Controlli del territorio: Carabinieri arrestano 5 persone e ne denunciano 22
Proseguono le attività dell’Arma dei Carabinieri di Reggio Calabria, negli ultimi giorni coinvolta nell’arresto di un 23enne per furto, nella denuncia di 22 persone per ricezione impropria del Reddito di Cittadinanza e nello smantellamento di un’organizzazione che favoriva l’immigrazione clandestina.
Ruba apparecchiature in uno studio medico: arrestato 23enne
Arrestato in flagranza, a Reggio Calabria, per furto, un 23enne reggino, già noto alle Forze dell’Ordine, con precedenti per reati contro il patrimonio.
Nello specifico, dapprima la segnalazione giunta al 112, nelle ore notturne di qualche giorno fa, circa un furto avvenuto all’interno di uno studio medico, sito in città.
A seguire, fondamentale si è rivelato il tempestivo intervento sul posto di una pattuglia dei carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Reggio, impegnati nella costante attività di controllo del territorio, volta a garantire la continua assistenza al cittadino in caso di necessità che, nei pressi dell’ingresso principale dell’edificio in cui è avvenuto il fatto, hanno subito notato uno dei malviventi mentre era intento a fuggire dallo stabile portando con sé un televisore, un computer e altri strumenti elettronici. Nonostante l’uomo, alla vista degli operanti, abbia reagito con violenza e atteggiamento ostile, i militari sono riusciti a fermarlo e arrestarlo, recuperando così la refurtiva per riconsegnarla al legittimo proprietario.
Dai primi accertamenti, inoltre, hanno costatato la presenza all’esterno dello stabile, di una Fiat Panda risultata essere provento di furto e utilizzata dai malviventi per la commissione del delitto, nonché di una scala impiegata dagli stessi per arrampicarsi e raggiungere il primo piano dell’edificio.
L’arrestato, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria è stato sottoposto agli arresti domiciliari in attesa del rito direttissimo.
In corso gli ulteriori accertamenti per risalire all’identificazione del secondo malvivente responsabile del furto, datosi alla fuga.
Un evento che, ancora una volta, testimonia l’importanza rivestita dalla presenza costante e attenta dell’Arma reggina sul territorio, cui un ruolo imprescindibile è rivestito dalle unità di pronto intervento che, in collegamento con la Centrale Operativa del Comando Provinciale, assicurano la continua assistenza e disponibilità nell’affrontare le situazioni d’emergenza, soprattutto in una realtà come la nostra, particolarmente sensibile sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Indebita percezione del Reddito di Cittadinanza: denunciati in 22
Nei giorni scorsi, i Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro hanno denunciato 22 persone, residenti nei comuni di Cinquefrondi e Molochio, per indebita percezione del RdC: circa 65.000 € i contributi illecitamente percepiti dal 2019 a oggi, accertati nel corso delle attività d’indagine dai militari, finalizzate a riscontrare il possesso da parte dei richiedenti dei requisiti previsti dalla normativa vigente.
Nello specifico, dall’esame dei dati documentali acquisiti, è stato possibile riscontrare che, all’atto della domanda, i soggetti, tutti di età compresa tra i 20 e i 60 anni, avevano reso false dichiarazioni od omesso volontariamente di comunicare informazioni ostative alla concessione del beneficio. Dalle risultanze investigative, sono emerse false attestazioni da parte della maggior parte dei responsabili in merito alla residenza, affermando di essere residenti in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in maniera continuativa.
È risultato, inoltre, che alcuni, per percepire il sussidio fraudolentemente, avrebbero omesso di comunicare ulteriori redditi da lavoro dipendente.
Gli esiti dell’attività sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Palmi e all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale per l’interruzione dell’elargizione del sussidio e il recupero delle somme indebitamente percepite.
Immigrazione clandestina: smantellata una cellula che ricollocava i migranti in Europa
Il 6 giugno 2023, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio, a conclusione di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di questo capoluogo, diretta da Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione, in Francia e Germania, a una misura cautelare personale in carcere nei confronti di 4 cittadini afghani, ritenuti a vario titolo responsabili di favoreggiamento pluriaggravato dell’immigrazione clandestina e di esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria. Sono stati sequestrati, inoltre, il veicolo utilizzato per il trasporto dei migranti e il denaro profitto del reato.
L’indagine è stata sviluppata avvalendosi dei canali di cooperazione internazionale, con particolare riguardo a Eurojust, sul lato giudiziario, che ha coordinato l’esecuzione di diversi ordini di indagine europea, comprese attività intercettive all’estero, nonché le rogatorie internazionali, così come (in maniera omologa per lo scambio di polizia) Europol ha fornito apporto di analisi e il contributo delle banche dati in uso all’Ufficio europeo di polizia.
A collaborare, i carabinieri reggini, in Germania, il Direttorato per la lotta al crimine della Bundespolizei e, in Francia, la Police Nationale, le Brigate Mobili di ricerca della Direzione Centrale della Polizia di frontiera di Bordeaux e Marsiglia.
