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Politica

Elezioni Politiche, Nicola Irto: «Votare PD significa volere un’Italia forte»


Edil Merici

A pochi giorni dalle Elezioni Politiche che, domenica prossima, chiameranno gli italiani a rinnovare il proprio governo, abbiamo intervistato Nicola Irto, segretario regionale del Partito Democratico e capolista al Senato per la Calabria, con il quale ci siamo confrontati sui grandi temi della campagna elettorale e sulle principali criticità che dovrà affrontare la politica locale e nazionale.
Il 25 settembre sarà il giorno decisivo per il rinnovo del Parlamento italiano. Quali, secondo Lei, le sfide e le priorità per il Mezzogiorno?
Il Sud ha urgenza di una rigenerazione. Una parola a me cara e legata al nuovo volto del PD in Calabria che, dopo anni di commissariamento, da poco meno di un anno, è ripartito con Agorà tematiche, dibattiti e confronti sul territorio, con temi importanti quali la sanità, le infrastrutture, la formazione, il lavoro. Ho fatto questa premessa – e le rispondo – per spiegarle che certamente una priorità è che il Sud, al di là dei temi, torni al centro dell’agenda di Governo.
Il PD ha varato in questi giorni il Manifesto per il Sud, di che cosa si tratta?
È un documento programmatico in cui, per l’appunto, il mio partito ha sviluppato delle proposte di rilancio del Sud. Snodi essenziali del Manifesto sono l’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per lo sviluppo delle aree interne, la creazione di ecosistemi innovativi destinati anche la recupero dei contesti urbani marginalizzati, una seria riforma della Governance con un piano di assunzioni straordinario nella Pubblica Amministrazione che conduca, nei prossimi sette anni, fino al 2029, a 900.000 nuove assunzioni. Una prospettiva interessante per i giovani laureati calabresi.
Tra le proposte del Centrodestra riemerge la questione dell’autonomia differenziata. Lei cosa ne pensa?
È una velleità mai sopita della Lega di Matteo Salvini che comporterebbe, se fosse realizzata, un grave danno per tutto il Mezzogiorno, che verrebbe privato di risorse importanti di cui ha bisogno. Col rischio di acuire il già importante solco tra il Nord e il Sud del Paese. Tra l’altro Salvini è capolista della Lega, in Calabria. Mi sembra difficile non cogliere la beffa ai danni del nostro territorio e dei calabresi.
Il vero protagonista delle parlamentari potrebbe, tuttavia, essere l’astensionismo, che negli ultimi anni è stato determinante per gli esiti elettorali.
L’astensionismo è il vero nemico della democrazia. Gli italiani hanno ottenuto con sacrificio il suffragio universale, il voto alle donne. Sono conquiste storiche dell’Italia postfascista. Il voto è il diritto per eccellenza della nostra Costituzione, credo. Oggi, oltre all’astensionismo si aggiungono anche le perplessità dei giovani diciottenni che per la prima volta si avvicinano al voto al Senato. La politica deve chiedere loro scusa perché è vero che non si è riusciti a coinvolgerli, se non in parte, in temi quali l’ambiente e l’istruzione, che li interessano. Eppure, forse anche perché lo scarto generazionale con me è corto, mi sento di volerli invitare la voto, con consapevolezza, con una lettura dei programmi e, se necessario, un confronto aperto. E poi, in ultimo, ma non meno importante, ci sarà l’astensionismo forzato di quanti studiano o lavorano fuori dalla regione di residenza e per i quali ancora non è previsto il voto in sede. Un paradosso, se si considera che possono votare gli italiani all’estero. Un problema che dovrà essere risolto nella prossima legislatura, come anche la legge elettorale che, al momento, non consente agli elettori, di scegliere il proprio candidato.
Lei è reggino. Quali sono, secondo Lei, le emergenze per la fascia ionica calabrese?
Sicuramente la questione viabilità e infrastrutture. L’ammodernamento della 106 e i collegamenti delle aree interne non sono rinviabili. E poi c’è la sanità, che riguarda, ovviamente, tutta la Calabria, e per la quale non sono più accettabili gli slogan del Governatore Roberto Occhiuto, che è anche Commissario regionale, dal quale non sono giunte soluzioni concrete. Si è pensato all’assunzione di medici stranieri per le carenze d’organico quando si poteva aprire la via per una mobilità straordinaria di medici calabresi. Serve continuare a investire nella sanità pubblica, garantire e ridefinire i Livelli Essenziali delle Prestazioni, con standard di qualità efficaci, soprattutto per le persone non autosufficienti e per i bambini. Sono questioni che il Manifesto per il Sud delinea chiaramente nel programma politico del PD per i prossimi 5 anni.
Le imprese e le aziende sono in sofferenza dopo due anni di pandemia. Quali sono le prospettive?
Una, immediata, è lo sblocco dei crediti del Superbonus e dei bonus minori, adesso che la commissione parlamentare competente ha approvato la legge che ne ridefinisce e chiarifica le responsabilità. Le banche non possono più trattenere il credito e si devono riaprire le piattaforme per le nuove istanze. È una questione vitale per l’economia calabrese, per i tanti imprenditori onesti che stanno pagando le chiusure dettate dal Covid-19. Sulla pelle delle aziende e dei loro lavoratori non si possono più scaricare le inefficienze, le speculazioni e gli intoppi burocratici. Ma, a prescindere dalla questione specifica, serve valorizzare il ruolo delle piccole imprese: sono la spina dorsale della nostra economia, assieme al capitale umano. Questo implica l’attuazione di politiche attente ai giusti salari, alla sicurezza suoi luoghi di lavoro, alla dignità nell’espletamento delle mansioni, al rispetto dei veri contratti di lavoro e dell’abrogazione di ogni contratto pirata con un rafforzamento del ruolo dei veri sindacati e delle vere associazioni dei datori di lavoro. E interventi legislativi adatti ad aumentare il peso della busta paga per i lavoratori senza scaricarne gli oneri solo ed esclusivamente sui datori di lavoro.
Un ultimo aspetto che lei ritiene fondamentale per il futuro dell’Italia.
Non uscire dall’Europa per poter affrontare a testa alta le sfide del futuro: energia, difesa, sicurezza e sviluppo sostenibile. La destra che si presenta alle elezioni è pericolosa perché vorrebbe far prevalere il diritto nazionale su quello europeo. Una scelta sovranista che condurrebbe l’Italia ad avere una posizione debole, isolata, senza accesso ai fondi del PNRR che costituiscono la linfa per l’economia di tutto il Paese. Non possiamo permettercelo, votare per il PD significa volere un’Italia forte, europeista e atlantista, al centro di una nuova Europa giusta e solidale.


GRF

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