A Locri una raccolta firme per il salario minimo
Dal Partito Democratico Locri
Prosegue l’impegno del Circolo Partito Democratico di Locri nella raccolta firme a sostegno della proposta di legge sul salario minimo.
Il Circolo cittadino del PD ancora una volta aderisce all’ennesimo appello alla mobilitazione collettiva lanciato negli ultimi giorni dalla segreteria nazionale e regionale del partito, invitando nuovamente i cittadini a sostenere con la propria firma questa battaglia di libertà e dignità a tutela dei settori più fragili del mondo del lavoro, portata avanti insieme alle altre forze parlamentari di opposizione.
Domenica 8 ottobre, infatti, sul lungomare di Locri, in piazza Nosside, dalle ore 18 alle ore 20, verrà allestito un banchetto per fornire le opportune informazioni sul tema e offrire la possibilità ai cittadini di aderire alla petizione intrapresa ai sensi dell’articolo 50 della Costituzione italiana.
Dalle ultime stime dell’agenzia per lo Sviluppo del Mezzogiorno, invero, emerge un quadro fortemente preoccupante secondo cui in Italia 3.000.000 di lavoratori, di cui 1.000.000 nel Mezzogiorno, guadagnano meno di 9 € lordi all’ora.
Una situazione che ha visto le retribuzioni reali italiane subire, a seguito della pandemia, una decrescita del 7,5% a fronte del 2,2% della media dei paesi Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.
In Italia, insomma, siamo di fronte a una perdita del potere d’acquisto e a un aumento dell’inflazione che ha sensibilmente peggiorato le condizioni generali delle famiglie, in modo particolare dei lavoratori poveri, specie al sud.
Una spirale in cui i salari reali non riescono a tenere il passo dell’aumento dei prezzi (dovuta, tra l’altro, anche ai ritardi che a volte si registrano nella contrattazione collettiva sindacale, agli spostamenti strutturali dell’economia verso settori meno sindacalizzati, al calo delle adesioni ai sindacati e all’aumento delle forme di lavoro precarie e atipiche) che rischia di inghiottire a breve anche il cosiddetto ceto medio e che tende a proiettare in futuro una forbice sempre più ampia tra lavoratori tutelati e lavoratori poveri.
Tutto questo avviene nonostante l’articolo 36 della Costituzione affermi che il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Un diritto che, attualmente, in Italia non trova piena attuazione per alcuni lavoratori – che per ricevere tutela sono sempre più spesso costretti a rivolgersi al Giudice del lavoro (e che ha spinto le forze parlamentari di opposizione a unirsi firmando la proposta di legge unitaria Atto Camera nº 1.275 del 4 luglio 2023 che, tra le altre cose, prevede che il trattamento economico minimo orario stabilito dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, non può comunque essere inferiore a 9 € lordi).
Una tutela, quella del salario minimo, già presente in 22 dei 27 Paesi dell’Unione Europea, la cui introduzione è stata sollecitata peraltro anche dalla Direttiva dell’UE 2.041/2022 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 ottobre 2022 relativa a salari minimi adeguati nell’UE (Legge nº 275 del 25/10/2022, pagina 33 della Gazzetta Ufficiale, che dovrà essere recepita nel diritto nazionale entro il 15 novembre 2024), con la quale l’Europa intende migliorare le condizioni di vita e di lavoro nell’Unione Europea istituendo un quadro per l’adeguatezza dei salari minimi legali; la promozione della contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari; il miglioramento dell’accesso effettivo di lavoratori e lavoratrici al diritto alla tutela garantita dal salario minimo ove previsto dal diritto nazionale e/o da contratti collettivi.