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Costume e Società

I talenti, la storia, la cultura e l’armonia di Besnik Harizaj

Uno dei più apprezzati e conosciuti maestri ceramisti di Caltagirone è, in realtà, di origine albanese. Si tratta di Besnik Harizaj, da 30 anni nel nostro Paese e fine artista le cui teste di moro sono oggi ricercate (e copiate) in tutto il mondo. L’abbiamo intervistato per conoscerlo meglio.
La tua è una storia che sembra un film. Ti va di raccontarcela?
Sono Albanese. 30 anni fa, da clandestino, sono arrivato in Italia e, in Sicilia, ho trovato la mia nuova vita. Mi sono integrato molto bene con la vostra realtà. Sono un Maestro Artigiano. Ho una mia bottega conosciuta in tutto il mondo. Pago regolarmente le tasse e sono per il “vivi e lascia vivere”, anche se molti spesso approfittano della mia gentilezza e disponibilità.
In che senso?
Devi sapere che molti tuoi connazionali hanno usato indebitamente foto delle mie opere d’arte per finalità lucrative, realizzando addirittura una linea di sandali estivi.
Davvero?
L’artefice del plagio è un volto noto al grande pubblico, fa parte del campo dello spettacolo, ma essendo un signore non amo fare nomi e cognomi. Ho appreso la notizia attraverso i social, così ho deciso di far intervenire il mio legale, che quale ha chiesto immediatamente il risarcimento per il danno subito e il blocco della vendita non autorizzata.
Spero si sia trattato di un caso isolato.
Purtroppo di disavventure simili ne posso raccontare a migliaia. Ad esempio, mentre ero a pranzo con la TV accesa, ho osservato uno spot pubblicitario di una nota marca di generi alimentari che, senza il mio consenso, aveva usato nella scenografia una mia creazione artigianale e anche lì ho dovuto agire per vie legali, perché trovo ingiusto approfittare della mia pazienza. Un giorno, invece mi sono recato da un tabaccaio della mia zona e ho visto in vetrina degli orologi con le mie immagini. Ho chiesto spiegazioni e mi è stato fornito il nominativo di un furbetto di Napoli che si è fatto strada alle mie spalle. E questi sono solo alcuni dei tanti casi, come puoi intuire.
Ma anche nella scena di un film cult di Carlo Verdone si vede una tua scultura. Ne sei felice?
Assolutamente sì. È stato un onore. Ammiro Verdone e Claudia Gerini.
Sul tuo profilo social si nota anche la foto di Maria Grazia Cucinotta con una tua opera…
Un Maestro Orafo calabrese doveva fare un regalo speciale a questa donna bellissima e mi commissionò un lavoro ben retribuito che poi le donò per dirle grazie di essere stata la madrina perfetta della sua azienda di gioielli.
Abbiamo saputo che hai scolpito anche l’indimenticabile Totò. Ti va di parlarcene?
Certamente. Fui contattato dalla nipote, che aveva saputo che avevo realizzato un omaggio spontaneo a suo nonno, così mi chiese di poterlo comprare ma io ebbi piacere di regalarglielo. Per me i soldi non sono tutto. Ammiro sempre l’educazione e il garbo con il quale si approcciano a me. Siamo rimasti in ottimi rapporti.
Le tue creazioni vengono vendute in tutto il mondo.
Sì e ne sono lusingato. Giappone, America, Germania… sono molto apprezzato ovunque. Con quasi tutti i clienti sono diventato amico. Alla base, però, ci deve essere onestà e rispetto.
Dalla nostra chiacchierata è emerso che hai vinto quasi tutte le cause.
Le ho vinte tutte perché io sono il padre. Gli altri sono cloni.
Un aneddoto particolare che puoi raccontarci?
Uno dei marchi più famosi al mondo venne nella mia bottega per propormi un accordo. Era vantaggioso solo per loro, non per me, così li salutai elegantemente. Io non venderò mai a nessuno la mia dignità né il mio cognome. A ogni modo, di quella esperienza mi resta la soddisfazione che mi paragonarono a Gianni Versace per il mio modo originale di agire nell’arte a 360°.
Una scrittrice ha scritto un libro sulla tua vita. Era stata autorizzata da te?
Sì. Il libro, purtroppo, non si trova più in commercio, ma A mani nude. La memoria della terra di Besnik Harizaj di Lucia Andreano ha goduto del patrocinio di Amnesty International ed è stato presentato al Consolato generale d’Italia di New York e durante il Festival di Geopolitica Mare Liberum, durante il quale il Gruppo Italia 85 di Siracusa ha avuto il piacere di parlare della campagna I Welcome e di raccogliere firme per la campagna Coraggio in difesa di chi lotta per i diritti umani ed è ingiustamente perseguitato in tutto il mondo. È stata una grande soddisfazione.
L’Italia era già stata meta di un tuo parente, giusto?
Sì. Mio nonno fu bloccato nel carcere di Brindisi durante la seconda guerra mondiale. Ahimè, nessuno di noi lo hai mai più visto tornare in Albania. Non si è mai più saputo nulla circa la sua fine. Un dolore che ancora oggi brucia.
Torniamo a parlare del tuo lavoro. Puoi svelare la storia delle teste di Moro?
