ADVST
Attualità

Il futuro è nella firma con la “x”

Pensieri, parole, opere e… opinioni


Edil Merici

A partire dal prossimo anno scolastico, a Helsinki, l’apprendimento della scrittura non sarà più disciplina obbligatoria all’interno delle aule della scuola primaria. La decisione del governo finlandese è già finita sul tavolo del dibattito socio/politico internazionale, ingenerando come di consueto due correnti di pensiero fortemente contrapposte tra di loro. Sospendendo il giudizio, tuttavia, ciò che maggiormente mi interessa indagare è quale sia la direzione che sta prendendo la società civile se quello che viene ritenuto il sistema scolastico migliore del mondo abbia deciso di compiere questo passo importantissimo.
È ormai risaputo che lo sviluppo tecnologico ha, di fatto, fermato l’evoluzione e che i mondi immaginati da una fantascienza che teorizzava un futuro di levitazione, letture nel pensiero e telecinesi siano definitivamente superati. L’homo sapiens non sarà mai superior ma, tutt’al più, tecnologicus (non me ne vogliano i latinisti per la coniazione di un termine tanto orrendo), ricco di appendici elettroniche che, all’atto pratico, consacreranno come profetici gli universi immaginati dai padri fondatori del cyberpunk (sottocategoria della fantascienza fortemente in voga negli anni ’80, per i non amanti del genere).
Vivendo dunque in un presente in cui i nostri occhiali ci indicano quale sia la strada che dobbiamo seguire, gli orologi sono in grado di dirci come migliorare il nostro stato d’animo, i cellulari sono vere e proprie finestre aperte sul mondo, i computer comprendono quando è arrivato il momento di silenziare le notifiche perché dobbiamo lavorare e, per tornare al mondo della scuola, le lavagne interagiscono in prima persona con gli studenti, ha effettivamente senso continuare a impiegare un monte ore importante per l’apprendimento della scrittura amanuense?
Tornando alla notizia di apertura, il governo finlandese ritiene di no e, dopo essermi preso qualche giorno per riflettere sulla cosa, devo dire di essere pienamente d’accordo. La responsabile delle linee-guida dei programmi educativi del ministero della Pubblica istruzione finlandese Minna Harmanen ha dichiarato che «È importante che i bimbi imparino veloci la scrittura liquida, cioè sulle tastiere dei computer e sui touch screens» perché, all’atto pratico, aggiungo io, è su quelle che lavoreranno per una vita intera.
Questo genere di riforma, a ben guardare, è il primo passo verso una scuola che risponde con tempestività alle esigenze di una società civile in costante cambiamento e anche a quelle costanti richieste di sostenibilità sulle quali l’Unione Europea ha fondato praticamente tutto il suo programma politico recente. Lo studente del domani (in Finlandia, dell’anno prossimo) non andrà più a scuola con una montagna di libri stipati in uno zaino pesantissimo, ma con sottobraccio un semplicissimo tablet contenente tutti i libri di testo di cui necessita, all’interno dei quali potrà creare delle note interattive in cui prendere appunti sullo stesso strumento che gli consentirà, aprendo un semplice programma di scrittura, di avere a disposizione tutti le pagine necessarie a scrivere in maniera dattilografata o a fare di calcolo.
Certo sarà complicato abbandonare l’idea romantica dello studente a cui sono venuti i calli alle mani a furia di impugnare penne e matite. La mancanza di sbavature, delle impronte di inchiostro sui banchi e del compagno che chiede la biro o il foglio protocollo dimenticato a casa renderanno tutto molto più asettico ma forse, per la prima volta da quando è iniziata la rivoluzione digitale, quella dei finlandesi che inizieranno la scuola primaria il prossimo anno scolastico, sarà la prima generazione in grado di sfruttare appieno tutte le potenzialità offerte dalla tecnologia e non di comportarsi, come facciamo invece noi, come primati ai quali sono state date le chiavi di una biblioteca.
È sostituendo al “Consegnate i cellulari” odierno il “Cercate sul vostro smartphone la biografia di Dante” che faremo il primo vero balzo evolutivo dopo millenni, anche se questo imporrà sicuramente un diverso approccio anche all’impiego della lingua parlata.
A ben guardare, tuttavia, il sacrificio della scrittura a mano sull’altare dello sviluppo tecnologico potrebbe essere il primo passo per riempire TikTok non più di balletti e polemiche, ma di informazioni e curiosità.


GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button