Superbonus: la speculazione sui crediti rischia di aprire le porte all’illegalità
Di Maria Elena Senese – Segretario regionale della FENEALUIL
Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto Aiuti quater stiamo assistendo a una vera rivoluzione per quanto riguarda il Superbonus 110: dalla riduzione dell’incentivo dal 110 al 90%, alla proroga della scadenza per le unifamiliari al 31 marzo 2023, passando per la limitazione della platea dei beneficiari con l’introduzione del reddito famigliare e, infine, all’impossibilità della cessione del credito d’imposta.
Come prevedibile queste modifiche e il blocco nella cessione dei crediti, hanno di molto rallentato l’utilizzo della detrazione fiscale.
Come rilevano i dati dell’Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente al 31 dicembre 2022, a livello nazionale il totale degli investimenti ammessi a detrazione ammonta a oltre 62.000.000.000, dei quali 46.600.000.000 per lavori conclusi, ma ammontano ancora a svariati miliardi i crediti bloccati per le difficoltà legate alla cessione, e sono tantissimi i cantieri fermi, che non riescono a riprendere le attività.
Che fine faranno queste migliaia di imprese il cui unico errore è stato quello di fidarsi dello Stato?
Che fine faranno tutti gli operai e le loro famiglie?
C’è una speculazione in corso inverosimile da parte dei soggetti preposti a rilevare i crediti che per acquisirli chiedono interessi che variano dal 25 al 30%. Ci rendiamo conto che siamo fuori da ogni regola di mercato?
Tantissime imprese, strozzate da queste assurde pretese del sistema bancario e finanziario, non riescono più a stare nei costi e a garantire i lavori appaltati.
È necessario e non più procrastinabile che si intervenga sollecitamente per rendere più agevole il meccanismo della cessione, ampliando il più possibile le possibilità di utilizzo dei crediti acquisiti, ma anche per frenare questa speculazione che equivale ad una sorta di tangente per le imprese disposte a rinunciare a un fetta di fatturato pur di monetizzare crediti che altrimenti rimarrebbero nei cassetti e tutto ciò non potrà non avere una ricaduta importante sulla manodopera!
I dati ENEA confermano che il Superbonus è stato uno strumento utile nonché determinante non solo per il rilancio dell’edilizia, ma anche per il risparmio energetico, la sicurezza e il decoro del nostro patrimonio immobiliare.
Ha dell’assurdo il fatto che una misura nata per migliorare la resa energetica degli edifici nel nostro Paese e per rilanciare il settore edile, sia a oggi diventata un suicidio per migliaia di imprenditori.
Può definirsi civile un Paese che truffa gli imprenditori, soprattutto le piccole e medie imprese del settore?
Ciò che è incomprensibile è che si parla tanto di transizione energetica e, poi, fattivamente si ostacola un provvedimento necessario non solo al rilancio del settore edile ma anche alla riqualificazione del parco edilizio nazionale.
Uno dei rischi sottesi a questa inversione di marcia, naturalmente, è quello di aprire la porta all’illegalità, a una corsa al subappalto di lavori già subappaltati.
Quella che si sta formalizzando è una scelta che finirà per fermare proprio quella rivoluzione verde tanto voluta dall’Europa a scapito delle piccole e medie imprese per favorire, invece, gli appaltatore diretti e le grandi multinazionali. Ci domandiamo, e giriamo il nostro interrogativo a chi di competenza, se l’obiettivo sotteso a questi interventi possa essere quello di favorire i grandi gruppi.