Un “fiore” per Bettino Craxi
Di Vincenzo Speziali
Tutti i miei amici (quelli di infanzia, chi è poi sopraggiunto nel corso della vita, ma anche chi ho conosciuto in politica e, comunque, i noti e i meno noti) sostengono, da sempre, come io sia un passionale.
È vero, lo sono, lo ammetto, tuttavia non me ne vergogno, pure in virtù del fatto che, se così è (com’è!) non significa che il sottoscritto non sia, persino e al contempo, razionale, freddo o concettuale.
Eppure, la passionalità rappresenta un tratto importante, essenziale, in quanto contraddistingue il mio modo d’essere, perciò di esistere, essendo, la passionalità, pulsione estrinsecamente esteriore, di sentimenti e sentimentalismo.
Ciò premesso, ieri (19 Gennaio), non ho voluto accodarmi ai ricordi sul Presidente Bettino Craxi (io, difatti, lo ricordo sempre, ogni mattina, più volte durante il corso della giornata, qualsiasi giornata che Dio manda in terra, con preghiere sentite e dialoghi immaginari, oppure parlando con i figli, miei cari amici) e non ho accettato mai le parole di chi lo ha abbandonato a un esilio ingiusto, atroce, mortificante, nonché squalificante e questi due ultimi aspetti sono in capo, al pari di una sentenza morale, verso chi beneficiò e poi se ne scordò.
Per essere uomini, non solo politici, bensì veri, in tutti i sensi, è a persone come lui o come Aldo Moro (che Craxi, tentò di salvare!), a cui bisogna rifarsi: quanti abitanti di Lilliput, in luogo a entrambi (e ai relativi loro giganteschi consimili), oggi vediamo, e io mal tollero e ancora meno sopporto!
Ecco quindi, nell’ennesimo anniversario di un martire, di un giusto (quale fu il Presidente Craxi) che si materializza l’auspicio, di potersi verificare, se non altro e per ossequio a storia, giustizia e verità, un esame approfondito di origini e cause che portarono a quel golpe giudiziario che si dipanò (da Cantù a Cefalù) nel lontano 1992.
Ancora oggi ne paghiamo le velenose conseguenze, le disdicevoli inadempienze, oppure e soprattutto le insopportabili insolenze (ovviamente da parte di chi venne dopo!). Tuttavia io spero, continuo a sperare e a combattere, in ossequio al mio Paese e ai suoi cittadini.
Per un giorno (ma forse, in fondo in fondo, lo sono sempre, almeno un po’ e in ossequio al mio Bisnonno Tiberio Evoli, già Capogruppo alla Camera del Regno, del Partito Socialista Riformista) posso anche io, democristiano convinto, coerente e orgoglioso, dirmi finanche craxiano, con identico orgoglio.
Già, è vero, è giusto, se affermo, in chiosa: Presidente, accetta il mio scritto, come se fosse un fiore. Perché no? Un garofano rosso.
Il suo!
Foto: antimafiaduemila.com