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Attualità

Dallo stato di diritto allo stato di necessità

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

Nelle edicole, in piazza e nei bar, questa settimana, l’argomento sulla bocca di tutti è stata la truffa di un giovane di Locri a una sua coscritta di Bari che, paziente dializzata, era alla ricerca di un impiego che le garantisse una vita più dignitosa. La truffa, per come raccontato dai colleghi de Le Iene, avrebbe consentito al nostro poco affidabile conterraneo di ottenere con l’inganno ben 26.000 €, una cifra astronomica spillata a spizzichi e bocconi nell’arco di poche decine di giorni con la scusa di sbrigare delle pratiche che avrebbero consentito alla giovane pugliese di essere regolarmente collocata nel personale dell’azienda di proprietà del calabrese.
Devo ammettere di non essermi appassionato alla vicenda, in un primo momento, pur avendo notato che già nelle piazze virtuali costituite dai social network il tema stava diventando prepotentemente di tendenza. La “molla”, tuttavia, è scattata nel momento in cui, sempre sui santi social, è stato fatto anche il nome del truffatore, che ho scoperto essere familiare non solo a me, ma a tanti altri concittadini che, nel bene o nel male, hanno avuto a che fare con questa persona.
Non è questa la sede per soffermarmi sui tanti racconti (peraltro spesso non confermati) che ho ascoltato in questi giorni, né con queste righe ho intenzione di esprimere un giudizio di merito sul comportamento del locrese. Tuttavia, pensando e ripensando a questa vicenda che, ai miei occhi, ha del fantascientifico, non posso fare a meno di ritenere che una truffa come quella smascherata da Le Iene, debba per forza di cose mettere radici su un terreno con caratteristiche ben determinate per poter germogliare. Fuor di metafora, senza la pandemia che ha sdoganato il concetto di lavoro agile, le contrattazioni telematiche, la presenza massiva sui social e la crisi economica che ha peggiorato le condizioni di vita di una fetta sempre più consistente della popolazione italiana, il tema della settimana sarebbe certamente stato differente.
La disperazione della barese e l’inventiva in grado di sfiorare l’ammirazione di un Giorgio Perozzi del locrese sono le due facce di una società che pare ormai essere allo canna del gas. Dallo stato di natura e stato di diritto di Thomas Hobbes e John Locke siamo passato allo stato di necessità che spinge l’individuo ad arrabattarsi come può per cercare di arrivare alla fine del mese. Eh già, perché, se dobbiamo dare per buone le dichiarazioni rilasciate in tv dal giovane di Locri in merito alla sua ludopatia, anche il suo, per quanto distorto, è uno stato di necessità, tanto grave da spingerlo a fare cose ributtanti come proporre alla giovane di prostituirsi per recuperare altro denaro. Un atteggiamento che dimostra senza ombra di dubbio che, anche in questa nuova condizione resta costante la condizione ipotizzata dal buon Hobbes secondo la quale homo homini lupus est.
A darci a una  (magrissima) consolazione resta la reazione della società civile locrese, che non ha esitato a organizzare una raccolta fondi per aiutare la giovane di Bari a riottenere più rapidamente i propri risparmi dimostrando quale sia la vera pasta di cui sono fatti i residenti di questo comprensorio. Forse, quale che sia l’esito di questa vergognosa faccenda, è lecito sperare di essere riusciti a dimostrare di avere ancora un briciolo di senso solidale nei confronti del prossimo…


GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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