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Locride: è arrivato il momento di diventare Lewis Hamilton

Pensieri, parole, opere… e opinioni


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Nella giornata in cui era originariamente previsto l’annuncio delle dieci città finaliste per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2025, è giusto sottolineare perché, al netto della cocente delusione per l’esclusione della Locride dalla fase conclusiva, quella della settimana scorsa non debba comunque essere considerata una sconfitta. Da quando questa bislacca idea è stata lanciata da un gruppo di rappresentanti istituzionali e dal Gruppo di Azione Locale Terre Locridee, molti sono stati i detrattori della candidatura (a cominciare da colleghi illustri che hanno argomentato con belle parole perché, a loro dire, la storia recente del nostro comprensorio cancellerebbe quella antica e ben più gloriosa) che hanno avviato la solita tiritera correa di aver lasciato questo comprensorio al palo per interi decenni.
Per uno strano caso del destino, nelle ultime tre settimane mi è capitato di sentire da voci diverse (un ex primo cittadino, un imprenditore e una dirigente scolastica) di aver dovuto fare fronte allo scetticismo della gente (“amici” e parenti, colleghi e superiori) pronta a dare il buon consiglio di accantonare i sogni e mettere da parte le aspirazioni, che tanto, la Locride, “è terra arida”, sulla quale nulla può crescere. Eppure, e con buona pace di chi oggi tuona sui social che lui “l’aveva detto che questa candidatura non ci avrebbe portato da nessuna parte”, siamo qui a parlare di un’occasione che la Locride ha saputo cogliere e che l’ha portata per anni a competere alla pari con realtà che mangiano pane e cultura da almeno un ventennio prima che da queste parti si cominciasse a sognare un riscatto che passasse dalla nostra storia e dai nostri beni culturali. E, allora, ecco che le parole della dirigenza del GAL, certo delusa, ma decisa a non fermare questo percorso di rinascita, assumono una valenza tutta differente rispetto alla superficiale interpretazione di rabbia malcelata e “belle parole da sconfitti in partenza” che più di qualcuno ha cercato di vendere ed evidenziano invece che, proprio in barba a questi soggetti squallidi, la narrazione di “un’altra storia” sia possibile eccome.
Per fare un paragone sportivo la Locride esclusa dal novero delle finaliste mi ricorda un po’ il Lewis Hamilton del 2007. Primo pilota di Formula 1 di colore della storia, visto con curioso sospetto da colleghi e pubblico, stupisce immediatamente per il proprio talento e per dare del filo da torcere non a un compagno di squadra qualunque, ma a un due volte campione del mondo del calibro di Fernando Alonso. Il carattere irruente e l’esperienza che manca fanno dire ai più che il giovane pilota di colore non potrà mai farcela a conquistare il titolo mondiale, cosa che in effetti non avviene in favore del terzo che gode tra i due litiganti Kimi Räikkönen, che diventa così l’ultimo pilota Ferrari ad aver conquistato un mondiale fino a oggi. In un battibaleno, la cocente sconfitta conquistò tutte le prime pagine dei giornali e passò in secondo piano che un pilota esordiente fosse rimasto in corsa per il titolo mondiale fino all’ultima gara del campionato. Qualche malalingua azzardò persino che al giovane Hamilton, pur avendo egli dimostrato un buon talento, non sarebbero capitate nuovamente delle condizioni così favorevoli per la conquista del titolo e chissà, anzi, se, complice la delusione di quel primo anno, sarebbe riuscito mai a diventare il primo pilota di colore iridato della storia della massima categoria dell’automobilismo. Un “lascia perdere, non vale la pena” al quale il pilota di Stevenage rispose già l’anno seguente, iniziando un percorso vincente che ha fatto la storia.
Ecco: adesso alla Locride tocca diventare Lewis Hamilton e, anziché farsi abbattere dalla difficoltà come più di qualcuno (a questo punto) si augura, tornare a competere per questo titolo alla prima occasione utile, “vincendo” perché no, “sette campionati del mondo” di cui quattro consecutivi così che, tra qualche anno, sia qualche altro comprensorio a sognare di essere come la Locride e di competere con essa per l’ambito titolo di Capitale Italiana della Cultura.
Noi di Métis, che proprio oggi compiamo due anni di attività (ecco perché questo editoriale arriva con due giorni di ritardo rispetto al solito) saremo qui per raccontarvi tutti i passaggi di questa epopea e ci auguriamo che già in occasione del nostro prossimo compleanno potremo darvi buone notizie in merito.


Gedac

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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