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Attualità

L’attaccamento al digitale e la morte del più bello dei sentimenti umani

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

Mi ha molto angosciato la storia Denise Galatà, la 18enne di Rizziconi che ha perso la vita tra le rapide del torrente Lao durante una gita scolastica.
Il rafting è un’esperienza che ho avuto il privilegio di provare alla stessa età di Denise e, al netto di una caduta in acqua molto simile alla sua, ne serbo un ricordo bellissimo. Dal giorno del ritrovamento del suo corpo mi domando quali possano essere state le mancanze che hanno concorso al verificarsi di una tragedia così inconcepibile, che ha strappato all’affetto dei suoi cari e a una vita che certamente meritava di essere vissuta una giovane custode di progetti che non potranno mai essere realizzati.
A rendere ulteriormente pesante il clima di un lungo fine settimana che doveva essere di svago, ci si è messo, nelle stesse ore, l’esito altrettanto drammatico della scomparsa di Giulia Tramontano, la giovane incinta di sette mesi vittima dell’inadeguatezza sociale dell’individuo che le stava per dare un figlio.
Le due ragazze, dalle storie così diverse eppure accomunate da un destino beffardo, non hanno fatto altro che sorridermi per tutta la settimana dalle fredde bacheche dei social network, che sono state letteralmente invase dai loro scatti rubati affissi con matematica maniacalità da chi ha voluto essere parte del dramma inimmaginabile che ha colpito due famiglie che si trovano ai capi opposti dello Stivale.
E questa ossessività mi ha portato a formulare il pensiero che l’iperconnessione ci spinge ormai a essere iperinsensibili. Riteniamo ormai che lo schermo dello smartphone sia un filtro bonificatore di qualunque atto e che l’ostentazione del sentimento sia indicatore del fatto che siamo in grado di provarlo, quasi a voler urlare al mondo che l’appendice informatica non ci rende meno umani, quando invece non ci stiamo rendendo conto di avere già perso la nostra umanità. Ecco come anche un sentimento intimo come può essere quello del cordoglio viene scatenato sui social alla ricerca massiva di mi piace che testimonino quanto grande sia il nostro sentimento, un “sonno della ragione che genera mostri” (concetto di cui faccio abuso, lo so, ma che si adegua, ahimè a sempre più realtà sociali) come possono essere i reel accanto al parente appena passato a miglior vita, i filmini dell’animale domestico sofferente e, come nel caso di specie, le foto di estranee che hanno incontrato un drammatico destino corredate di frasi di circostanza abusatissime, come “Non doveva finire così”, “Che la terra ti sia lieve”, “Riposa in pace piccolo angelo” o “Ad majora”.
Uno sharing compulsivo che punta alla creazione di uno share televisivamente detto, purtroppo giustificato (anche in questo caso, come mi è già capitato più volte di sottolineare) da una forma inquietante di voyeurismo giornalistico in cui l’overdose da endorfina provocato dai contatori delle visualizzaizioni che si impennano fanno travalicare fin troppo facilmente il confine del diritto di cronaca.
Tutto questo, mi domando, era davvero necessario? Davvero l’aggiornamento di ogni singolo passaggio delle ricerche di Denise ha in qualche modo sedato l’angoscia della famiglia? E davvero la pubblicazione compulsiva del pancione di Giulia ha dimostrato alla sua mamma disperata l’affetto della gente?
Io, che sempre sono stato e comunque resterò uno strenuo sostenitore del progresso tecnologico, dico di no. E, anzi, mi sento di affermare che l’attaccamento alla piazza virtuale che continuiamo a non ammettere di aver sviluppato ha ormai irrimediabilmente provocato quello scollamento dal reale che ha cancellato la nostra capacità di provare il più bello dei sentimenti umani: l’empatia.

Foto: psicologodellerelazioni.it


GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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