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Costume e SocietàLetteratura

L’incontro con il fratello di Bobbo

La tela del ragno

Di Francesco Cesare Strangio

Aveva la necessità urgente di conferire segretamente con il fratello di Bobbo senza che nessuno lo vedesse, a maggior ragione gli uomini che lo pedinavano.
Stava riflettendo come fare quando sentì bussare alla porta dell’harem, era la segretaria che chiese: «Che cosa desidera mangiare a mezzogiorno?»
Aquilino rifletté un attimo e disse: «Fammi preparare una cotoletta di maiale con delle patatine fritte, ma prima dobbiamo fare una capatina a casa mia»
La donna si era sempre comportata con encomiabile correttezza e Aquilino la stimava più di tutte, sapeva di potere contare su di lei e la riteneva incapace di tradire.
Sulla scorta della fiducia riposta nella donna, decise di farsi portare fuori dall’azienda nascondendosi tra i sedili anteriori e quelli posteriori della sua auto. Scesero entrambi dall’ufficio e attraversarono lo stabilimento, andarono nel parcheggio riservato al personale e, una volta aperto lo sportello posteriore, Aquilino si mise disteso nello spazio tra i due sedili; la donna avviò l’auto e uscì dal cancello. Gli uomini nell’auto che piantonavano lo stabilimento non si avvidero di nulla. Aquilino si raccomandò con la donna di fermarsi a una certa distanza dalla villa.
Arrivati a destinazione la donna informò il datore di lavoro di essere arrivati. Aquilino rimase per un po’ senza fare nulla, poi alzò il capo e osservò fuori per sincerarsi che non ci fossero uomini dei servizi che tenessero sotto controllo la villa.
Prima di allontanarsi disse alla donna di attendere un paio di minuti perché doveva entrare in casa.
Abbandonata l’auto, con fare furtivo, guadagnò l’ingresso della villa; una volta dentro andò diritto alla libreria e prese un’agendina che teneva nascosta in un doppio fondo; in essa conservava i numeri telefonici e gli indirizzi cosiddetti sensibili, cercò il numero di telefono del fratello di Bobbo, lo trascrisse sul pacchetto dei cerini e mosse verso l’auto dove c’era la segretaria ad attenderlo.
Ripresero la via del ritorno e rientrarono nell’azienda senza destare il minimo sospetto negli uomini che lo controllavano. Una volta guadagnato l’ufficio, disse alla segretaria di andare a mangiare e che lui l’avrebbe raggiunta in pochi minuti. Aquilino compose il numero che aveva trascritto sulla scatola dei cerini e, dopo un paio di squilli, rispose il fratello di Bobbo. Lo informò di essere controllato e che aveva necessità di incontrarlo con una certa urgenza.
Per eludere il controllo degli uomini della Škoda gli consigliò di farsi dare un passaggio dal furgone che era partito per andare a consegnare le pizze al supermercato che si trovava a un chilometro da casa sua. La cosa che gli raccomandò fu di nascondersi per non farsi notare dagli uomini che stavano nella Škoda nera ferma nel parcheggio antistante lo stabilimento.
Dopo circa quarantacinque minuti che stava alla finestra, vide arrivare il camion, attivò il comando di apertura, il cancello si aprì e l’automezzo entrò e andò dalla parte opposta rispetto alla strada, da dov’era impossibile esseri visti dall’esterno. Puntualmente, sulla porta posteriore del capannone, c’era la segretaria ad aspettarlo per accompagnarlo dal titolare dell’azienda.
Davanti alla porta dell’ufficio, ad attenderlo, c’era Aquilino che, dopo averlo salutato, lo fece entrare e accomodare nella poltrona antistante alla sua scrivania.
Non appena seduto, il giovane consigliò ad Aquilino di fare attenzione a come si muoveva. A suo dire, la cosa migliore sarebbe stata di rientrare in Italia fino a quando non si sarebbero calmate le acque.
Dopo un breve e riflessivo silenzio, Aquilino chiese: «Fammi capire: riguardo la morte di Bobbo che intenzioni avete?»
Il giovane rispose: «Ancora non lo so! L’eliminazione di Bobbo ha mandato in fibrillazione l’intera famiglia. Si sono create due linee di pensiero in seno alla stessa organizzazione; c’è un gruppo che vuole trattare l’accordo ed entrare nel nuovo business, mentre un altro è assolutamente contrario a qualunque compromesso con la parte avversaria.»
La divergenza interna aveva portato il clan degli zingari sull’orlo di una guerra.
Il fratello di Bobbo si dimostrò lungimirante: sapeva che un tale epilogo non avrebbe fatto altro che il gioco di chi aveva deciso la morte di Bobbo: «Sto adoperandomi, in seno al clan, per raggiungere un accordo allo scopo di evitare un bagno di sangue.»
Aquilino sapeva, per esperienza acquisita sul territorio del Paese di provenienza, come andavano a finire certe cose. Animato dal rapporto di amicizia che intercorreva tra lui e la famiglia del defunto Bobbo, assunse il ruolo di mentore: «Quello che vi consiglio è di restare inattivi e attendere il momento propizio per togliervi i sassolini dalle scarpe. Anzi, diffondete la voce che non volete nessuna guerra. Quello che è stato non deve legittimare altri morti.»
Seguì un breve silenzio e poi continuò rivolgendosi direttamente all’interlocutore: «Ascoltami bene, non fidarti mai di nessuno. Sarà quello a cui hai dato molto a tradirti; sarà il povero che hai tirato fuori dalle sue disgrazie a pugnalarti alle spalle; sarà quello a cui hai teso la mano a fomentare ribellioni contro di te.»

Continua…

Foto: ansa.it


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