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Costume e Società

Le aule scolastiche per gli alluvionati di Africo – 3ª parte

Africo, un’altra storia


GRF

Di Andrea Morabito

La Prefettura, per limitare rigorosamente al minimo l’impianto di Centri profughi, non ritenne opportuno obbligare chicchessia a trasferirsi al Centro di Bova Marina, limitandosi ad assisterli nella propria residenza e considerandoli sinistrati bisognosi. Nell’intento di evitare nuovi centri di assistenza, il Prefetto incaricò il responsabile del’Ufficio Provinciale di Assistenza Post Bellica di fare opera di convincimento e far tornare i casalnovesi (sfollati il 13/14 agosto) al paese, ma l’iniziativa fallì. Intervenne il Prefetto in persona, che fece visita al Centro di Bova, ma anche le personali insistenze del Prefetto risultarono vane. I sinistrati fecero presente che nuove piogge potevano causare nuove frane e mettere in pericolo non solo il paese, ma anche la loro vita, e pregarono vivamente il rappresentante del Governo di consentire loro di restare a Bova Marina, dove preferivano vivere accampati all’aperto piuttosto tornare nella loro frazione. Resosi personalmente conto dello stato d’animo dei sinistrati di Casalnuovo, il Prefetto ritenne necessario andare incontro alle loro aspirazioni e, di conseguenza, dispose che si facesse di tutto per ospitarli stabilendo che si cercassero anche case private da affittare. Chi non potè essere sistemato lì fu trasferito alla caserma Trabocchetto di Reggio Calabria.
Accertatosi dell’effettiva volontà dei casalnovesi di essere ospitati nel Centro profughi di Bova Marina, il Prefetto si attivò, presso il ministero per ottenere l’autorizzazione alla spesa per la costruzione di altre baracche poiché gli sfollati erano, scrive il 18 settembre e il 3 ottobre “in condizione grave disaggio.”
La costruzione di vani baracca nel Centro di Bova Marina, fino a metà degli anni ‘50, arrivò al massimo di 257, di cui 7 adibiti ad ambulatorio, alloggio personale sanitario compresa l’Ostetrica, l’ufficio delle Assistenti Sociali e un vano per i Carabinieri. Le famiglie assistite al Centro erano 286 e in alcuni casi una famiglia numerosa occupava più di un vano. A molte famiglie mancò il vano di baracca dove alloggiare giacché non è mai stato possibile assegnarglielo per assoluta indisponibilità e pertanto furono costrette a stare fuori centro.
Questa condizione di penuria di vani per accogliere tutti gli sfollati si riflette, come visto, anche sulla disponibilità di aule scolastiche per i bimbi sfollati, almeno fino a che non furono iniziati i trasferimenti di famiglie al nuovo Africo in contrada Maglie di Bianco. Anche il servizio di Asilo nel Centro ne risentì. Nel corso del 1954 fu sospeso per far posto a famiglie senza un tetto. Intervenne addirittura l’Arcivescovo di Reggio Calabria per richiederne la riapertura.

CENTRO RACCOLTA PROFUGHI ALLUVIONATI DI BOVA MARINA
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Nº 373 di prot.

Bova Marina, lì 27 ottobre 1954

OGGETTO: Istituzione Asilo Infantile.

ALLA PREFETTURA – DIVISIONE ASSISTENZA POST BELLICA –
REGGIO CALABRIA

S.E. l’Arcivescovo di Reggio Calabria desidera che nel Centro ritorni a funzionare l’Asilo infantile.
Dato che il sanitario del Centro Dot. Politi usufruisce di due vani di baracca attigui, uno di essi e cioè il più grande potrebbe essere adibito ad Asilo e il medico potrebbe adattarsi, per il solo eventuale pernottamento, nel Centro nel vano di baracca più piccolo, dando così agio di poter portare a termine una così importante e necessaria opera.
Non potendo agire direttamente per ovvi motivi, si prega voler procedere d’ufficio per quanto sopra.

IL CAPO CENTRO
Eugenio Chiriaco


CURIA METROPOLITANA
Di Reggio Calabria

Prot. nº 8.677

Reggio Calabria, 30 ottobre 1954

ECCELLENZA,

Per venerato incarico di S.E. Mons. Arcivescovo, Le faccio presente che nel Centro Alluvionati di Bova Marina si rende necessaria la riapertura di un Asilo infantile che accolga i numerosi bambini degli alluvionati stessi.
Prego Vostra Eccellenza disporre che venga concesso il locale necessario.
Sicuro del suo vivo interessamento, distintamente ossequio.

IL DELEGATO ARCIVESCOVILE
Mons. Francesco Morabito


23 dicembre 1954

Al M.R. Monsignor
Francesco Morabito
Delegato Arcivescovile

In relazione alla sua lettera del 30/10/u.s., nº 8.677 con la quale ha chiesto la riapertura di un Asilo infantile, nel Centro di raccolta profughi alluvionati di Bova Marina, sono spiacente comunicare che, pur desiderando vivamente assecondare l’iniziativa, attualmente non vi sono locali disponibili da destinare a sede dell’asilo.
Di ciò ho potuto rendermene personalmente conto in occasione di una mia visita in quel Centro, dove mi sono pervenute numerose richieste di altri vani da parte di famiglie che vivono in un solo vano, nonostante i componenti siano numerosi.
Mi riservo, però, di riesaminare la richiesta dopo che saranno assegnati i 78 alloggi in corso di ultimazione nella Nuova Africo.

IL PREFETTO
P. RIZZO


CENTRO RACCOLTA PROFUGHI DI BOVA MARINA

nº 592 di prot.

Bova Marina 22/12/1954

Alla Prefettura di Reggio Calabria -5 divisione Post-bellica
REGGIO CALABRIA

Oggetto: Asilo infantile presso il Centro raccolta profughi di Bova Marina.

Per conoscenza, comunico che dal 16 corrente, presso questo centro è stato ripristinato l’Asilo segnato in oggetto, il quale funziona nel refettorio dell’ex Seminario Vescovile in sede, ed è frequentato da 51 bambini di ambo i sessi, numero questo che tende ad aumentare.

Il sorvegliante

Come si può notare la lettera del sorvegliante è del 22 dicembre e quella del Prefetto è del 23. Come mai il Prefetto non è a conoscenza che il Capo Centro ha provveduto al ripristino dell’Asilo come richiesto dall’Arcivescovo? Se lo chiede anche il Delegato Arcivescovile Morabito, che chiese delucidazioni in Prefettura.
Comunque sia, tutto è bene quel che finisce bene.

Foto di Filippo Parisi


Gedac

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