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Costume e Società

Umberto Zanotti Bianco: il periodo del regime e la passione per l’archeologia


Edil Merici

Di Andrea Morabito

A nulla valse, per proteggere l’Associazione e Umberto Zanotti Bianco l’intervento presso Benito Mussolini di Giovanni Gentile, che spiegò al Duce le finalità umanitarie dell’Associazione. La risposta che ricevette Gentile fu:

Appunto per questo bisogna impedirgli di scendere laggiù.

I vari rapporti al Ministero dell’Interno che lo riguardano, lo definiscono “individuo colto e intelligente, con vaste conoscenze con persone notoriamente avverse al regime”. Il Senatore Gentile intervenne a favore di Zanotti Bianco per far cessare la sorveglianza continua a cui era, come detto, sottoposto dopo la pubblicazione dell’inchiesta del 1928, presso Leandro Arpinati. Nella lettera del 19 dicembre 1929, pubblicata da Zanotti Bianco nell’opuscolo Proteste Civili del 1954, indirizzata a Gentile per ringraziarlo del suo interessamento, troviamo scritto:

La giustificazione datale dall’Onorevole Arpinati, tra le molte, e tutte differenti l’una dall’altra, date fino a oggi da varie autorità, è quella che più mi offende. All’estero non mi stabilirei nemmeno forzato. Preferisco il carcere in Italia. Ha anche esso (in epoca di oppressione) la sua nobiltà e la sua luce.

La sua persona, anche se contraria ostinatamente al regime, era però stimata da gerarchi come Luigi Federzoni che, incaricò Antonio Taramelli (archeologo e per questa ragione in sintonia intellettuale con l’archeologo Zanotti Bianco) per chiedere una sua pacificazione col regime. Avrebbe dovuto scrivere una lettera patriottica a Mussolini che ovviamente non fece. In un appunto del suo diario (1935-1936), troviamo scritto: “… la mia concezione civica d’altro lato mi impedisce di abbassarmi verso dittatore”. Nel gennaio del 1941 venne arrestato per aver mandato una cartolina illustrata alla figlia dell’ex Ambasciatore francese; cartolina che la censura interpretò come, questa volta azzeccando, un’allusione al regime.
Gli ultimi anni del regime furono da Zanotti Bianco passati a contatto con gli ambienti antifascisti romani e, in particolare, con la Principessa di Piemonte. Alla caduta di Mussolini e del suo regime si aprono per il nostro nuove sfide. Non essendo un politico; non amava la retorica ciarliera dei professionisti della politica, ma un uomo dominato dall’ansia di poter contribuire alla rinascita della sua Italia, non in modo astratto (appunto a parole) ma con azioni concrete, non frasi di circostanza ma azioni che si sostanziavano in opere anche minime ma che, sommate, portavano a dei risultati. Per prima cosa si impegnò, da filomonarchico, per la conservazione dell’istituto della monarchia, considerandola la naturale continuità del Risorgimento passando per la prima guerra mondiale e Resistenza e per garantire un legame con le tradizioni unitarie (Piero Melograni, Atti del convegno su Zanotti Bianco, Roma, 26/ 27 gennaio 1979).L’archeologia fu un altro campo di interesse per Zanotti Bianco, la cui vocazione umanistica non poteva restare insensibile. L’attività archeologica fu solo una parte e non la più lunga dell’opera umanistica di Zanotti, anche se molto proficua, ma è comunque bene integrata con il suo stile di vita e l’opera civile di cui si è reso protagonista con l’impegno verso il mezzogiorno d’Italia.
Il suo interesse verso l’archeologia nasce a seguito di due incontri con altrettanti personaggi memorabili; Paolo Orsi e Paola Zancani Montuoro. L’incontro col primo avvenne sullo stretto di Messina nel 1911, e da li in poi iniziò un’amicizia e una collaborazione molto proficua. In particolar modo, la frequentazione personale ed epistolare con il grande archeologo Orsi, portò Zanotti a una più concreta conoscenza dell’enorme difficoltà della conservazione dei reperti nel Sud’Italia e, in particolare, in Calabria, connesso alle difficoltà finanziarie, che non consentivano al Ministero competente di sostenere campagne di scavo e conservazione dei reperti, tramite le sovrintendenze. Per sopperire, in parte, a queste deficienze i due amici fondano a Milano nel 1920 la società Magna Grecia sotto la direzione dell’Orsi, con lo scopo di pubblicare i risultati delle ricerche e trovare dei sostenitori economici oltre le ricerche sul terreno. Questa iniziativa consentì scavi a Hipponion, Taranto, Siracusa, Punta Alice, Metaponto, Agrigento, Velia e Sant’Angelo Muxsaro, Foce del Sele e così via.
Trovare i finanziamenti per la continuazione o per iniziare nuovi scavi, cosa che fece per oltre un decennio, era la sua prerogativa, ma egli si prodigò anche nelle ricerche sul terreno, iniziando con l’insigne archeologo per un breve periodo a Sant’Angelo Muxsaro (Agrigento), e poi iniziando la sua prima personale ricerca sul terreno nel 1932 alla ricerca del sito dell’antica Sybaris, la città che era sparita nel nulla nel VI secolo a.C. I resti dell’antica civiltà sibaritide era stata cercata da Ernesto Galli nella zona detta la Pollinara e dal Kahrstedt che invece riteneva la sua antica ubicazione presso il torrente San Mauro e non nell’antico corso del Coscile. Zanotti, esplorati i dintorni, intuì che la possibile posizione dell’antico sito era un’altra (erano state rinvenute in zona piccoli reperti) e rivolse le ricerche nella zona detta Parco del Cavallo. Non potè continuare le ricerche perché, appena venti giorni dopo l’inizio, venne l’ordine del Prefetto di Cosenza di divieto a continuare le ricerche e fu allontanato dalla Calabria. Quando, alla caduta del fascismo, la Società Magna Grecia riprese, nel 1954, il suo antico nome (era stato cambiato per evitarne la chiusura da parte del regime in Società Paolo Orsi) sotto la direzione di Giulio Emanuele Rizzo, e si diede inizio alla nuova serie di Atti e Memorie sotto la direzione di Zanotti Bianco, riprese lo studio dei reperti trovati nel 1932 al Parco del Cavallo e alle nuove ricerche con la collaborazione dell’insigne archeologa. Quarant’anni dopo i primi scavi del 1932, l’intuizione di Zanotti Bianco si rivelò esatta.
Altro incontro per Zanotti Bianco, come detto importante per l’attività di archeologo fu quello con Zancani Montuoro, affine a lui per educazione e formazione culturale. Questa era stata allieva di Rizzo e, ad Atene, di Alessandro della Seta e quindi studiosa di archeologia greca e ovviamente della storia della Magna Grecia.

Foto: orsomarsoblues.it


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