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Ernesto Rapani: Cutro, il calcio e la sicurezza nelle carceri

Negli ultimi giorni ha fatto sentire la propria voce su vari temi il senatore di Fratelli d’Italia Ernesto Rapani, che è intervenuto per manifestare solidarietà alle famiglie delle vittime della tragedia di Steccato di Cutro, per presentare il suo Disegno di Legge sul mondo del calcio e per parlare di sicurezza nelle carceri.

«A Cutro per manifestare solidarietà e vicinanza alle famiglie delle vittime»

«Solidarietà, vicinanza e sostegno. Sono stati questi i sentimenti che mi hanno spinto a recarmi a Cutro per deporre una corona di fiori in piazza Mare Ionio, luogo divenuto simbolo della tragedia consumata il 26 febbraio scorso. Esprimo vicinanza e solidarietà alle famiglie delle numerose vittime, alla comunità di Cutro, che con grandissima umanità ha fronteggiato una strage di quelle proporzioni, e a quanti tentano la fuga dalle guerre. Al contempo, però, non posso non condannare il mercato delle anime, quelle mafie che speculano organizzando le traversate in mare di persone disperate che vogliono provare a ricostruirsi una vita altrove. Agli scafisti, invece, pensa e penserà il Governo con l’inasprimento delle pene da espiare. Un discorso a parte, invece, meriterebbero le organizzazioni non governative. Abbiamo sempre sostenuto che le ONG sono utili se prestano soccorso quando è necessario, ma se stazionano in mare in attesa dei barconi, allora non si tratta di aiuti umanitari.»

Calcio: «Professionisti e dilettanti puntino sui vivai»

«Il calcio italiano punti sui vivai, le società sull’azionariato popolare e si schierino un numero minimo di 10 atleti in possesso dello status di atleta di formazione italiana. Sono questi i tre principali obiettivi di un DdL depositato nei giorni scorsi per il quale sono primo firmatario, insieme ad altri colleghi senatori.
«L’obiettivo è quello di simulare il modello Barcellona, ricorrendo allo strumento dell’azionariato popolare nelle società sportive professionistiche e dilettantistiche anche attraverso le piattaforme autorizzate di raccolta fondi. In tempi di crisi per il calcio italiano sia in termini sportivi sia economici abbiamo immaginato un calcio più coinvolgente, appassionante, alla base dei cui club ci siano i tifosi. Il calcio in Italia è lo sport più rappresentativo, un patrimonio di fondamentale importanza all’interno del Sistema Paese, in grado di coinvolgere 4.600.000 praticanti, con circa 1.400.000 tesserati per la Federazione Italiana Giuoco Calcio e un fatturato stimabile in 4.700.000.000 di €. In pratica, circa il 12% del Prodotto Interno Lordo del calcio mondiale viene prodotto nel nostro Paese. Tuttavia questo sport sta attraversando, ormai da dieci anni, momenti di grande criticità. Il calcio professionistico evidenzia, infatti, un profilo estremamente preoccupante dal punto di vista della sostenibilità economico/finanziaria a fronte di uno squilibrio strutturale che già prima della pandemia risultava particolarmente accentuato: nei 12 anni analizzati prima dell’impatto del Covid-19, infatti, il calcio professionistico italiano ha prodotto un rosso aggregato pari a circa 4.100.000.000 di €.
«Dati e analisi che mi hanno spinto a immaginare un calcio governato diversamente e che promuova gli atleti. Il primo intervento posto in essere nel DdL è quello, dunque, di introdurre nell’ordinamento degli strumenti in grado di coinvolgere i tifosi e di renderli direttamente responsabili rispetto alla proprietà e all’organizzazione delle società sportive professionistiche e dilettantistiche. In pratica si vogliono sviluppare forme e condizioni di azionariato popolare per le società sportive professionistiche e dilettantistiche, come avviene, peraltro, già in altri Paesi europei. Alcune società calcistiche della massima serie, soprattutto quelle di vertice, per coprire le spese di gestione, in aumento e in gran parte assorbite dagli stipendi dei giocatori, a fronte della notevole diminuzione delle entrate durante il lungo periodo di chiusura degli stadi a causa della pandemia, sono state costrette a ricorrere a consistenti prestiti bancari con alti tassi di interesse che gravano sui bilanci per decine di milioni l’anno. Pertanto l’iniezione di capitale, stabile e non gravato da interessi, nelle casse delle società calcistiche da parte dei tifosi, nella veste di soci investitori mediante l’azionariato popolare e diffuso, si rende necessaria per ridurre l’esposizione debitoria delle stesse società e garantire loro stabilità e solidità finanziaria nel lungo periodo. Accanto all’azionariato popolare la proposta di legge propone dei criteri coma la creazione di scuole di formazione per giovani atleti all’interno delle società sportive professionistiche di calcio; la promozione di meccanismi premiali per le società sportive e dilettantistiche che impiegano almeno il 3% del fatturato per il rinnovamento degli impianti sportivi; la partecipazione a ogni gara di un numero minimo di 10 atleti in possesso dello stato di atleta di formazione italiana; la promozione, sentita la FIGC, di una riforma del sistema che consenta un maggiore accesso dei giovani atleti del vivaio alla Serie A.
«Il DdL è stato firmato anche dai colleghi Marta Farolfi, Matteo Gelmetti, Guido Quintino Liris, Lavinia Mennuni, Fausto Orsomarso, Giovanna Petrenga, Gianni Rosa, Raoul Russo e Etelwardo Sigismondi».

