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La maledizione del Tesoro della Montagna – 3ª parte

Novelle Ioniche


GRF

Di Luisa Totino

Si voltarono con le mani alzate e Santi si stupì di vedere il suo amico Piero Fusco puntare loro contro una pistola.
«Piero, perché?»
E Fusco: «Per giustizia e sete di verità. Mio nipote è morto, per colpa tua, mio cognato è ancora distrutto dal dolore, per quello che è accaduto, ma è riuscito lo stesso a accompagnarmi!»
Dietro una colonna della sala venne fuori il padre di Roberto, l’allievo di Elvira, con un’altra pistola puntata sul gruppo.
«Mi spiace, professoressa, ma la versione di suo padre non mi ha mai convinto fino in fondo, e ho avuto ragione. Mio figlio aveva tutta la vita di fronte. Roberto avrebbe voluto fare l’archeologo, proprio seguendo il suo esempio, professor Santi. Mi accontenterò, però, di avere giustizia, prendendomi il tesoro a cui lei mi condurrà, professore!»
Santi rispose: «Sei stato tu, Piero, a portarmi la lettera?»
E Fusco: «Ma bravo, non hai perso il tuo intuito!»
Santi riprese: «Le cose non sono andate come pensate voi. Roberto era diventato complice del professor Benjamin Scott. Volevano appropriarsi del tesoro, ma il tesoro li ha ingoiati!»
E il professor Fusco disse: «Il tesoro li ha ingoiati? Ma che ridicolaggine è questa?»
E Santi: «Il tesoro può essere toccato solo da chi lo merita, da chi non ha intenzione di utilizzarlo per il potere personale. È così che è finito questo Regno, per la cupidigia del suo popolo e del suo Re. Gli dei li hanno puniti e hanno maledetto il Tesoro. Quando rimasi qui, spacciandomi per morto, per studiarne la storia, scoprì la loro biblioteca. Molti dei testi andarono bruciati, altri erano a malapena leggibili, ma riuscì lo stesso a decifrarli. Erano stati scritti dallo scrivano di corte, riportavano ciò che era accaduto alcuni giorni prima del cataclisma. Askam ricevette dall’oracolo un monito: doveva abbandonare il suo ossessivo attaccamento al tesoro e la sua alterigia nei confronti delle divinità o sarebbe stata la fine. Il Re lo ignorò. Nei giorni a seguire la temperatura del terreno iniziò a salire, la popolazione era seriamente preoccupata. Il giorno prima del cataclisma, il Re morì di qualcosa, non riuscì a comprendere bene, nella traduzione. Sembrava dicesse che morì soffocato dal suo stesso oro o qualcosa del genere. Iniziai, perciò, a raccogliere l’oro liquido che fuoriusciva da una parete per poterne studiarne le caratteristiche, ma non scoprì nulla.»
Mentre il professor Santi parlava, Lisa si appoggiò, inavvertitamente, a uno dei braccioli del trono che avevano la testa di leone, mosse una leva, che fece spostare il trono e sotto si rivelò una botola con delle scale.
Fusco e il padre di Roberto, puntando le pistole dissero: «Vediamo dove ci porta la botola, magari scopriamo il mistero del Re!»
Mandando avanti Santi e i suoi, scesero in una stanza e, accendendo le torce, videro una serie di statue d’oro, in posizioni strane e bizzarre, alcune a bocca aperta, come per chiedere aiuto.
Il professor Fusco: «Allora, cosa ne dici di queste statue? Sono un bel bottino, non credi?»
E Santi: «Non sapevo di questa stanza.»
Poi si avvicinò più attentamente alle statue, rimase colpito da alcuni particolari e disse a bassa voce alla figlia e alle altre: «Non sono statue, sono i componenti la famiglia reale. Quello laggiù è Re Askam in persona. Deve essere successo qualcosa di terribile qui.»
Il professor Fusco gridò: «Di cosa bisbigliate? Volete portarci via il tesoro, non è così? Ma non ci riuscirete. Vi legheremo e vi lasceremo qui, mentre noi ci porteremo via queste bellezze!»
Così fece, dopodiché disse loro: «Adesso avrete tutto il tempo di fare le vostre scoperte!»
E Santi: «Non andrete molto lontano. Lasciate tutto così dove si trova, non spostate nulla o accadrà qualcosa»
E Fusco: «Non siamo in un film di Indiana Jones, ma sei libero di giocare all’archeologo avventuriero se ti va!»
E si mise a ridere. Insieme al padre di Roberto, iniziarono a spostare la prima statua con tutte le loro forze, ma non ci riuscirono.
Allora il padre di Roberto, urlando contro di essa urlò: «Maledetta statua!»
E tirò un calcio molto forte all’effige.
Iniziò a oscillare tutto e, dagli occhi della statua uscì una polvere dorata che colpì l’uomo, che disse: «Ma che diamine è?» Si toccò per togliersela di dosso, ma le parti del corpo che toccava, si tramutavano in oro.
Il professor Fusco: «Stai diventando d’oro! È la maledizione, andiamo via!»
Ma il padre di Roberto agguantò Fusco e disse: «In questa cosa siamo dentro insieme!»
E anche Fusco iniziò a tramutarsi in oro. Tentarono di fuggire, ma dopo un breve tratto divennero due statue dorate, per sempre. Continuava a tremare tutto.
Il prof. Santi disse: «Dobbiamo liberarci o crollerà tutto!»
E iniziò a dimenarsi per allentare le corde, ma Anna disse: «Non si sforzi professore, ho tagliato la corda con la mia limetta per unghie!»
E Santi: «Sei un portento, Anna! Usciamo da qui, presto!»
Corsero verso l’uscita e, appena fuori, l’entrata crollò davanti a loro. Elvira disse: «Il tesoro, non abbiamo raggiunto il tesoro!»
E il padre: «Ho lasciato la chiave lì sotto, non ci tormenterà più. Lasciamo il tesoro riposare in pace e noi godiamoci le sue leggende, che saranno narrate di generazione in generazione!»
E si abbracciarono tutti insieme.

Fine

Foto: cronachediordinariorazzismo.org


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