È il 2020 quando, a seguito dell’innalzamento del numero di sbarchi di migranti registrato sul litorale reggino, in particolare sulla costa ionica, i Carabinieri avviano una manovra informativa, finalizzata a verificare gli elementi di convergenza di tale fenomenologia, attesa la probabile sussistenza di una rete di trafficanti di esseri umani.
L’attenzione dell’Arma, attraverso le Stazioni territoriali, si concentra sui movimenti dei migranti successivi allo sbarco, allorquando (in ragione dell’allora vigente emergenza epidemiologica) venivano posti in isolamento fiduciario presso i centri di contenimento sanitario temporaneo.
Ed è proprio dall’osservazione sul campo che i militari notano un 40enne afgano, residente in Francia, del quale viene registrata la presenza a bordo di un furgone con targa transalpina a Bova Marina.
Le indagini, avviate sotto il coordinamento della DDA reggina, hanno consentito di registrare i movimenti dell’afgano che, dopo avere fatto salire a bordo 10 connazionali, percorre l’intero territorio nazionale, facendo tappa in Abruzzo, in Lombardia e in Liguria, uscendo successivamente dal territorio nazionale dal valico del Frejus.
A seguire, lo straniero varca più volte nuovamente il confine, non dopo essere stato controllato dai Carabinieri di Susa prima di fare ingresso nel traforo del Frejus, circostanza questa che ha cristallizzato in maniera univoca l’intenzione del conducente di lasciare l’Italia per far accesso in Francia.
Nel corso del controllo, i militari operanti avevano modo di constatare come l’indagato fosse l’unico occupante del mezzo anche se, da una successiva ispezione, veniva accertata la presenza sui sedili posteriori di alcuni bagagli, dentro i quali venivano rinvenuti pannolini per bambini ed altri vestiti chiaramente non appartenenti all’indagato. Inoltre, è stata censita la presenza di un vano, creato appositamente nella parte posteriore del mezzo per nascondere le persone.
Proprio le circostanze con cui i migranti hanno raggiunto la destinazione agognata ha portato la Procura reggina a contestare le aggravanti, confermate nel provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari, di avere esposto le persone trasportate a pericolo per la loro vita (avendoli abbandonati in una zona di montagna, al freddo e alle intemperie, su sentieri scoscesi e impervi) e quella di aver commesso il fatto sottoponendo i trasportati a trattamento inumano e degradante (nascondendoli nel furgone).
A questo punto, in ragione di una segnalazione inserita nella Banca dati Schengen, viene tratto in arresto dalla Polizia francese a Montgeneve (nel lato transalpino della località di frontiera) sorpreso nel valicare il confine con sei connazionali clandestini.
Le indagini, proseguite con l’ausilio dei canali Eurojust ed Europol, al fine di ricostruire i contatti e ulteriori componenti della catena di trasbordo dei migranti, hanno consentito di definire una filiera criminale di immigrazione clandestina localizzata in Turchia, Italia, Francia e Germania.
Sono stati infatti ricostruiti dettagliatamente i ruoli degli altri soggetti coinvolti, tutti di origine afgana:
- il primo, di cui è stato ampiamente detto, quale promotore, organizzatore e autista;
- un secondo uomo, con il ruolo di intermediario tra il passeur e i parenti dei trasportati;
- un sodale, localizzato a Marsiglia, preposto all’accoglienza dei migranti.
- un ulteriore soggetto, stanziale in Germania, individuato quale terminale delle somme erogate a titolo di compenso per il viaggio.
In definitiva, gli esiti investigativi evidenziano come gli odierni indagati rappresentino la cellula localizzata sul territorio continentale che, attraverso modalità operative ben pianificate, era addetta a consentire ai migranti, una volta giunti nel reggino, dopo l’arrivo in Italia a bordo di natanti e a seguito della collocazione in centri di accoglienza, di allontanarsi e partire verso località del centro Europa.
È stato inoltre individuato il canale finanziario per le transazioni economiche, che utilizza il metodo informale noto come hawala.
Si tratta di un sistema di trasferimento di denaro basato sul brokeraggio informale e su relazioni non contrattuali che prevede che il soggetto che intende trasferire una somma di denaro a altro soggetto, di norma residente in un diverso Paese, contatti un broker intermediario (cosiddetto hawaladar) e gli versi la somma da inviare; l’intermediario locale contatta quindi un suo omologo nel Paese ricevente, dandogli ordine di pagare al soggetto destinatario la somma indicata, trattenendo una commissione. La somma versata al destinatario (nell’odierna indagine quantificata in 1.500 € per ogni migrante per il servizio di trasporto), verrà successivamente rimborsata dal primo al secondo intermediario, con tempi e mezzi variabili, secondo le circostanze.
Trattandosi di provvedimento cautelare, restano salve le successive determinazioni in fase processuale.