Carceri: «L’azione del governo per migliorare i regimi detentivi»

«Non sono più tollerabili gli atti di violenza nelle carceri. A seguito dell’ultimo in ordine di tempo consumatosi nell’istituto penitenziario di Corigliano Rossano, vorrei ringraziare gli agenti di polizia penitenziaria, perché con la loro professionalità e con il loro senso del dovere hanno scongiurato il peggio e sventato il disegno criminale, evitando una rivolta.
«Nelle scorse settimane, insieme al sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, ci siamo recati in visita alla struttura. In quell’occasione abbiamo sottolineato quanto sia importante dotare tutte le carceri italiane di un direttore e un comandante titolari. A Corigliano Rossano, nei giorni scorsi, un detenuto già sottoposto a regime del 14 bis (al quale viene recluso chi mette in crisi la sicurezza della struttura, ovvero con violenza e minaccia impediscono l’attività degli altri detenuti), ha aggredito un agente addetto alla vigilanza della sezione, tentando d’impossessarsi delle chiavi per liberare tutti gli altri ristretti. Il gesto non ha causato grandi conseguenze grazie alla scaltrezza degli agenti e a una catena di comando stabile all’altezza della situazione.
«L’episodio consumatosi nel penitenziario coriglianorossanese deve, però, indurre a riflessioni serie sui regimi carcerari che riguardano quei detenuti affetti da patologie psichiatriche. Proprio nel corso di quella visita il sottosegretario alla Giustizia non solo ha annunciato che entro la fine dell’anno tutte le carceri italiane saranno dotate di un direttore, del comandante del corpo di polizia penitenziaria e degli uomini previsti nella dotazione organica attraverso il reclutamento concorsuale già programmata (oltre mille assunzioni e corsi di formazione per 5.000 persone), ma soffermandosi sui problemi causati dai detenuti problematici, ha sottolineato l’opportunità di curare i reclusi con disagi psichici in strutture sanitarie apposite, le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza che garantiscano livelli di contenimento adeguate e cure specifiche. In questa direzione si sta muovendo l’azione del Governo Meloni.
«Concludo con il manifestare solidarietà all’agente aggredito, al corpo di polizia penitenziaria, alla catena di comando e al direttore dell’istituto.»


GRF

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