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Costume e Società

Tutti per Giada: il lieto fine che getta una luce sulla nera giornata dell’IIS La Cava


Edil Merici

C’è sempre un lieto fine che getta luce sul lato oscuro di un racconto. Nel nostro caso è il lieto fine di una giornata scolastica qualsiasi, svoltasi tra le mura dell’Istituto d’Istruzione Superiore Francesco La Cava, che è riuscito questa volta a cancellare ogni lato incomprensibile di questa storia. È venerdì 6 ottobre quando, nell’aria ancora troppo tiepida di un autunno già annunciato, si bisbiglia sottovoce, tra i corridoi della scuola, dell’improvvisa mancata funzionalità dell’ascensore. La notizia scorre in un battito di ciglia tra i ragazzi, e in men che non si dica arriva fino a Giada. La quindicenne in quel momento si trova all’interno della sua classe, sita precisamente al quarto piano. Giada che si sposta su una sedia a rotelle elettrica e che respira grazie a un ventilatore artificiale, appena viene a conoscenza della situazione, tenta in ogni modo possibile di celare la preoccupazione di quell’istante attraverso la sua ironia, uno dei punti forza che contraddistinguono il suo carattere, assieme alla consapevolezza. La studentessa è infatti più che consapevole di esser rimasta bloccata al quarto piano, ed è soprattutto conscia del fatto che la sua sedia pesi oltre 100 kg. È cosciente che il suo fisico non le consente di mantenere un equilibrio tale da sedersi in nessun altra sedia che non sia la sua e che dovrà scendere necessariamente tutte quelle scale nella posizione in cui si trova. Si avvicina il suono della campanella che segna l’ultima ora di lezione, ma ciò nonostante non si intravede ancora arrivare alcun tecnico che possa ripristinare l’ascensore. Nessuno di competenza, nel frattempo, si adopera affinché il problema venga risolto nell’immediato, in totale sicurezza. C’è solo una voce che irrompe lo strano silenzio che si è creato attorno; è quella dell’insegnante di sostegno di Giada che, nel cercare di trovare una soluzione, si impegna affinché intervengano sul posto i Vigili del fuoco del distaccamento di Bianco.
Giada, in un primo istante, al loro arrivo indietreggia e rifiuta la proposta di essere trasportata per le scale a peso. Anche i pompieri indietreggiano nel rispettare la sua decisione, la ascoltano ma allo stesso tempo si fanno ascoltare. La loro professionalità fa però sì che la ragazza, dopo un primo tentennamento, si fidi e affidi alle loro braccia.
Ed è così, che i quattro pompieri (con l’aiuto dello zio della ragazza, insieme a quello della mamma che cerca di sostenere il ventilatore) sorreggono la sedia con a bordo Giada per quattro piani di scale. Le mani che non lasciano ogni angolo della sedia sudano, ma non possono permettersi di tremare. Rischiano più volte di scivolare tutti insieme ma è in quell’esatto istante che sorreggono ancora più forte la ragazza senza mai lasciare la presa. C’è tensione, fiati in sospeso. Dai balconi si intravedono gli sguardi dei ragazzini a tratti incuriositi e a tratti ancora più impauriti. Il battito cardiaco di Giada aumenta a ogni gradino che passa; la sua voce squillante rimane in silenzio in quei minuti infiniti, silenzio che nella sua quotidianità non conosce neppure.
L’applauso rivolto ai vigili del fuoco da parte di chi ha assistito alla scena segna la fine di una giornata interminabile. Le ruote di Giada toccano finalmente terra e il suo respiro riprende ritmo.
I lieto fine come questi adombrano ogni mancata responsabilità, ogni scusa non ancora arrivata a destinazione, ogni organizzazione non compatibile con le necessità specifiche.
I lieto fine emergono da sé con la loro immensa bellezza, conquistano i primi piani e lasciano indietro ogni sgradevole sbaglio.


GRF

Carmen Nicita

Nata sotto un gelido freddo di febbraio. Pungente, a volte, tanto quanto quell'aria invernale. Testarda. Solitaria. Taciturna. Ama perdersi nei dettagli, anche quelli apparentemente più insignificanti. Quelli che in silenzio, in un piccolo angolo in disparte, sperano ancora di poter esser notati da qualcuno. Ama rifugiarsi nella scrittura, poiché è l'unica in grado di osservare ogni minima cosa. La sola in grado di conoscerla fino in fondo.

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