buon Francesco Salerno, finendo tuttavia solo con il dimostrare il paradosso di certe realtà politiche e mettendo in evidenza la palese e quanto mai diffusa volontà di pensare anzitutto al proprio orticello e solo in seconda battuta, magari, di vedere che cosa si riesce a combinare per il Paese.
Non ho le competenze, non ritengo sia questo il luogo preposto, né ho l’intenzione, ovviamente, di darvi un’indicazione di voto per il 25 settembre ma, al netto del discorso accorato che mi accingo a concludere, vi prego comunque di non perdere l’occasione di recarvi alle urne e di esercitare il vostro diritto di voto. Anzitutto perché lo spettro dell’astensionismo (per quanto possa essere determinato da decine di fattori diversi) è molto più pericoloso di quanto non si voglia ammettere; in secondo luogo perché, se oggi ci ritroviamo a vivere in una Nazione sempre sull’orlo del baratro, è anche perché in troppi non hanno avuto il coraggio di compiere una scelta e, barricandosi dietro la scusa del “tanto non cambierà mai nulla” hanno contribuito a far cambiare le cose in peggio.
Se poi siete proprio indecisi, come vi dicevo in precedenza, non vi resta che accedere al vostro social preferito e seguire tutti i partiti che si presentano nella vostra circoscrizione: con la caterva di pubblicazioni giornaliere prodotte avrete tutto il tempo di capire quali sono quelli che rappresentano al meglio le vostre idee o, almeno, riuscirete ad andare per esclusione…

Foto: sayesblog.files.wordpress.com


Gedac

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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