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Vino: nettare degli degli dei per non essere schiavi del tempo che sfugge


Edil Merici

Di Valentina Mazzaferro

Bacco è un dipinto del genio artistico italiano di Caravaggio ed è conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
Il dio del divino è adagiato su un letto a triclinio nelle vicinanze di un tavolo su cui è presente un recipiente di ceramica bianca in rilievo con delle onde che sembrano riprodurre le venature e i contorni della fitta vegetazione, colmo di frutta di diverso genere: mele di specie diverse, fichi, pere, pesche, uva e melagrana e di foglie appartenenti alle diverse tipologie di frutti che adornano il tavolo e che suggeriscono e tramandano a scenari edenici.
Bacco rivolge il suo sguardo orgoglioso e sicuro verso lo spettatore, innalzando nella mano destra un calice di vetro colmo di vino rosso, appena versato da una bottiglia posta lì vicino.
Caravaggio, con questo dipinto, intende lasciare a bocca aperta lo spettatore, perché il suo intento non è quello di effettuare un’interpretazione artistica rinascimentale della divinità, ma ha un istinto più sottile, originale, a tratti scostante, che mira a impiegare materassi vecchi e ripiegati per simulare un triclinio che accompagna al volto del giovane arrossato e con le unghie sporche e la presa insicura e traballante del calice che provoca delle inevitabili increspature, e varie sfumature del rosso sembrano essere indizi di un eventuale status di leggera ebrezza. In effetti, a una vista più approfondita, appaiono enormi difetti della qualità della frutta: mele ammaccate e bacate, pesca marcia, acini d’uva sporadici. Da questi dettagli alcuni critici dell’arte hanno elaborato diverse dimensioni e orizzonti critici che sembrano confermare come il pittore intendesse tramite tale dipinto rappresentare un ragazzo normale di strada nei panni del dio Bacco. Infatti, le cronache del tempo sembrano confermare tale ipotesi poiché Caravaggio, anima e cuore burlesco intendeva effettuare una parodia della tradizione classica e rinascimentale e, per tale ragione, aveva chiesto a un suo fraterno amico inebriato dal sapore dei vini di posare per lui con della frutta di alcuni giorni prima scartata dai mercati della città. Alcuni storici dell’arte concordano però nell’affermare che il vero significato del dipinto è nascosto nel fiocco nero tenuto nelle mani dal personaggio, che non appartiene all’iconografia tradizionale della divinità, ma che richiama la caudicità della vita umana destinata a consumarsi lentamente come una fiamma ardente e brusente, come la frutta marcia che sembra alludere alla precarietà della vita.
Da qui sono nate diverse opinioni artistiche che vedono nell’uomo rappresentato la figura di Gesù Cristo, a cui si richiama il colore rosso del vino dell’eucarestia e il melograno simbolo della risurrezione della vita.
Infine, un po’ di storia: il dipinto fu commissionato dal cardinale Francesco Maria Bourbon del Monte, committente e protettore di Caravaggio in occasione delle nozze del figlio di Ferdinando I De’Medici che aveva avuto un ruolo fondamentale nel suo personale e singolare percorso ecclesiastico e religioso. Sottofondo musicale per contemplare tale istantanea artistica: La città vecchia di Fabrizio De André.

Foto: it.wikipedia.org


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