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Costume e Società

Una marea di sfollati – 2ª parte

Africo, un’altra storia


GRF

Di Andrea Morabito

I tempi di consegna del nuovo paese, in quell’agosto 1952, erano ancora di là da venire per sopraggiunti problemi tecnici e non si prevedeva un ipotesi favorevole non prima di alcuni mesi: la storia ci consegnerà  l’inaugurazione del nuovo Africo nell’aprile 1953. Vi erano inoltre due necessità impellenti: di garantire, prima che arrivasse l’inverno, un tetto decente agli uomini ospitati nei dormitori baracca e, soprattutto, la morale esigenza (fortemente sentita dalle autorità) di ricostruire i nuclei famigliari divisi tra i 18 vani baracca e i dormitori Baracca. Urgeva la necessità di costruire nel Campo profughi almeno altri 132 vani baracca, che sarebbero stati sufficienti, salvo nuovi arrivi successivi, a risolvere la questione abitativa. La realizzazione costò alla Prefettura la somma di 25.000.000 di Lire.
I quattro dormitori baracca saranno poi utilizzati come scuole elementari, Asilo infantile e ambulatorio. Per quanto riguarda l’ambulatorio è da dire che funzionò ad Africo vecchio almeno fino a metà ottobre 1952. Aveva continuato a funzionare colà per assistere il nucleo di popolazione che non si era voluto spostare. L’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia, a metà ottobre, diede ordine all’infermiera responsabile, Teresa Caracciolo, di trasferirsi con tutte le attrezzature dell’ambulatorio al Centro di Bova Marina per continuare lì la sua opera di assistenza agli africesi. Per questo il responsabile dell’Ufficio dell’Associazione di Reggio Calabria, Alessandro Nencini, chiese alla Prefettura di mettere a disposizione due vani baracca: uno da adibire a sala di medicazione e l’altra come alloggio per l’infermiera.
L’alto numero di ospiti e l’insufficienza di alloggi crearono diversi problemi all’interno del Centro.  I problemi, sostanzialmente, furono di natura allocativa e di razionamento viveri; questi ritenuti, a volte, di scarsa qualità.
Il primo problema è quello, come detto, di natura allocativa. Il primo aprile 1954 tre coppie di sposi occupano l’atrio del vecchio edificio dell’Ex Seminario depositando le loro cose e, alla richiesta del Capo centro di sloggiare, gli sposi lamentarono che, nonostante di recente avessero contratto matrimonio, non gli era stato assegnato alcun vano baracca. Il Capo centro Chiriaco fece presente che dovevano abbandonare l’edificio perché i tecnici del Genio Civile lo avevano dichiarato inabitabile, motivo per il quale il Prefetto, nell’ottobre 1953, aveva fatto sgomberare tutte le famiglie che vi alloggiavano.
Il quel momento (Chiriaco informò i tre capi famiglia) non vi erano vani disponibili da assegnare loro, tenuto presente che nel caso si fosse liberato un vano sarebbe stato assegnato a una delle famiglie che fin dal 1951 era regolarmente censita come alluvionata e che, attualmente, viveva, per mancanza di baracche, pigiata e disagiata con altri profughi. Gli occupanti furono: Giuseppe Versace di Leo, Francesco Mollica fu Pasquale, Domenico Antonio Palamara. Gli sposi richiesero, sapendo che si erano liberati 14 vani ma che erano già stati assegnati a degli alluvionati provenienti da Bova Superiore, che questi fossero assegnati loro. Il Capo centro Chiriaco passò la questione nelle mani del Prefetto: 

Poiché, come è no, presso questo centro non vi è disponibilità di altri vani baracca, e poiché tale incresciosa situazione si è venuta a creare in seguito al matrimonio, se ne riferisce a codesto Superiore Ufficio per competenza e per i provvedimenti del caso.

Una famiglia di sfollati che, ancora nel 1954, non aveva avuto assegnato il vano baracca, occupò abusivamente uno dei famosi 14 vani resisi liberi perché le 14 famiglie fino ad allora occupanti erano state trasferite nel nuovo Africo. Questi vani baracca erano stati assegnati dal Prefetto in persona ad alluvionati da trasferire da Bova Superiore. Il Capo Centro, per far sloggiare la famiglia abusiva fece intervenire i Carabinieri ma, nonostante l’intervento dei rappresentanti dell’ordine, non si riuscì ad ottenere lo sgombero. La moglie si dette malata e i Carabinieri desistettero dall’insistere per farli andare via.

Foto: aneddoticamagazine.com


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