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Attualità

La Calabria, prima “Italia”, inorridisce dinanzi ai fatti di Cutro


Edil Merici

Di Franco Napoli – Presidente dell’Associazione Benessere per la Jonica

L’Associazione Benessere per la Jonica piange la povera gente che annega nei nostri mari per scappare all’inciviltà di situazioni e interessi che, con la loro esistenza, non c’entrano niente.
Eppure, tra leggenda e realtà, sappiamo che i primi abitanti della Magna Grecia erano costretti a una vita errante e selvaggia. Vivevano nelle caverne, lottavano con gli animali e si cibavano miseramente. Non potevano, perché non sapevano, coltivare la terra, né allevare il bestiame, né esercitare arti e mestieri. Ecco perché la regione calabra, e principalmente la fascia ionica, che era florida e bella, rimaneva in uno stato selvaggio. Fu così che i nostri vecchi padri proclamarono ben sedici generazioni prima della mitica guerra di Troia, Italo loro Re e ne seguirono gli insegnamenti. Da parte sua, Italo mostrò loro come coltivare la terra, come trarre profitto dagli animali e come utilizzarne i prodotti; dettò leggi savie, decretò il culto di Cerere, la dea delle biade, di Fauno, genio benefico dei monti, della campagna e del bestiame, e di Fauna, la dea che aumentava i prodotti della terra e la ricchezza degli uomini.
Fu così che fiorì la nostra terra e gli abitanti che dal loro Re presero il nome di Itali, diventarono civili e furono celebrati tra i migliori popoli dell’antichità.
Aristotele tramanda così l’origine della denominazione Italia: “Un certo Italos diventò re degli Enotri e da lui prese la denominazione di Italia tutta quella penisola d’Europa compresa fra i golfi Scilletino e Lametico, che distano fra loro mezza giornata di viaggio.”
Il nostro mitico Re Italo era un uomo buono e saggio, che convinse i vicini con la persuasione garantendo benessere, raramente usò la forza e solo quando la ragione non bastò ma, alla fine tutti, anche i sottomessi con le maniere dure, ne apprezzarono le grandi qualità, lo amarono influenzando anche la Sicilia, la Campania, la Puglia e la Lucania.
Con Italo che a vedere il perpetrarsi di tali orrori certamente si rivolterà nella tomba, tutta la gente di Calabria e del Sud, nonché povera, abbandonata e bistrattata, aiuta tutti, a prescindere dalla provenienza e dal colore della pelle, mettendo a disposizione quel poco che ha.
Il Sud ben conosce l’emigrazione per bisogno e comprende più degli altri la disperazione come narrata dal nostro Corrado Alvaro di San Luca, che constatava che quando per un uomo giusto vivere correttamente diveniva impossibile, in quel momento per quell’uomo inizia la disperazione che, purtroppo, porta le persone a fare di tutto per la sopravvivenza: diviene difficile, per una grande nazione come la nostra con una Costituzione copiata in tutto il mondo, giudicare uomini disperati. Dalle nostre parti si dice: colui che ha lo stomaco pieno difficilmente comprende la fame degli altri.
Le nuove generazioni digitalizzate, se i programmi scolastici daranno loro anche la possibilità di approfondire i fondamentali del passato, si accorgeranno, nonostante le nuove tecnologie, che, purtroppo, tante situazioni non sono per niente cambiate nel tempo ma, anzi, sono peggiorate. Scopriranno che di cimiteri marini la storia è ricca. Ad esempio le partenze di gente disperata dalla penisola balcanica, martoriata e multietnica sono state da sempre copiose, ma in qualche modo contenute, almeno fino agli orrori della seconda guerra mondiale, durante la quale non bisogna dimenticare con rammarico che non solo gli ebrei vennero perseguitati e trucidati. Solo per loro, grazie al cielo, si trovò almeno la soluzione dello stato di Israele, ma tante etnie questa fortuna ancora la attendono. Tanti popoli russi, tra il 1944 e il 1945, per non finire nei gulag o essere giustiziati dai sovietici, furono costretti a fuggire ammassandosi nelle spiagge del Mar Nero per imbarcarsi su navigli di fortuna, poco adatti alla navigazione, che nella maggior parte colarono a picco facendoli morire affogati. Ma ricordiamo che la stessa sorte toccò pure a migliaia di italiani che dalle colonie e possedimenti balcanici dell’epoca, non ultimi quelli in Egeo, dopo l’occupazione tedesca dei luoghi nel settembre 1943, vennero fatti prigionieri all’internamento in Germania su imbarcazioni poco adatte a tenere il mare, che affondarono durante la navigazione verso l’Italia o vennero silurate da sommergibili Alleati: tra quelli tanta era la gente del Sud.
A Cutro le storie si ripetono per quei poveri disgraziati che sono costretti a scappare perché indesiderati.
Allora ci domandiamo che cosa abbia fatto in tanti anni in concreto il mondo cosiddetto civile per  risolvere o almeno attenuare questa situazione. Diciamo, in verità, poco e niente! Non vorremmo essere indicati come nostalgici ma, almeno, i nostri padri raccontavano che all’epoca delle colonie, dei possedimenti e dei protettorati, gli stati europei è vero che in parte sfruttavano la situazione, ma contestualmente davano qualcosa affinché quei popoli fossero protetti e avessero il necessario per continuare a vivere nelle loro terre, in cui erano nati e cresciuti. Poi, la 2ª Guerra Mondiale, la pagina più buia della storia dell’umanità, con i suoi reliquiari del tutto contraddittori. A partire da Thomas Woodrow Wilson, che introdusse l’autodeterminazione dei popoli, certamente sulla carta un grande passo verso la civiltà, auspicabile sempre e dovunque nonostante gli americani non l’avessero messo in pratica durante le guerre di secessione e dei popoli indiani. Certamente i soloni di oltreoceano, allora dovevano comprendere e prevedere che quegli articoli della Carta delle Nazioni Unite non avrebbero potuto funzionare subito e per tutti. Ma, oggi, i  progetti di sfruttamento su territori abitati da altri popoli, disinteressandosi della volontà di questi ultimi esistono ancora dove ci sono convenienze. Tutto il resto è lasciato all’abbandono. Alla fine, dietro la civiltà, prevalgono gli interessi e le sciagure del crotonese ne sono l’amaro risultato a cui dobbiamo sommare il terrorismo islamico e le centinaia di guerre attive nel mondo, non solo in Ucraina, ma di cui non parla nessuno.
Noi di Benessere per la Jonica crediamo che, per attenuare definitivamente questo problema, si debba ripensare anche a quelle soluzioni passate, magari viste in chiave moderna, non dimenticando che buona parte della popolazione che risiede in territorio francese, olandese, belga  spagnolo, inglese non è autoctona ma è d’importazione, a significare che loro avevano pensato al problema già dal 1800, Italia e Germania un po’ dopo…
Al momento, per tanti, gli incivili siamo noi popoli europei, ma lottiamo e rimaniamo nella speranza che tocca alla politica una riflessione aggiuntiva, capace di risolvere definitivamente il succedersi di queste crudeltà, ripugnanti per tutto il genere umano.


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