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Attualità

“L’equa dislocazione della famiglie rom è un modello tutt’altro che fallito”

Di Giacomo Marino – Un Mondo Di Mondi

L’8 aprile del 2023 si celebra la 52ª ricorrenza della Giornata internazionale dei rom e dei sinti, istituita in ricordo dell’8 aprile del 1971, quando a Londra si riunì il primo Congresso Internazionale delle popolazioni rom.
In occasione della Giornata internazionale riteniamo necessario e urgente fare il punto sulla situazione sociale della comunità rom nella città di Reggio Calabria, attraverso il percorso inclusivo di equa dislocazione abitativa con tutti gli ostacoli posti dall’antiziganismo anche attraverso una costante opera di disinformazione.

I dati riportati fanno parte della documentazione dell’Ente e di 30 anni di attività dei suoi operatori.
Oggi nella città di Reggio i nuclei rom di cittadinanza italiana residenti sono 355, per un totale complessivo di 1.373 persone. Costituiscono lo 0,79% dell’intera popolazione reggina. Dei 355 nuclei famigliari quelli che abitano in alloggi popolari sono 347 (ossia il 97,8%) e solo 8 nuclei (ossia il 2,2%) abitano ancora nelle baracche presso l’Ex Polveriera. Grazie all’impegno per l’equa dislocazione abitativa, richiesta dagli stessi rom, il 41% dei nuclei famigliari, ossia 147 nuclei, oggi abitano in dislocazione in tanti quartieri di case popolari. Cioè non abitano in situazioni di concentramento vicino a molti altri nuclei rom. Mentre il rimanente 59%, purtroppo, abita in concentramento nei quartieri di Arghillà nord, Modena Case popolari ed Ex Polveriera. Ma per questi nuclei concentrati sta continuando l’impegno per la loro dislocazione. L’esperienza dell’equa dislocazione abitativa avviata negli anni ’90 e poi attuata fattivamente dal 2003 fino ad oggi ha consentito a 147 famiglie di avere accesso ai percorsi di inclusione sociale. Difatti, i dati di istruzione, reddito, occupazione, salute e parità di genere che riguardano le famiglie dislocate sono nettamente migliori rispetto a quelle delle famiglie rom ancora concentrate e ghettizzate. È sufficiente dire che il 99% dei rom con un diploma di scuola superiore o iscritti a un corso universitario appartengono tutti ai nuclei dislocati che costituiscono il 41% delle famiglie. Inoltre, i dati delle famiglie dislocate seguono una tendenza verso il costante miglioramento, mentre gli stessi dati delle famiglie concentrate non solo sono nettamente peggiori, ma mostrano una tendenza a un ulteriore peggioramento tipico della ghettizzazione. L’equa dislocazione realizzata a Reggio è da tempo apprezzata a livello nazionale ed è stata applicata anche nel territorio della provincia e, in particolare, nel comune di Melito Porto Salvo, dove oggi tutte le famiglie rom sono state equamente dislocate, eliminando la baraccopoli di Via Del Fortino.
Ma per capire bene la situazione sociale attuale dei rom di Reggio e il miglioramento generale che c’è stato nel corso dei decenni è necessario confrontare l’attuale situazione con quella dei decenni passati attraverso i dati. Verso la fine degli anni ’70 i nuclei famigliari rom in città erano 89, per un totale di circa 534 persone, e tutti abitavano concentrati nelle baraccopoli del 208, di Modena Ex Polveriera, di Modena Centro e dell’ex Lazzaretto. In circa 45 anni i nuclei che abitano nelle baracche sono passati dal 100% al 2,2%, mentre per i nuclei famigliari concentrati sono passati dal 100% al 59% di oggi, con il 41% di famiglie dislocate.
È evidente che negli ultimi 45 anni c’è stato un netto miglioramento.
Nel 1994, 29 anni fa, i nuclei famigliari rom nella città erano complessivamente 138 per un totale di 755 persone. Dei 138 nuclei famigliari 66 abitavano negli alloggi popolari, ma 72 nuclei (ossia il 52,17%) abitavano nelle baracche dei ghetti del 208 e dell’ex Polveriera. Dopo 29 anni i nuclei famigliari in baracche sono passati dal 52,17% al 2,2%. Inoltre, nel 1994, i nuclei equamente dislocati erano solo 19 sul totale di 138 nuclei, erano il 13,76%, mentre oggi i nuclei dislocati sono il 41%, quasi il triplo.
Da questi dati si comprende che anche negli ultimi 30 anni c’è stato un forte miglioramento.
È chiaro che le famiglie concentrate ad Arghillà e Ciccarello vivono ancora oggi una condizione di grave esclusione e, quindi, c’è ancora tanto da fare per continuare l’opera di dislocazione, ma per farlo bisogna partire da quanto è stato fatto e dai risultati ottenuti.
Il lungo e faticoso percorso abitativo di equa dislocazione delle famiglie rom ha ottenuto i risultati sopra descritti nonostante sia stato e continua a essere fortemente ostacolato dall’antiziganismo che, tra i tanti strumenti che utilizza, sfrutta anche una costante opera di grave disinformazione. Difatti sono anni che i media dichiarano, contro la realtà dei fatti, che l’equa dislocazione dei rom è fallita o che non è stata mai realizzata . Qualche anno fa, in un rapporto sulla situazione abitativa complessiva dei rom di Reggio, pubblicato sul sito di un prestigioso Istituto che coordina ancora oggi nella nostra Città un progetto nazionale per l’inclusione scolastica dei minori rom, venivano riportate solamente le famiglie rom abitanti nei ghetti di Arghillà e Ciccarello ignorando completamente tutte le famiglie dislocate.
Pochi giorni fa, in un articolo pubblicato su una testata locale, veniva riportato che negli ultimi 30 anni la situazione delle famiglie rom è peggiorata e che l’equa dislocazione non è mai partita. Dopo aver dipinto questo quadro a tinte molto fosche nell’ articolo si proponeva come strategia per favorire l’integrazione dei rom l’aumento dei fondi pubblici per gli enti del Terzo Settore e nessuna azione specifica, tanto meno l’equa dislocazione.
Chiaramente il percorso dell’equa dislocazione non è condiviso da tanti enti pubblici e privati perché propone un modello di città con un tessuto sociale mixato contro l’attuale modello di città divisa e segregata per reddito ed etnie. Non piace anche perché viene attuato senza finanziamenti, rendendo protagonisti i rom e aiutandoli a non aver più bisogno di aiuto.
Ma, nonostante la dura contrapposizione subita, l’equa dislocazione sta continuando la sua strada a favore non solo dei rom, ma di tutte le famiglie a reddito basso e senza una casa per rendere loro esigibile il diritto alla città e il diritto all’ alloggio adeguato contro ogni ghettizzazione.

Foto: giornaleradiosociale.it


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