ADVST
Costume e SocietàLetteratura

La conclusione dell’accordo

La tela del ragno


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

Strada facendo, Serafino domandò ad Aquilino: «Come mai hai cambiato programma invitando il faccendiere e l’impresario a pranzo?»
Aquilino rispose: «Il capo degli zingari mi ha raccomandato di stare attento, che la gente da queste parti non guarda in faccia nessuno e, se dobbiamo fare dei lavori, di dirglielo prima di firmare un eventuale accordo con delle imprese del luogo. Per questo motivo li ho invitati a mezzogiorno, così l’impresario, dovendo portare il preventivo, sarà obbligato a farlo alla presenza dello Zingaro. Ritengo che la sua richiesta di voler presenziare sia la conseguenza del dono delle due camicie; un modo per ringraziarci.»
Puntualmente, alle 12 si trovarono tutti davanti al ristorante indicato dal capo degli zingari.
Nell’entrare furono accolti con i dovuti ossequi direttamente dal gestore del locale.
Chiedendo scusa ai presenti, Aquilino chiamò da parte il capo degli zingari. Rimasero a chiacchierare per quasi cinque minuti; in quel frangente gli chiese come si chiamava: «Il mio nome è Bobbo e il tuo?»
Prontamente rispose: «Aquilino Franco Maria!»
Finalmente conosceva il nome dello zingaro e ciò lo mise in uno stato di assoluta serenità. Non voleva passare per un millantatore, non era conciliabile sedersi al tavolo degli invitati senza conoscere il nome del capo degli zingari; a maggior ragione in quanto poche ore prima aveva sostenuto di essere legato a lui da vecchia amicizia: non conoscere il nome, sicuramente avrebbe portato allo sputtanamento.
Il proprietario del ristorante stava attento a quando poteva intervenire per accompagnare al tavolo lo zingaro e i commensali. Una volta che i due finirono di parlare, il ristoratore andò verso di loro e li invitò a seguirlo. Aveva riservato il tavolo più bello, erano al centro del ristorante e quella posizione dominava l’intera sala: chi sedeva lì, era sotto gli occhi di tutti.
Una volta che tutti i commensali avevano preso posto, Bobbo chiese del progetto. L’esposizione toccò a Serafino che, con fare garbato, espose quello che avevano in programma di realizzare. Bobbo, nell’ascoltare la descrizione di Serafino, ne rimase ammirato, annuì a lungo mentre i suoi occhi lasciarono capire quanto la sua mente fosse in seria riflessione. Ripresosi dall’affascinante e sorprendente idea, si rivolse all’impresario raccomandandolo di fare, agli amici italiani, un prezzo di riguardo. L’uomo colse l’occasione e prese dalla borsa i fogli su cui era sviluppato il computo metrico estimativo dei lavori che dovevano fare e li mise sul tavolo in modo da essere minutati da tutti. L’importo, tradotto in lire, era di 40.000.000.
Bobbo guardò l’impresario e lui capì che doveva fare uno sconto sulla cifra formulata. Prese una penna e sbarrò il prezzo, praticandogli uno sconto di 8.000.000 aggiungendo che non ci avrebbe guadagnato niente. Bobbo osservò a lungo il preventivo corretto poi annuì, approvando la cifra richiesta.
Quelle due camicie, che ad Aquilino erano costate 200.000 ₤ cadauna, gli fecero risparmiare 8.000.000 in un solo colpo. Come se non bastasse, alla fine del pranzo Bobbo disse che era tutto pagato. Prima di andar via, Bobbo volle sapere quando iniziavano i lavori, poi rivolgendosi all’impresario edile, lo raccomandò di essere puntuale nel consegnarli.
Il giorno dopo l’istriano chiamò Aquilino per informarlo che l’impresa aveva iniziato i lavori. Il messaggio era chiaro: bisognava dare l’acconto. Puntualmente gli furono consegnati 10.000.000. Era una cifra considerevole, quasi un terzo dell’importo totale, ma i due sapevano pure che l’impresario, se avesse fatto il furbo, doveva passare sotto le forche caudine di Bobbo.
Aquilino partì per Milano e Serafino rimase in Slovacchia a controllare che ogni cosa rispondesse ai requisiti progettuali: non potevano permettersi il lusso di sbagliare. Un eventuale errore avrebbe fatto uscire dai binari il programma della tempistica, causando perdite non indifferenti.
L’impresa che stava eseguendo i lavori di adeguamento, sin dall’inizio si dimostrò all’altezza del compito e Serafino non fu da meno.
Terminati i lavori, i due imprenditori rimasero in attesa dell’arrivo dei due silos per la farina e delle quattro impastatrici. A interrompere quel magico ottimismo, ricevettero una telefonata dall’Italia che informava che la consegna avrebbe subito un ritardo di circa una settimana. La cosa infastidì i due al tal punto che Aquilino prese il primo aereo per l’Italia. Ai due sembrava strano che tutto filasse liscio senza incontrare nessuno ostacolo.
Si erano promessi di non volere a che fare più con l’Italia, ci erano ricascati, nuovamente spinti dal sentimento di benevolenza verso la patria, commissionando quanto più materiale possibile. Purtroppo, si resero conto a loro spese che quel tipo di ragionamento, saggio e giusto per certi versi, il più delle volte non paga. Scrive Rudyard Kipling che il motto delle manguste è “Corri e scopri”.
La visita all’impresa fornitrice delle macchine, gli fece guadagnare un paio di giorni e uno sconto del 5% sull’importo totale; tutto ciò si tradusse nel trasporto gratis.

Continua…

Foto: passioneperilfood.com


GRF

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button