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Ennesima intimidazione sul cantiere della nuova 106: le reazioni dei sindacati


Edil Merici

I sindacati regionali hanno fatto sentire la propria voce in seguito all’ultimo episodio intimidatorio avvenuto nei confronti della Webuil, ditta che sta lavorando sul cantiere del terzo megalotto della Serata Statale 106.
La sezione regionale della Federazione Italiana Lavoratori Commercio, Albergo, Mensa e Servizi, in una nota stampa diffusa in merito, afferma di unirsi “alla solidarietà e alla richiesta di attenzione rivolta alle Istituzioni da parte della Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, dell’Edilizia, delle industrie Affini.
“Giusto il richiamo all’istituzione di un tavolo permanente in Prefettura che tuteli le lavoratrici e i lavoratori che operano nell’intero appalto, compresi i servizi di vigilanza e guardiania, così come mense e pulizie” prosegue la FILLEA, che auspica un cambiamento di atteggiamento da parte dei responsabili istituzionali e degli appaltatori che, invece di ridurre i servizi di vigilanza, sarebbe bene investissero sul settore “dando così più possibilità occupazionali nel territorio e aumentando il livello di attenzione e di controllo. L’illegalità si combatte anche con il lavoro, soprattutto qui in Calabria, dove il ricatto e la povertà stanno dilagando” conclude la segreteria.
Ferme parole di condanna sono sopraggiunte anche dalla sezione regionale della Federazione Nazionale Lavoratori Edili Affini e del Legno, che legge in quanto sta accadendo sul megalotto “la sconfitta della democrazia, la debacle della libertà di impresa, il fallimento dello Stato in tutte le sue componenti istituzionali e civili.”
L’intimidazione, prosegue la FENEAL, “è la prova di forza di una criminalità organizzata che si sente intoccabile, che vuole imporre la propria legge e ridurre in schiavitù non solo l’impresa finita nel mirino ma tutta la comunità locale, l’intera regione.”
Per contrastare efficacemente tale atteggiamento, continua il sindacato, “rivolgiamo un appello alle istituzioni competenti affinché l’impresa non venga lasciata da sola ma sostenuta nella sua azione produttiva. Il rischio, se quanto richiesto non dovesse trovare immediato riscontro, è che queste azioni dolose e malavitose possano determinare il fatto che tante opere che ancora sono incompiute possano rimanere tali anche in futuro, provocando un danno sociale irreparabile.”

Foto: gazzettadelsud.it


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