Qualsiasi siciliano, passeggiando per le vie della propria città o del proprio paese, si sarà imbattuto almeno una volta nella vita nelle Teste di Moro, cioè quei vasi ornamentali di ceramica dipinti a mano che raffigurano il volto di un uomo e di una donna. Questi vasi, emblema della cultura e dell’arte siciliana, non nascono da un sorprendente estro creativo da parte degli artigiani siculi, ma sono il frutto di una leggenda propagata nel corso dei secoli. Dietro alle Teste di Moro, in siciliano note anche come Graste, si nasconde una storia d’amore fatta di passione, tradimenti, gelosia e sfociata nella vendetta. Si narra che, intorno all’anno 1000, durante la dominazione dei Mori in Sicilia, nel quartiere arabo Kalsa (nel cuore di Palermo) viveva una bellissima fanciulla che passava le sue giornate dedicandosi alla cura delle sue piante. Un giorno, dall’alto della sua rigogliosa balconata, venne notata da un Moro che stava passando da quelle parti. Questi, non appena la vide, se ne invaghì immediatamente e non esitò un attimo a dichiarargli il suo amore. La ragazza, colpita da tale dichiarazione, ricambiò con passione il sentimento del Moro, ma la loro storia, iniziata con tanto ardore, era destinata a una vita breve. Ben presto la giovane scoprì che il suo amato doveva fare ritorno in Oriente dove, ad attenderlo, c’erano moglie e figli. Nel cuore della notte, sentitasi tradita e umiliata, la ragazza si abbandonò a un momento di gelosia e ira funesta uccidendo il suo moro mentre stava dormendo. Successivamente ne tagliò la testa e vi creò una sorta di vaso in cui piantò all’interno un germoglio di basilico di cui si prese cura giorno per giorno. Grazie al suo inebriante profumo, la pianta di basilico, considerata l’erba dei re (dal greco basilikòs), raccolse l’invidia dei vicini della fanciulla che non persero tempo a realizzare vasi in terracotta con le stesse fattezze della Testa di Moro. La vergogna di questo amore impossibile è stata tuttavia resa pubblica dalla famiglia della giovane, che ha esposto entrambe le teste al balcone perché tutti le vedessero. Da qui sarebbe nata la tradizione di comprare le Teste di Moro in coppia: in ricordo e in segno di perdono per i due innamorati assassinati. Oggi le Teste di Moro sono infatti direttamente prodotte quasi sempre in coppia ed entrambi i vasi, che sul capo tengono una corona e un turbante che richiama all’Oriente, sono riccamente ornati con gioielli, fiori e agrumi. Il loro fascino ha colpito anche gli stilisti Dolce & Gabbana che, nel 2014, li hanno resi protagonisti di una sorprendente collezione. Li ho conosciuti: acquistano le mie opere d’arte a Taormina, presso un punto vendita noto alle persone famose.
Recentemente una tua opera è sulla copertina di un libro edito dalla Bertoni Editore. Vero?
Propongo ai lettori di acquistarlo. Si intitola Cornuti siciliani, è stato scritto dall’investigatore privato Franco Bertolone e, a me, è piaciuto tantissimo. Anche se narra storie diverse, il gioco è sempre lo stesso, un carnefice e una vittima, quella preferita dalle donne esperte: una figura maschile, intellettuale, di buona posizione, ingenuo, un po’ bigotto, una persona buona, insomma, che viene sedotto, illuso, deluso, minacciato, messo sotto torchio da una donna esperta. Magari ad alcune persone potrebbe tornare utile, come fosse un manuale di istruzioni, per non cadere nella rete seduttiva di certe donne!
In 30 anni tanti albanesi hanno dimostrato alla nostra nazione di poter ricoprire posti e ruoli di prestigio. Penso a Kledi Kadiu, Anbeta Toromani, Ermal Meta
Bisogna andare un po’ oltre i luoghi comuni. L’immigrazione è una risorsa, gli immigrati non devono fare i lavori che non piacciono agli italiani. Il vero arricchimento sociale e culturale per la nostra società è spesso nascosto. Ogni persona racchiude talenti, storia, cultura e bisogna saper cooperare pacificamente e in armonia.
Una citazione che trovi affine a te?
“La pace nel mondo si costruisce” diceva Madre Teresa di Calcutta.
Il complimento più bello?
Tanti, tra questi “Opera realizzata su commissione dalle mani sapienti del maestro Besnik. Ceramiche di Caltagirone”, oppure, “L’arte e la bellezza nelle creazioni del Maestro Besnik”.


GRF

Ilaria Solazzo

La pugliese Ilaria Solazzo risponde in pieno alla definizione di “multitasking”. Giovane donna, ha alle spalle mille differenti attività: la redazione di libri, una buona esperienza nel campo della grafica, la pubblicazione di vari testi e non solo! È anche appassionata di lettura (specie la fantascienza), moda, costume e poesia. È giornalista pubblicista, blogger… e tanto altro. Dal decennio di nascita - gli anni ‘80 - ha ereditato la passione per la televisione che, per lei, si incarna nel binomio Carrà/Cuccarini. Dinamica, professionale, seria, ama la vita a colori.

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