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PNRR: «C’è il rischio concreto di perdere le risorse»

Di Maria Elena Senese – Segretario Regionale FENEALUIL

Sono sconcertanti i dati del Sole 24 Ore che anticipano la relazione semestrale al Parlamento della Corte dei conti, relativamente alla spesa effettiva dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
In base ai dati emersi dal cervellone telematico della Ragioneria Generale che censisce in tempo reale tutte le articolazioni del Piano, i magistrati contabili calcolano in 20.441.000.000 la spesa effettiva realizzata a fine 2022. Con un aggiornamento ulteriore al 13 marzo scorso, il contatore sale a 23.000.000.000, legati a 107 (105 investimenti e 2 riforme) delle 285 misure elencate dal PNRR. Il tasso di realizzazione si attesterebbe quindi al 12% delle risorse complessive messe a disposizione da qui al 2026.
Si tratta di un dato basso e allarmante!
Ma il quadro effettivo dell’attuazione degli interventi è ancora più preoccupante in quanto  il valore complessivo della spesa è comprensivo anche dei cosiddetti incentivi automatici, ossia di quegli interventi già previsti in altri programmi, e trasferiti poi nel PNRR, come i crediti d’imposta di Transizione 4.0, che hanno assorbito 2.300.000.000 più del previsto, e quelli relativi ai bonus edilizi. Interventi automatici e, quindi, non imputabili alla capacità effettiva di spesa della pubblica amministrazione per gli interventi previsti dal Piano.
La Corte dei conti ha provato a depurare il dato degli incentivi stornando questa tipologia di interventi: il dato effettivo dei miliardi spesi è quindi sceso a 10.024.000.000 su 168.310.000.000, attestando la spesa al 6% del totale.
Dalla relazione si evince che viaggiano particolarmente a rilento i pagamenti delle Missioni legate alle politiche agricole, all’istruzione scolastica, agli interventi per la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni.
È dunque necessaria non solo una revisione complessiva del PNRR ma, sopratutto, occorre rafforzare le amministrazioni comunali, prive di personale e di tecnici competenti, con un gruppo di tecnici esperti anche avvalendosi dell’università.
I problemi che ostacolano la partecipazione ai bandi del PNRR sono tanti e monitorarli è difficile.
I comuni del Sud sono in difficoltà con la partecipazione ai bandi del PNRR. Molti i problemi che minano l’attuazione degli investimenti da 235.000.000.000 di euro e monitorarli è un’impresa complessa, specie per le amministrazioni del meridione.
Al Sud il 62% per cento dei comuni ha giudicato complessa la partecipazione ai bandi del PNRR (contro il 57% del Centro Nord) e, secondo quanto ricostruito dall’Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, ci vogliono 9 mesi in più rispetto alla media nazionale per costruire le infrastrutture sociali.
Riteniamo che la realizzazione del PNRR abbia di gran lunga la precedenza sulla flat tax e sul Ponte sullo stretto.
Pertanto, per non fallire, servono tecnici esperti al servizio di cittadini e amministratori.


GRF

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