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Politica

Lega: le ecofollie, il Porto di Gioia Tauro e la questione migranti


Edil Merici

Proseguono le attività della sezione calabrese della Lega, che ha commentato il varo del Sistema per lo Scambio delle quote di Emissione che rischia di mettere in ginocchio il porto di Gioia Tauro e l’isolamento dell’Italia imposto dall’Europa nella questione migranti.

“Basta con le ecofollie imposte dall’Europa”

“Tra pochi mesi sarà applicato il Sistema per lo Scambio delle quote di Emissione previsto nel folle pacchetto Fit for 55 anche per i trasporti marittimi. Questa nuova tassa metterà in ginocchio i porti italiani, particolarmente quello di Gioia Tauro che, con questo sistema, rischia addirittura la chiusura. Non possiamo più accettare le ecofollie imposte dall’Europa, a discapito della nostra economia e dei nostri lavoratori. La Lega ha lottato strenuamente e continuerà a farlo per cercare di limitare i danni inflitti da un’Europa serva delle più bieche ideologie sostenibili che non fanno altro che rendere assolutamente poco attrattivi i nostri mercati”. Così in una nota Valentino Grant, europarlamentare della Lega.

Giacomo Francesco Saccomanno: “Ci sia equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica”

Il porto di Gioia Tauro, situato in Italia, è attualmente il più grande approdo per il trasbordo nel Paese e uno dei principali poli per il traffico container nel bacino del Mediterraneo. Tuttavia, il futuro di questo importante centro logistico è a rischio a causa del Sistema per lo Scambio delle quote di Emissione, un meccanismo volto a regolare le emissioni inquinanti. Secondo la procedura del progetto Fit for 55, che mira a ridurre le emissioni del 55% rispetto al 1990, a partire da gennaio 2024, questa tassa sarà estesa anche al trasporto marittimo, compreso quello intercontinentale. Le compagnie di navigazione saranno tenute a pagare questa tassa per tutte le navi con una stazza lorda superiore alle 5.000 tonnellate. Tuttavia, alcune preoccupazioni sono state sollevate riguardo a questa decisione. Alcuni sostengono che queste misure siano eurofollie volute dagli europarlamentari del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, che potrebbero mettere a rischio l’economia italiana.
C’è la forte preoccupazione che l’imposizione di questa tassa possa portare alla chiusura di Gioia Tauro e causare gravi conseguenze per l’Italia. È importante affrontare queste preoccupazioni e trovare un equilibrio tra la necessità di ridurre le emissioni inquinanti e la sostenibilità economica. Potrebbe essere necessario valutare alternative o soluzioni che consentano di raggiungere gli obiettivi ambientali senza mettere a rischio importanti infrastrutture come Gioia Tauro. In conclusione, Gioia Tauro è attualmente a rischio di chiusura a causa del Sistema e delle nuove tasse sul trasporto marittimo. È fondamentale trovare un equilibrio tra la sostenibilità ambientale e la sostenibilità economica per garantire il futuro di questo importante centro logistico in Italia.

“Un Europa non solidale è un’Europa che concretamente non esiste”

Si parla di Unione Europea, ma nei fatti vi è solamente un interesse economico e finanziario. Il resto non sembra interessare. Il problema dei migranti interessa tutte le Nazioni e non può lasciarsi il pesante fardello solamente all’Italia. Una condotta dell’Europa non accettabile e che deve essere fortemente condannata. Un comportamento veramente vergognoso! Tante parole e tante chiacchiere, ma in fondo nulla di serio. Non esiste una strategia o una programmazione europea. Solamente proclami che, però, non hanno portato e non portano a nulla. La situazione è sotto gli occhi di tutti e ben si sa che la nostra nazione non è in condizioni di poter sopportare l’invasione gestista, molto probabilmente, dalla criminalità e da movimenti contrari all’Italia. La Calabria sta sostenendo un peso inverosimile, ma bene ha fatto il presidente Roberto Occhiuto a offrire collaborazione purché rientri in un progetto sostenibile. In ogni caso, vi sono due questioni di rilevante valore: la prima che riguarda l’umanità e la seconda la sicurezza. Un’Europa che non è solidale, non comprende il momento di grande difficoltà di una nazione che ha contribuito alla sua nascita, non rispetta le persone, consente che queste possano morire in mare, non contribuisce all’integrazione, non ha un piano presente e futuro, vuol dire che non esiste concretamente. La verità che emerge è quella di nazioni che pensano solo a sé stesse e non hanno alcuna volontà di condividere una grande tragedia umana. È assurdo pensare che si possa risolvere a breve il problema con l’elargizione di risorse che serve soltanto a creare lager inumani nelle terre frontistanti il mediterraneo. È come voltarsi dall’altra parte e cercare di nascondere un problema esistente e non rinviabile. Bisogna avere il coraggio di pianificare una vera integrazione e dare a questa povera gente la possibilità di rigenerarsi, specialmente in un momento in cui mancano lavoratori e vi è una carenza di nascite. Tale contesto porta poi al problema sicurezza. Quando migliaia di persone vengono lasciate in strada queste devono vivere e sostenersi: quindi, scatta il problema sicurezza. Le città stanno pagando un prezzo molto elevato ed i cittadini temono sempre più possibili azioni criminali. Così come vi è anche collegato il problema carceri. Quasi il 30% di detenuti non sono italiani e rendono i penitenziari invivibili per l’evidente soprannumero ed affollamento. Il fallimento sul tema, quindi, dell’Europa è certificato! L’Italia sarà costretta, pertanto, ad affrontare il pesante fardello da sola. I rimedi possono essere tanti: dai rimpatri degli irregolari al tentativo di limitare gli sbarchi e bloccare le frontiere. Ma quello che appare necessario, in questo momento, è cercare di mettere in atto un piano generale che preveda tutte le misure possibili e, quindi, l’effettiva integrazione e la copertura delle necessità lavorative delle aziende, la limitazione ai regolari e a quelli che possono avere le condizioni per rimanere e essere anche utili alla Nazione. In sostanza, un progetto che deve vedere seduti al tavolo tutti i soggetti che possono contribuire ad affrontare il problema con umanità, sostenibilità e vera integrazione.


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